I sindacati hanno affermato come non vi sia alcuna disponibilità a trattare su un’eventuale nuova cig al buio. Unica apertura su un’eventuale cassa straordinaria dovuta alla ristrutturazione del sito di Taranto ed alla sua messa a norma. In ogni caso, la cifra sulle unità lavorative da collocare in cig, dovrà essere inferiore a quella sin qui prospettata. Si chiederà inoltre la ripartenza degli impianti dell’area a freddo (laminatoi, tubifici, produzione lamiere) fermi da due mesi. In questo modo, spiegano i sindacati, “ci sarebbe una ripresa del lavoro, parte degli addetti lascerebbero la cassa integrazione per tornare in produzione, e soprattutto non si perderebbero più altre commesse di lavoro”.
Ma è molto difficile, se non impossibile, che l’Ilva decide di ripartire senza prima aver ottenuto in cambio il materiale sequestrato e con esso i suoi proventi. Ecco perché, anche qualora la Procura decida di assegnare ad uno dei custodi giudiziari il compito di vendere parte del materiale sequestrato, soltanto i prodotti deteriorabili, depositando l’incasso su un conto congelato, per l’Ilva la situazione non cambierebbe. Coils e lamiere andrebbero ai legittimi acquirenti o, qualora questi ultimi le rifiutassero, a nuovi compratori. Ma prima di dare l’ok a questa operazione, la Procura attende due riscontri tecnici: l’effettiva deteriorabilità delle merci e il suo reale valore commerciale. La decisione finale spetterà al gip Todisco, dal quale si attende anche l’ultima parola sull’istanza di dissequestro vincolato presentata martedì scorso dall’azienda.
Gianmario Leone (TarantoOggi, 28.01.2013)
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