Ilva, si chiude un anno storico

TARANTO – E’ difficile, se non impossibile, racchiudere in un commento tutto quello che è accaduto nel 2012 a Taranto in merito alla questione ambientale. E sarebbe sin troppo semplicistico racchiudere il tutto sottolineando ancora una volta il devastante impatto che ha avuto l’iniziativa della magistratura tarantina nella vicenda dell’Ilva. Per chi segue e denuncia da anni, come questo giornale, le malefatte del gruppo Riva, le connivenze e le negligenze dell’intera classe politica locale, dei sindacati e di un’intera classe dirigente, sarebbe fin troppo facile parlare della classica “scoperta dell’acqua calda”. Del resto, parlare di bilanci quando la partita è ancora tutta da giocare e nulla è stato davvero deciso, sarebbe alquanto limitato.

La stessa legge ‘salva-Ilva’ approvata dal Parlamento lo scorso 21 dicembre, altro non è che un modo come un altro di posticipare nel tempo quanto tutti sanno ed hanno sempre saputo: ovvero che il siderurgico tarantino presto o tardi, a seconda dei capricci o sarebbe meglio parlare degli interessi della famiglia Riva, è destinato all’inevitabile chiusura. Certo è che l’iniziativa della Procura tarantina, coadiuvata dalla Guardia di Finanza nell’inchiesta parallela “Ambiente Svenduto”, è servita quanto meno a squarciare il velo su una realtà che in tanti, ancora adesso, fanno finta di non riconoscere. Questa è una città fortemente compromessa in ogni settore da decenni di complicità che hanno legato e legano tutt’ora un’infinità di personaggi e protagonisti che prima o poi, si spera, dovranno essere chiamati a rendere conto di quanto hanno fatto a danno di un’intera comunità.

E’ inutile girarci intorno: politici, sindacalisti, imprenditori, medici, avvocati, giornalisti, e quant’altri, sono tutti coinvolti. Perché sino allo scorso 26 luglio hanno remato tutti a favore dell’Ilva e del gruppo Riva. Da quel giorno tentano, invano e attraverso atteggiamenti e comportamenti alquanto penosi, di tirarsi fuori dalle sabbie mobili in cui si sentono lentamente e inesorabilmente affondare. Hanno indossato nuove maschere e nuovi costumi di carnevale, provando a mimetizzarsi per non essere riconosciuti e coinvolti. E sono aiutati in questo da una città che ancora non ha capito che per voltare pagina deve avere il coraggio di recitare un decisivo ‘mea culpa’, per poi chiedere a tutti questi personaggi di farti da parte una volta e per tutte.

Spesso si parla di cambiamento culturale per questa città: ma esso non può prescindere da un atteggiamento moralmente ed eticamente inappuntabile. Pervaso da lealtà, sincerità, amore per il territorio e coerenza in cui tantissimi ancora difettano: anche nell’area ambientalista e nella così detta società civile, si celano troppi personaggi che hanno più di qualche scheletro nell’armadio. Sarebbe un dramma se, nella confusione generale del momento, non si riuscisse a mettere ordine, a chiamare le cose con il loro nome. Quanti oggi recitano il copione di un ambientalismo improvvisato e per questo del tutto fuori luogo, quanti si elevano a paladini della giustizia, del rispetto dei diritti inalienabili come quelli alla vita, alla salute, al rispetto dell’ambiente, sino al 26 luglio sono rimasti colpevolmente silenti.

Ed oggi è troppo facile pretendere di essere in prima linea nella battaglia per cambiare questa città: dovrebbero avere l’umiltà di tacere e, se mai, di far parte del cambiamento ma partendo dall’ultima fila. Di fronte alle migliaia di malati e di morti, non si può pensare di essere deboli o commiserevoli, o pretendere una specie di indulto o di amnistia. Perché presto dovremo fare i conti con il disimpegno della famiglia Riva, il cui impatto sociale sarà devastante, perché tutto ricadrà ancora una volta sui lavoratori e sui cittadini di questa città: prima ce ne rendiamo conto, meglio é. Ci vorrebbe un giornale intero, e forse nemmeno basterebbe, per ricordare quanto accaduto in questo 2012 e in tutti gli anni precedenti.

Non siamo amanti delle auto celebrazioni. Per questo, scegliamo di salutare questo 2012, in attesa del 2013, dedicando ad ogni singolo cittadino/a di questa meravigliosa città un pensiero, che ricalca l’atteggiamento che ognuno di noi dovrebbe assumere ogni giorni e di qui all’eternità, se davvero ama e vuole cambiare in meglio questa città. Noi, per conto nostro e finché potremo, continueremo a fare il nostro dovere. Come avviene da anni e anni. E non dal 26 luglio 2012. Buon fine anno. E che il nuovo ci veda protagonisti. Tutti. Nessuno escluso. Fino all’ultimo respiro.

“Non ti arrendere mai,

neanche quando la fatica si fa sentire,

neanche quando il tuo piede inciampa,

neanche quando i tuoi occhi bruciano,

neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati,

neanche quando la delusione ti avvilisce,

neanche quando l’errore ti scoraggia,

neanche quando il tradimento ti ferisce,

neanche quando il successo ti abbandona,

neanche quando l’ingratitudine ti sgomenta,

neanche quando l’incomprensione ti circonda,

neanche quando la noia ti atterra,

neanche quando tutto ha l’aria del niente,

neanche quando il peso del peccato ti schiaccia:

stringi i pugni, sorridi e ricomincia”.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 29-12-2012)

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