Qualità dell’aria, i dati di Arpa Puglia su Taranto

E’ stata pubblicata ieri sul sito ufficiale www.arpa.puglia.it, la relazione annuale sulla qualità dell’aria in Puglia che illustra i dati di inquinamento atmosferico registrati nel 2011 dalle reti di monitoraggio gestite da ARPA Puglia. Nella relazione sono prese in considerazione le stazioni di monitoraggio più rappresentative dell’esposizione media della popolazione agli inquinanti, tra quelle la cui collocazione è confacente ai criteri di normativa.

Sintesi dei risultati

I dati di qualità dell’aria del 2011 evidenziano un leggero peggioramento rispetto all’anno precedente, soprattutto “grazie” ai dati che provengono dalle centraline di Taranto. Il limite di legge sulla media giornaliera per il PM10 è stato superato infatti in via Machiavelli e in via Archimede, stazioni di monitoraggio a ridosso dell’area industriale e “pertanto esposte alle ricadute delle emissioni inquinanti qui generate”; stesso discorso per quanto riguarda il monitoraggio di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e metalli pesanti: il dato più critico è quello del benzo(a)pirene, marker degli IPA, per il quale nella stazione di Taranto – via Machiavelli è stato superato il valore obiettivo fissato dalla normativa, come già accaduto nel 2010. “Tale superamento – si legge nella relazione dell’ARPA – conferma l’esistenza di una situazione di criticità legato alle emissioni dell’area industriale tarantina”. La normativa di riferimento è come sempre il Decreto Legislativo 155/2010 (recepimento della direttiva comunitaria 2008/50/CE) entrato in vigore il 13 agosto 2010.

PM10

L’ARPA Puglia nella sua relazione ricorda come il famoso PM 10 altro non è che l’insieme di particelle con diametro aerodinamico inferiore a 10 μm (10-6 m). Queste particelle, originate da sorgenti sia antropiche che naturali, hanno la caratteristica di rimanere “aerodisperse”: il loro tempo di sedimentazione è infatti sufficientemente lungo da permettere di considerarle come componenti “durevoli” dell’atmosfera stessa. Per via delle ridotte dimensioni, il PM10 può penetrare nell’apparato respiratorio, generando così impatti sanitari la cui gravità dipende, oltre che dalla quantità, dalla tipologia delle particelle. Per il PM10, il D. Lgs 155/2010 fissa due valori limite: la media annua di 40 μg/m3 e la media giornaliera di 50 μg/m3 da non superare più di 35 volte nel corso dell’anno solare. Nel complesso, i dati di PM10 del 2011 mostrano un leggero peggioramento rispetto al 2010. Ricordando come non sia stato ancora conseguito il rispetto del limite di 35 superamenti giornalieri del valore di 50 μg/m3, presso Via Machiavelli, anche dopo aver sottratto i superamenti dovuti alle avvezioni sahariane. Anche nel 2012, almeno per quanto concerne la stessa centralina, il limite di 35 giorni era stato già superato a fine agosto.

Idrocarburi policiclici aromatici

Nella relazione non possono di certo mancare i famosi IPA (idrocarburi policiclici aromatici), classe di composti generati dalla combustione incompleta di sostanze organiche durante processi industriali e civili, e sono compresi tra i microinquinanti organici più diffusi nell’ambiente. Le principali sorgenti degli IPA sono i processi industriali, il traffico autoveicolare e navale, i sistemi di riscaldamento domestico. Il marker di questa categoria di inquinanti è il benzo(a)pirene, classificato come cancerogeno per l’uomo (classe 1) dall’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC). Il famoso Decreto Lgs 155/2010 fissa per il benzo(a)pirene un valore obiettivo annuo di 1,0 ng/m3. Nel 2011 ARPA ha misurato le concentrazioni di benzo(a)pirene in tre siti nel Comune di Taranto: il valore obiettivo è stato superato nella stazione di Via Machiavelli a Taranto, dove la media annua è stata pari a 1,13 ng/m3: “Questo dato mostra l’esistenza di una criticità locale, legata alle attività industriali presenti nel capoluogo tarantino”.

Il monitoraggio diagnostico del bap a taranto nel 2011

Il 4 giugno del 2010, l’ARPA pubblicò una prima analisi dei dati disponibili di una relazione tecnica preliminare che concludeva come il contributo emissivo all’origine del superamento del valore obiettivo di 1,0 ng/m3 per il benzo(a)pirene nel sito di monitoraggio di via Machiavelli era correlato, in modo preponderante, ai processi produttivi condotti nell’area a caldo dello stabilimento siderurgico e in modo maggioritario all’impianto di distillazione del carbon fossile per la produzione di coke metallurgico (cokeria). Allo scopo di fornire ulteriori elementi sull’attribuzione degli IPA, ARPA Puglia ha progettato una approfondita attività di monitoraggio del benzo(a)pirene in più postazioni dislocate nell’area di Taranto. Come abbiamo più volte denunciato da queste colonne, l’intesa veniva raggiunta con la Raffineria di Taranto ENI Refining and Marketing e con la Cementir Italia s.r.l; ILVA S.p.A. al contrario, respingeva la possibilità di partecipare a tale attività. Per quanto concerne il “Monitoraggio degli IPA totali”, nel corso della campagna è stato effettuato il monitoraggio in sei siti di campionamento (Cimitero, Machiavelli, Alto Adige, Paolo VI, ENI, Cementir).

