Ilva, in attesa dell’oracolo Riva – Decreto, altro rinvio

TARANTO – Si sono incontrati ancora una volta per tentare di capirci qualcosa. Per provare ad individuare la strada migliore per salvare la “loro” fabbrica. Con la consapevolezza che la magistratura non indietreggerà di un millimetro, grazie anche e soprattutto al grande lavoro dei custodi giudiziali. Dunque, meglio evitare di continuare a recitare la parte di chi non ha capito cosa sta realmente accadendo. Provando, nel limite del possibile, a fare una breccia nella diplomazia esagerata del presidente Bruno Ferrante, che non ha intenzione alcuna di alzare i toni o di forzare la mano su una questione così delicata. Diciamocelo: a Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil stanno letteralmente tremando i polsi. Perché hanno realizzato fuori tempo massimo che il loro non “lavorare” per anni e anni, li ha tagliati completamente fuori da qualsiasi discorso decisionale. Ed ora provano disperatamente a recuperare il tempo perduto su un terreno però impraticabile: le chiavi delle aree sequestrate sono in mano ai custodi giudiziari, sono finiti i tempi in cui si aprivano i cancelli della fabbrica per bloccare un’intera città sobillando gli operai con false notizie.

Oggi non possono nemmeno dire cosa si deve o non si deve fare sugli impianti: tocca sempre ai custodi deciderlo. Eppure, in tutti questi anni, invece di applaudire come tanti burattini insieme alle istituzioni alle “iniziative” dell’ Ilva, avrebbero potuto mettere al servizio di un’intera comunità le loro conoscenze. Avrebbero potuto intervenire e denunciare per tempo: avrebbero dovuto difendere i loro e i nostri operai. I loro diritti, a cominciare da quello alla salute: ma hanno scelto un’altra strada che oggi li ha portati ad un isolamento senza ritorno. Ciò nonostante ieri mattina, negli uffici del siderurgico, i segretari generali dei metalmeccanici di Taranto, Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, hanno incontrato il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, al quale hanno chiesto “chiarezza” sulle reali intenzioni dell’azienda.

L’ex prefetto di Milano, dal 10 luglio al timone dell’Ilva, ha rassicurato tutti dichiarando che entro la prossima settimana l’azienda presenterà un crono programma con tutti gli interventi idonei alimitare le emissioni negli impianti posti sotto sequestro, a partire proprio dall’area dei Parchi minerali. Ma la chiarezza, come spesso accade quando di mezzo ci sono Ilva e sindacati, non è mai troppa. Anzi, è pressoché nulla. Perché se è vero che da un lato Fim, Fiom e Uilm chiedono all’azienda di inserire nel crono programma le prescrizioni indicate dal GIP e ordinate dai custodi giudiziali, prescindendo da quelle che saranno inserite nella nuova autorizzazione integrata ambientale da parte della commissione ministeriale IPPC-AIA, dall’altro accettano di buon grado le iniziative “pensate” dall’Ilva sull’area parchi, che guarda caso differiscono da quelle dei periti chimici e dei custodi.

Ferrante ha infatti “illuminato” i segretari generali con un’iniziativa all’avanguardia: quella di adottare un sistema computerizzato, utilizzato da anni negli altri siderurgici d’Europa, che consenta una maggiore umidificazione dell’area Parchi attraverso il posizionamento di una serie di cannoniubicati tra i cumuli, oltre al miglioramento del sistema della filmatura. Dunque, dopo il no ottenuto in settimana dai custodi in merito al barrieramento ed alla bagnatura 24 ore su 24, l’azienda proverà a convincere la Procura con questa ennesima iniziativa. Soltanto in un secondo momento invece, dovrebbe essere presentatodall’azienda uno studio di fattibilità sulla copertura dei parchi: ovvero quello che custodi e Procura chiedono sin da subito. Intanto, sempre sulla questione parchi, i sindacati (a differenza di gran parte degli ambientalisti locali che non si leggono le carte ma pensano di essere onniscienti e protestano non intuendo che così facendo non fanno altro che danneggiare il lavoro della Procura) sono finalmente riusciti a capire il senso del provvedimento della scorsa settimana in merito al blocco dei rifornimenti delle materie prime: il blocco è finalizzato a ridurre le colline di polveri minerali stoccate nell’area posta sotto sequestro.

