Un incontro inutile – La convocazione del ministro Orlando sul caso Taranto

TARANTO – La vicenda dell’Ilva e dell’applicazione dell’AIA da parte dell’azienda, si sta trasformando nell’ennesima farsa, speriamo l’ultima, a cui siamo stati costretti ad assistere nostro malgrado in tutti questi anni. Protagonisti, ancora una volta, le istituzioni (dal governo a quelle locali), i sindacati e parte del movimento ambientalista sempre più spaccato al suo interno (in realtà lo è stato sin dalla sua nascita), riottoso, rissoso, astioso ed incapace di avere una visione d’insieme sul futuro di questa città (che non siano le bonifiche, ndr). L’ultimo motivo del contendere è l’incontro programmato per la giornata di oggi nella sede del ministero dell’Ambiente a Roma, in via Cristoforo Colombo.

Il neo ministro Andrea Orlando, dopo aver incontrato in via ufficiale le istituzioni locali (Regione, Provincia e Comune, ndr) ed in gran segreto la dirigenza dell’Ilva lo scorso 10 maggio per fare il punto della situazione, vedrà oggi i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl di Taranto e delle rispettive federazioni metalmeccaniche, di Confindustria Puglia e Taranto, ed in ultimo associazioni e comitati ambientalisti che hanno accettato l’invito (vedi Legambiente, a differenza di ‘Taranto Lider’ e ‘Donne per Taranto’, ndr). E’ indubbio che il neo ministro Orlando, nell’affrontare la vicenda dell’Ilva, abbia iniziato col piede sbagliato. Dopo aver programmato le prime uscite nei luoghi delle emergenze ambientali italiane tra cui non figurava Taranto (ma Caserta, l’isola del Giglio, Piombino e Trieste, ndr), nella giornata di sabato ha pensato bene di scendere in Puglia per appoggiare i candidati sindaco del Pd nei comuni di Barletta, Bisceglie e Margherita di Savoia. Ennesima dimostrazione di come sia il Pd che il ministero dell’Ambiente, continuino a gestire la vicenda Ilva con tutta la “parsimonia” istituzionale possibile.

Perché non solo è inconcepibile che Taranto non figuri nei luoghi considerati ad alta “emergenza ambientale” nell’agenda del neo ministro (eppure Piombino e Trieste sono realtà in cui insistono impianti siderurgici, ndr), ma è ancora più inaccettabile che Orlando ritenga più “utile” convocare a Roma istituzioni, sindacati, associazioni e comitati di Taranto per farsi un’idea dell’intera vicenda Ilva, invece che venire a “guardare” con i suoi occhi una realtà che molto probabilmente conosce soltanto in fotografia. Trovando così molto più “utile” salvaguardare gli interessi politici del suo partito, il Pd, arrivando a poco più di 100km da Taranto per appoggiare candidati a sindaco in territori in cui di emergenze ambientali non ce ne sono.

Non solo. Perché non è dato sapere il motivo per cui il ministro e il ministero dell’Ambiente, abbiano deciso di nascondere l’incontro avvenuto lo scorso 10 maggio con i vertici Ilva (come denunciato su queste colonne lo scorso 14 maggio, ndr). Incontro nel quale, peraltro, l’azienda ha ufficialmente richiesto di riconsiderare la tempistica di alcuni interventi previsti dalla prescrizioni presenti nell’AIA rilasciata all’Ilva lo scorso 26 ottobre. Motivo della richiesta, ottimizzare e minimizzare l’impatto degli interventi sia sugli impianti che sul processo produttivo. E proprio l’applicazione dell’Autorizzazione integrata ambientale sarà il tema del confronto odierno tra il ministro, i sindacati e Confindustria. Come abbiamo da tempo denunciato su queste colonne, l’Ilva ha “sforato” le tempistiche previste nell’ottemperanza di diverse prescrizioni. “Ritardi” segnalati sia da ARPA Puglia (nel rapporto che la Procura presentò durante l’udienza del Riesame dello scorso 12 marzo) che dall’ISPRA (relazione del 12 marzo dei tecnici dopo l’ispezione avvenuta il 5-6-7 dello stesso mese). Ritardi che abbiano definito tempo addietro, non a caso, “legalizzati”. Infatti, nel merito del rispetto della tempistica delle varie prescrizioni, la normativa in materia di AIA richiamata dalla legge 231/2012, prevede che l’impresa possa richiedere “modifiche non sostanziali alla tempistica degli interventi prescritti sulla base di motivazioni tecniche ed economiche”. Proprio ciò che ha fatto l’Ilva.

Dunque, è lo stesso ministero dell’Ambiente ad aver autorizzato l’azienda a richiedere una dilazione “non sostanziale” dei tempi di assorbimento delle disposizioni previste nell’AIA. Il ministero, dopo le prime polemiche sul mancato rispetto da parte di Ilva di alcune prescrizioni, chiarì ulteriormente lo stato delle cose sostenendo come “la richiesta di Ilva non modifica i tempi per la conclusione degli interventi (36 mesi) ma ne prevede la rimodulazione. Pertanto sulla base di quanto previsto dall’AIA rilasciata il 26 ottobre 2012 e delle successive integrazioni, al momento non risultano inadempienze da parte dell’azienda”. Logico: se ad ogni prevista scadenza si concede una proroga, l’Ilva sarà sempre in “regola” con la tempistica prevista. Almeno sino al 31 dicembre 2015 (dal 1 gennaio 2016 entreranno infatti in vigore i nuovi limiti emissivi industriali previsti dalla direttiva europea 2010/75/Ue, ndr). Stante così le cose, di che parleranno oggi i nostri “eroi”, visto che sia il ministero, sia sindacati e Confindustria sono da sempre d’accordo nel sostenere il paradosso secondo cui l’Ilva debba continuare a produrre e nello stesso tempo applicare le prescrizioni dell’AIA?

Molto probabilmente, dunque, sul tavolo ci sarà un argomento ben più scottante, che tutti i protagonisti dell’incontro conoscono sin troppo bene: e cioè il fatto che l’Ilva debba ancora provvedere a predisporre il piano di investimenti (la cui cifra oscilla tra i 2,4 e i 4 miliardi di euro) come copertura finanziaria per gli interventi previsti dall’AIA, che si è “impegnata”, da mesi, ad approvare. Un qualcosa che denunciamo da tempo immemore. Ma che senso avrà discutere di ciò visto che l’azienda non sarà presente all’incontro?

A chi si chiederà conto della mancata approvazione del piano? Inoltre, proprio venerdì scorso abbiamo dato notizia di come il governo stia considerando l’opportunità di rivedere ulteriormente la tempistica di alcuni interventi previsti dall’AIA, perché come affermato dal sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, si tratta di operazioni “di grande rilievo nella riorganizzazione della produzione e di tale consistenza tecnologica che dobbiamo fissare i tempi giusti per ottenere questi risultati”: quindi, di cosa stiamo parlando? Così come sarà del tutto inutile tirare fuori la storia della mancata approvazione del bilancio 2012 o della mancanza del piano industriale a cui l’azienda pare stia “lavorando” da dicembre. Perché l’Ilva è protetta da un legge e da un’AIA voluta proprio da coloro che domani si ritroveranno intorno ad un tavolo, in un incontro, l’ennesimo appunto, del tutto inutile.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 20.05.2013)

 

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