Dalle tabelle si evidenzia come le concentrazioni rilevate nel sito Cimitero siano maggiori rispetto a quelle osservate nel sito Machiavelli e, in misura anche maggiore, rispetto agli altri siti di monitoraggio, “come possibile conseguenza della maggiore vicinanza alla sorgente emissiva”. Nel mese di maggio 2011 per i siti Machiavelli e Cimitero, si nota una netta direzionalità di provenienza degli IPA dal settore di vento Nord-Ovest (corrispondente allo stabilimento siderurgico). Nel corso dell’indagine, sono stati raccolti circa 2300 filtri per le successive analisi di laboratorio del benzo(a)pirene sul PM10. Le concentrazioni più alte sono state registrate nei siti di Cimitero e Machiavelli. Il monitoraggio in continuo degli IPA in sei siti di campionamento ha mostrato concentrazioni maggiori nei due siti Cimitero e Machiavelli, più vicini allo stabilimento siderurgico; le rose dell’inquinamento hanno mostrato una netta direzionalità di provenienza degli IPA dal settore di vento Nord-Ovest (corrispondente allo stabilimento siderurgico).

Le rilevazioni di benzo(a)pirene effettuate negli ambienti della cokeria dello stabilimento siderurgico, permettono invece di configurare la cokeria come rilevante sorgente di emissioni diffuse di IPA e benzo(a)pirene. Le concentrazioni misurate, evidenziano valori di BaP da uno a tre ordini di grandezza superiori rispetto ai livelli riscontrati negli ambienti di vita. Il monitoraggio giornaliero del benzo(a)pirene nelle sette postazioni indagate ha messo in evidenza, in concomitanza ad “eventi” corrispondenti ai picchi alti di BaP, direzioni di provenienza del vento dall’area dello stabilimento siderurgico. In definitiva, l’indagine svolta permette di affermare che il contributo emissivo alla concentrazione di BaP rilevata nell’aria Quartiere Tamburi di Taranto, derivante dallo stabilimento siderurgico, con presumibile riferimento all’impianto cokeria, “appare preponderante e valutabile intorno al 90%”.

I monitoraggi vento-selettivi a Taranto

ARPA Puglia ha inoltre effettuato nell’area tarantina, nel mese di maggio del 2011, diverse campagne di monitoraggio in aria ambiente di polveri, microinquinanti inorganici (metalli) e microinquinanti organici (PCDD, PCDF), IPA e PCB) mediante l’utilizzo di tre campionatori vento selettivi “Wind Select”, in grado di catturare su diversi supporti di campionamento (PUF+filtro) i microinquinanti provenienti da due differenti settori di vento e in condizioni di calma di vento. In tale sito i rapporti sottovento/sopravento individuano “chiaramente nell’area industriale dello stabilimento ILVA un’evidente sorgente emissiva di IPA e BaP”. Nel sito cimitero si osserva, pure, una netta direzionalità per gli IPA ed il BaP. Inoltre, si è potuto appurare come “le maggiori concentrazioni di polveri fini (<2.5 μm) provengano dal settore sopravento allo stabilimento ILVA, in cui si trovano i siti di stoccaggio delle materie prime della cementeria. Dal settore sottovento proviene però una maggior quantità di Fe e Mn, che sono ancora maggiori nella frazione di “calma”, mostrando una contaminazione diffusa di tali componenti metalliche”.

Indagine sugli IPA in cokeria

Nel periodo 20-24 giugno 2011 ARPA Puglia, in collaborazione con il Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (SPESAL) della ASL di Taranto, ha svolto una campagna di monitoraggio nella cokeria dell’impianto siderurgico ILVA di Taranto, con l’obiettivo di determinare le concentrazioni di IPA aerodispersi ed, in particolare, di benzo(a)pirene, nei cinque gruppi termici delle batterie di forni 3-4, 5-6, 7-8, 9-10 e 11-12 della cokeria ILVA. I campionamenti sono stati svolti durante l’intero primo turno di lavoro (prima o poi si spera si decideranno a svolgerli anche nel turno notturno), mirati alla determinazione dei livelli di esposizione “personali” ad IPA dei lavoratori della ditta ILVA e della ditta di appalto Steel Service, che opera all’interno della cokeria.

I risultati della campagna, hanno evidenziato concentrazioni di benzo(a)pirene superiori da uno (per i prelievi ambientali) a tre ordini di grandezza (per i prelievi personali) rispetto ai valori di benzo(a)pirene riscontrati, nel corso della presente campagna, negli ambienti di vita, individuando nell’impianto cokeria una rilevante sorgente emissiva di IPA. Parallelamente ai campionamenti sopra descritti, nei giorni 22, 23 e 24 giugno sono state effettuate misure di IPA totali in varie postazioni dell’impianto cokeria: analogamente a quanto riscontrato nell’altra campagna, le misure di IPA totali hanno mostrato valori più alti nelle postazioni collocate sul piano di carica e più contenuti sulle passerelle ai lati dei forni, con picchi connessi alla vicinanza a parti di impianti e alla contiguità con fasi produttive.

Questi sono i dati, tutto il resto non conta. Precisazione per il ministro Clini, il Gruppo Riva e i sindacati: questi numeri nella realtà della vita di tutti i giorni di ogni singolo lavoratorE e cittadino, si tramutano in episodi di “malattia e morte”. E non appartengono certamente al passato. Se qualcuno ci vuole spiegare il perché Taranto debba continuare a convivere con tutto ciò invece di progettare e realizzare un futuro senza la grande industria, saremo “lieti” di ascoltarlo. Fino a prova contraria, avrete sempre torto. Senza ombra di dubbio alcuno.

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 3 ottobre 2012)

 

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