Ilva, stop alle emissioni inquinanti o si chiude

TARANTO – Si sono riuniti negli uffici al terzo piano del Tribunale di Taranto per fare il punto della situazione e ribadire ancora una volta che l’unica strada possibile da seguire per far sì che l’Ilva resti a Taranto, è una soltanto: eliminare le emissioni inquinanti all’interno dello stabilimento. Da questo obiettivo, peraltro ribadito dalle motivazioni del Riesame, che come ribadisce il procuratore Sebastio “non ha concesso il sequestro con facoltà d’uso”, non si sfugge. L’alternativa, infatti, sarà la chiusura dello stabilimento.

Il procuratore capo Franco Sebastio, l’aggiunto Argentino, i sostituti Buccoliero e Cannarile che si occupano dell’inchiesta sull’Ilva, i quattro custodi giudiziari nominati dal GIP Todisco e i carabinieri del NOE di Lecce, hanno svolto un vertice, i cui dettagli sono rimasti top secret, utile a stilare un crono programma dei prossimi interventi che i quattro custodi attueranno“ non appena avranno tutte le cognizioni per farlo”.

Il compito dei quattro sarà stabilire e mettere in pratica le modalità tecniche per perseguire un primo immediato risultato: interrompere le emissioni all’esterno del siderurgico, le più dannose per l’ambiente e la salute dei cittadini. Ma illavoro dei custodi giudiziari, fanno sapere dalla Procura, non inizia certo da oggi, visto che “la fase esecutiva é iniziata 24/48 ore dopo il provvedimento del gip”. Durante il vertice si è inoltre discusso del punto cardine attorno al quale ruota l’intera vicenda Ilva: stabilire se per apportare tutte le modifiche necessarie per abbattere le emissioni diffuse e fuggitive, gli impianti dovranno essere spenti o restare accesi come chiedono azienda e sindacati.

A deciderlo saranno sempre e solo i tecnici, che a seconda dei lavori da effettuare, stabiliranno quando l’impianto dovrà essere spento o acceso ma non produttivo, o magari produttivo ai minimi perché bisognerà fare dei riscontri sui lavori effettuati. Anche per quanto riguarda la durata della fase esecutiva del sequestro dell’area acaldo, saranno i custodi a stabilire i tempi tecnici. D’altronde, sin dal primo istante, la Procura stessa ha chiarito che siamo di fronte ad impianti molto particolari, in relazione ai quali lo stesso Tribunale del Riesame ha raccomandato massima cautela. L’indicazione della Procura ai custodi infatti, è stata quella di “evitare nei limiti del possibile la distruzione degli impianti, a parte i pericoli per le persone”. Il rischio infatti, è quello di creare danni irreparabili agli impianti, che hanno comunque un valore per l’azienda, che dovrà accollarsi per intero il conto che sarà stilato dai custodi, “perché non é lo Stato che deve pagare o anticipare alcunché, trattandosi di impianti gestiti da un privato”.

Resta al momento in sospeso un unico dubbio: capire se l’azienda stia realmente producendo al minimo. Dalla Procura affermano un laconico “stiamo verificando”. In realtà, è stata la stessa azienda ad affermare nell’incontro di ieri con i sindacati, che gli impianti marciano al 70 per cento della loro produttività: soglia che rappresenta, a detta dell’Ilva e dei sindacati metalmeccanici, il minimo consentito per altiforni e cokerie, “altrimenti si innescherebbero procedimenti tecnici pericolosi per la loro funzionalità”. L’incontro tra il presidente dell’Ilva Ferrante e Fiom, Fim e Uilm, è servito anche per stabilire che non si ricorrerà alla cassa integrazione fino a quando gli impianti marceranno come in questo momento.

Nel momento in cui dai custodi giudiziari dovesse arrivare uno stop anche parziale, come lasciatointendere dal vertice in Procura, l’azienda si siederà a tavolino e deciderà eventuali esuberi, con inevitabili nuove iniziative di protesta da parte dei sindacati. Che nel primo pomeriggio di ieri hanno avuto un acceso scambio di idee con alcuni rappresentati del comitato “Cittadini e operai liberi e pensanti”, riunitisi all’esterno delle portinerie A e D dello stabilimento, per iniziare un percorso di avvicinamento e di dialogo con gli altri operai. Che al momento del cambio tra primo e secondo turno, sono stati anticipati da alcuni esponenti sindacali, in particolare della Uilm Uil, che hanno palesato per l’ennesima volta posizioni assolutamente inconciliabili con quelle del comitato. Che propongono una ricetta tanto semplice quanto da sempre sconosciuta ai sindacati: “stare insieme é l’unica via d’uscita”.

Infine, la Commissione per la nuova Autorizzazione integrata ambientale (AIA) dell’Ilva inizierà i lavori a Taranto lunedì prossimo, con l’obiettivo di arrivare alle conclusioni della relazione istruttoria entro la fine di settembre per chiudersi il 15 ottobre con la Conferenza dei servizi. La commissione Aia è guidata da Carla Sepe, mentre nel gruppo istruttore formato da otto membri, il cui referente è Antonio Fardelli, sarà presente anche una figura per i rapporti con l’Ue.

Gianmario Leone (Il Manifesto del 24 agosto 2012)

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