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Ilva, Matacchiera: “Vogliamo nomi e cognomi”

TARANTO – «Venerdì scorso la città ha mandato un segnale così forte che tutti dovranno tenerne conto». Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina onlus, non nasconde la sua soddisfazione per come si è evoluta la manifestazione di piazza Maria Immacolata: «E’ riuscita molto bene se consideriamo che si è svolta ad agosto, in una giornata afosa e con il mare così vicino. In tanti, però, hanno preferito manifestare rimanendo sotto il sole, fino alla fine».

Per Matacchiera non ci sono dubbi: il comitato dei “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” è in piena crescita. «Come ambientalisti ci siamo messi un po’ da parte – spiega  – ci è sembrato giusto dare spazio a chi nella fabbrica ci lavora e ne patisce le conseguenze». La protesta del 17 agosto ha fatto emergere un elemento importante: «La gente ha riconosciuto il coraggio del gip Patrizia Todisco, che si sta battendo per difendere un principio fondamentale: la salute viene prima di tutto. In tanti hanno gridato il suo nome sottolineando la portata storica del suo operato. Non è un caso – aggiunge Matacchiera – che sia diventato un personaggio scomodo per tanti: politici, sindacalisti, dirigenza Ilva. Ora c’è da sperare che si vada fino in fondo per far venire a galla tutti i compromessi e gli accordi sotterranei».

Matacchiera, come tanti cittadini ionici, pretende che vengano fatti “nomi e cognomi”, non solo dei responsabili del disastro ambientale e sanitario tarantino, ma anche dei loro complici. «Ci sono rappresentanti politici e istituzionali che invece di tutelare la comunità hanno badato ad altri interessi  – attacca – è arrivato il momento di fare una doppia pulizia ambientale: contro i fumi dello stabilimento e contro i fumi che hanno oscurato, per anni, la verità. I tarantini devono essere messi nelle condizioni di conoscere queste persone per ciò che realmente sono».

Anche alla luce della recente visita dei due ministri Passera e Clini (Sviluppo e Ambiente), Matacchiera considera avvilente la mancanza di solidarietà nei confronti delle vittime dell’inquinamento. «Si sprecano parole solo per delegittimare il lavoro della magistratura e per difendere gli interessi economici. Per loro l’acciaio viene prima della salute. Mettono in discussione giudici e periti di fama internazionale –  dichiara l’ambientalista – continuano ad ipotizzare interventi tecnici solo per prendere tempo. Se è accertato che gli impianti dell’area a caldo procurano morte vanno fermati subito. Non c’è più tempo da perdere, non possiamo permetterci altre vittime».

Secondo Matacchiera una cokeria così vicino alle case non sarà mai ecocompatibile. Non manca però un cenno agli operai: «Siamo dalla loro parte. Pensiamo che il Governo debba sostenerli in questa fase di transizione. Le loro famiglie vanno aiutate. Allo stesso tempo, auspichiamo un processo equo, in grado di accertare le responsabilità e di garantire il risarcimento dei danni». Infine, il presidente del Fondo Antidiossina annuncia novità per i primi giorni di settembre. Stanno per arrivare dall’Inca di Venezia i dati completi relativi alle analisi effettuate davanti agli sbocchi delle acque di raffreddamento dell’Ilva, in Mar Grande, ma qualcosa è già trapelato. «Nei fanghi dei sedimenti corticali sono state riscontrate altissime concentrazioni di benzoapirene: oltre 90.000 microgrammi per chilo. Elevati anche i valori di Pcb. Potrebbe trattarsi di sostanze inquinanti che si sono accumulate in tempi recenti. L’azione di accumulo potrebbe essere ancora in atto. Ci sarebbero concentrazioni mai trovate nel mar Mediterraneo».

Alessandra Congedo

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