Ilva, il “mercato” ferma il Treno Nastri 1

TARANTO – In attesa degli eventi, l’Ilva ha fermato nuovamente il Treno nastri 1. Il motivo, ovviamente, è sempre lo stesso: la crisi del mercato che non consente all’azienda di tenere in produzione due Treni nastri. Continuerà quindi a lavorare solo il Treno nastri 2. Il Treno nastri 1, che già veniva da una lunga fermata (ricordiamo che i lavoratori del reparto sono in cassa integrazione dal lontano 2008), era ripartito poco tempo fa, ovvero all’indomani del dissequestro delle merci autorizzato dal gip. Il famoso milione e 700mila tonnellate sequestrate il 26 novembre dello scorso anno nell’ambito dell’inchiesta penale in corso sull’Ilva, poi liberate dalla legge cosiddetta ‘salva Ilva’ (la 231 del 2012 che recepì il decreto 207 dello scorso 3 dicembre) e dal definitivo pronunciamento della Corte Costituzionale (avvenuto lo scorso 9 aprile con deposito delle motivazioni il 9 maggio) che giudicò costituzionale la legge in questione.

In quel milione e passa di materiale, vi era anche un ingente quantitativo di bramme (il treno nastri è l’impianto dove la bramma prodotta dalla colata continua viene trasformata in nastro avvolto (coils) attraverso un processo di deformazione a caldo chiamato laminazione). La rimessa in marcia del Treno nastri 1 è infatti servita a rilavorare le bramme che, essendo finite sotto sequestro, per molti mesi erano rimaste stoccate a terra. Esaurita l’attività e non essendocene al momento di ulteriori, l’Ilva ha deciso di fermare ancora una volta l’impianto. E la cosa che più preoccupa lavoratori e sindacati è che al momento non è stata avanzata alcuna ipotesi sulla data dell’eventuale ripartenza dell’impianto.

Intanto, mentre da un lato si ferma un impianto importante dell’area a freddo, dall’altro arrivano nuove conferme sul pagamento degli stipendi del mese di maggio. I modelli delle buste paga con valuta 12 giugno sono infatti comparsi sul sito aziendale dal quale ciascun lavoratore può scaricarseli. A renderlo noto sono i sindacati metalmeccanici. “Il sito – precisano – presuppone unadesione volontaria e ciascun lavoratore che vi aderisce, munito di password, può leggere la sua busta paga e ovviamente scaricarsela. In questo modo si salta il passaggio dell’invio a domicilio del cedolino”. E poi ci lamentiamo che non hanno fatto passi avanti nell’uso delle “migliori tecnologie disponibili”.

E’ bene comunque ricordare come all’indomani delle dimissioni del Cda dell’Ilva, lo spettro del mancato pagamento degli stipendi per migliaia di lavoratori venne abilmente agitato ancora una volta dai vertici dell’azienda. L’ennesimo ricatto occupazione, con conseguente ricaduta sull’economia italiana che centrò in pieno l’obiettivo, richiamando all’ordine lo Stato che in pochi giorni “produsse” un nuovo decreto per salvare la produzione del più grande siderurgico d’Europa. Molto abilmente si lasciò credere all’Italia intera che, dopo l’ordinanza di sequestro preventivo per equivalente da 8 miliardi di euro sui beni e sui conti della capogruppo Riva FIRE ordinato dal gip Todisco e le conseguenti dimissioni del Cda, la società non avesse più i mezzi finanziari per far fronte agli stipendi.

Una bufala clamorosa, l’ennesima, comprovata da due fatti incontrovertibili: primo, che la Guardia di Finanza dopo aver setacciato 16 città italiane, conti in banca, cassette “segrete” e sequestrato vari beni intestati alla Riva FIRE ed all’Ilva Spa (per quest’ultima edifici non vitale ai fini dell’attività produttiva), non è arrivata a racimolare nemmeno 1 miliardo degli 8 e oltre “ricercati”; secondo, che è bastata l’approvazione di un nuovo decreto e la nomina di Enrico Bondi (già scelto dal gruppo Riva come ad dell’Ilva) come commissario, perché i soldi per gli stipendi non fossero più in pericolo. Oggi, intanto, al Tribunale del Riesame di Taranto si discute del ricorso presentato dall’Ilva contro il sequestro nei confronti di Riva FIRE.

E sempre oggi si conosceranno i dettagli del piano a sostegno del comparto siderurgico europeo da parte dell’Ue. Sostegni all’occupazione e all’innovazione, misure per incrementare la domanda, condizioni di accesso ai mercati esteri più eque: questi alcuni dei punti principali del piano d’azione che la Commissione Ue varerà oggi su proposta del vicepresidente responsabile per l’industria Antonio Tajani. Strumenti importanti che secondo lo stesso Tajani (che nel 2008 era nel governo Berlusconi e fu colui il quale “convinse” il gruppo Riva ad acquistare il 10% delle azioni dell’Alitalia) “potranno essere utilizzati nell’ambito della ristrutturazione dell’Ilva di Taranto”.

Certo è che la crisi del settore siderurgico è caratterizzata principalmente da un surplus di capacità produttiva superiore ai 13 milioni di tonnellate. Un problema che colpisce direttamente o indirettamente circa 500 siti produttivi sparsi in 23 Paesi Ue dove sono stati persi oltre 40.000 posti di lavoro, con gli occupati scesi a 360.000 unità. Il piano conterrà anche uno snellimento del quadro normativo, interventi per la riduzione del costo dell’energia, maggiore attenzione all’ambiente, raccomandazioni agli stati membri e soprattutto la richiesta di intervento della BEI (la Banca Europea degli Investimenti che ricordiamo nel 2010 concesse un prestito da 400 milioni alla Riva FIRE ed all’Ilva Spa). In questo contesto, il Fondo sociale europeo si potrà utilizzare per la riqualificazione dei lavoratori, mentre altre risorse europee saranno rese disponibili per la tutela della salute degli addetti ai lavori anche nell’ambito della ristrutturazione dell’Ilva: staremo a vedere.

Infine questa mattina, a partire dalle 12.30, le commissioni Ambiente e Ll.Pp. e Attività produttive avvieranno l’esame del decreto legge sulla tutela dell’ambiente, della salute e del lavoro nell’esercizio di imprese di interesse strategico nazionale. Nell’ambito dell’esame del decreto legge sull’Ilva di Taranto, le commissioni hanno in programma una serie di audizioni: domani saranno sentiti i rappresentanti dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Puglia (ARPA) alle 9,30 e dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) alle 10,15. Sempre domani, alle 14.30, il procuratore capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, sarà ascoltato dalla commissione Industria del Senato. Giovedì sarà invece la volta di Confindustria (alle 10), di Federacciai (alle 11) e dell’ex amministratore delegato dell’Ilva, Enrico Bondi (alle 12). Ma non vi faranno male tutte queste audizioni?

Gianmario Leone (TarantoOggi, 11.06.2013)

 

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