Quando l’altezza sarà diminuita (diminuzione del 20% già in atto e la riduzione dell’altezza mediamente del 10% per ogni cumulo), potranno arrivare al porto nuovi approvvigionamenti di materie prime per il funzionamento degli impianti, ma sempre sotto stretto controllo dei custodi. Perché l’obiettivo resta sempre lo stesso: eliminare del tutto le emissioni diffuse e fuggitive da tutti gli impianti; dopo di che, attuare tutti quegli interventi atti al risanamento degli stessi e, previa attenta verifica, permettere all’azienda di tornare a produrre. Anche perché l’Ilva non ha alcuna facoltà d’uso per quanto attiene la produzione: che anche se prosegue su livelli minimi, a breve dovrà fermarsi del tutto, visto che siamo in piena fase di attuazione del sequestro, ordinato dal GIP e confermato dal Riesame.

Ciò detto, nell’incontro di ieri i sindacati hanno avutoulteriori rassicurazioni anche per quanto concerne i livelli occupazionali, che a detta di Ferrante non subiranno esuberi né il ricorso ad ammortizzatori sociali: a fronte di un’eventuale blocco di alcune aree infatti, i lavoratori impiegati nelle stesse saranno ricollocati all’interno del siderurgico: né più né meno dunque di quanto ordinato dal GIP nell’ordinanza di sequestro preventivo dello scorso 25 luglio. La speranza è che adesso, finalmente, i sindacati si mettano l’anima in pace. E, soprattutto, che lascino lavorare tranquillamente i custodi giudiziali, che ieri hanno voluto incontrare a tutti i costi. Ma che come previsto non hanno potuto rispondere alle loro domande. Infatti, di fronte alle insistenze dei segretari generali, gli stessi hanno eloquentemente risposto: “Noi siamo custodi tecnici e non possiamo, per la particolarità del nostro ruolo, darvi le informazioni che ci chiedete, né avere un confronto periodico con voi. Se avete questa necessità, prendete contatto con la Procura della Repubblica di Taranto che è disponibile ad incontrarvi”. E chissà se i sindacati hanno ascoltato le parole del procuratore capo Sebastio, che dopo aver incontrato i custodi nel pomeriggio, ha affermato che “fino ad ora l’Ilva non ha presentato proposte valide per il risanamento degli impianti e il contenimento delle emissioni, supportato anche da un piano di investimenti. Abbiamo detto fino dal primo momento che la nostra porta è aperta, ma si devono trovare le soluzioni”.

Dunque, c’è poco da stare allegri. Ma la vera notizia è un’altra. Al termine dell’incontro con i sindacati, il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, è salito su un aereo con destinazione Milano: motivo del viaggio quello di incontrare, dopo l’autorizzazione della Procura, il patron del Gruppo, Emilio Riva, a tutt’oggi costretto agli arresti domiciliari. Ferrante chiederà al buon Emilio lumi sulla reale volontà di attuare gli investimenti richiesti dalla Procura attraverso i custodi. Ma soprattutto proverà a chiedere a Riva quale destino attende l’Ilva e conseguentemente la produzione italiana dell’acciaio, che è il vero interesse di istituzioni e sindacati. Tutti ad attendere che l’oracolo Riva parli. Come se non sapessimo già per filo e per segno cosa dirà. E noi ancora qui a discutere su inquinamento, investimenti, sequestro, navi che vanno e vengono, fumi, dati, esami, incontri, convegni, conferenze, dibattiti, manifestazioni, assemblee e quant’altro. Senza avere il coraggio di scegliere da soli l’unica vera strada da intraprendere: immaginare e proporre una città diversa, senza più la grande industria sul territorio, valorizzando le risorse che la nostra terra è ancora in grado di offrirci. Invece attendiamo che parli Riva, che la commissione IPPC-AIA scriva una nuova autorizzazione, che i custodi procedano con il sequestro e via dicendo. Tutto tempo che stiamo sprecando, ancora una volta.

Gianmario Leone (TarantoOggi del 13 settembre 2012)

DECRETO, ANCORA UN RINVIO – Per tutta la giornata di ieri sono proseguiti a rilento i lavori della Camera sul decreto legge per il risanamento ambientale di Taranto. Così come accaduto nella seduta di ieri infatti, l’ostruzionismo della Lega ha permesso il voto di 19 emendamenti su 48, tutti respinti. L’esame riprenderà questa mattina. Addirittura, a causa degli gli insulti urlati nell’aula della Camera tra i deputati della Lega e quelli dell’Udc, la seduta è stata sospesa dopo che la mattinata di lavori aveva portato alla votazione diappena sei emendamenti, con i deputati della Lega che si sono iscritti a parlare in massa su ogni proposta di modifica. Le votazioni sono riprese alle 16 dopo il question time: ma non c’è stato niente da fare. Probabile, a questo punto, che il Governo chieda direttamente la fiducia: staremo a vedere.

Preferiamo invece sorvolare sugli insulti tra i deputati, perché a differenza loro abbiamo ancora a cuore la nostra dignità. Intanto, in attesa del vertice di venerdì a Taranto con l’arrivo del ministro Clini, prosegue anche se a rilento il lavoro della commissione IPPC-AIA: ai cui componenti, ad incominciare dal ministero dell’Ambiente, è giunta un interessante lettera a firma dei custodi giudiziali Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento (pubblicata sul sito internet del “Sole24Ore”). Incipit della missiva, la seguente frase: “Le proposte formulate dalla società in sede di riesame AIA non sono state preventivamente rese note ai custodi ed in ogni caso non sono dagli stessi condivide nel merito tecnico”

I custodi fanno riferimento a tutto quello che è stato “concordato” sino ad oggi: il documento relativo alla possibile applicazione delle Bat conclusion, la nota Ilva per il tavolo tecnico della Regione, le proposte all’Agenzia regionale per la protezione ambientale per la definizione degli interventi di monitoraggio e controllo, il crono programma per le aree ghisa, altiforni, cokerie e agglomerato presentato alla commissione che si occupa dell’Aia e l’integrazione al crono programma per le aree parchi e acciaierie. “Il mandato tecnico attribuito ai custodi dal Tribunale del Riesame – si legge sempre nella lettera Valenzano, Laterza e Lofrumento – è quello di garantire la sicurezza degli impianti e l’utilizzo degli stessi in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti”.

Come a dire che tutto quanto sino ad ora proposto non solo non è accettabile, ma ha di fatto scavalcato il ruolo stesso dei custodi: di qui la richiesta di “armonizzare le diverse procedure in essere”. I custodi hanno poi ricordato di aver designato un tecnico del servizio ecologia dell’Ilva a partecipare alle riunioni dell’AIA, qualora invitato, il quale ha comunquel’obbligo di “acquisire pareri tecnici dai responsabili delle singole aree e di concordare con i custodi ed amministratori tecnici nominati dall’autorità giudiziaria, come peraltro confermato dal provvedimento emesso dalla Procura di Taranto il 5 settembre, qualsiasi decisione da intraprendere”.

Insomma, inutile tentare sotterfugi o scrivere una nuova autorizzazione senza tener conto dei custodi e della Procura. D’altronde, il procuratore capo Franco Sebastio, l’aggiunto Pietro Argentino, i sostituti Mariano Buccoliero e Giovanna Cannarile, nella richiesta di sequestro preventivo dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva, accolta dal gip Patrizia e confermata dal tribunale del riesame, furono non chiari, chiarissimi: “Solo un intervento drastico sul ciclo produttivo può avere serie e concrete possibilità di successo e certezza di attenuazione delle conseguenze dannose e pericolose”.

G. Leone


 

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