Mitili, la strage silenziosa

TARANTO – Mentre tutti i riflettori sono puntati sul futuro dell’ILVA, all’alba di ieri, in una città avvolta ancora dal silenzio e da un’umidità asfissiante, sotto un cielo plumbeo e grigio, ha preso il via per il secondo anno consecutivo la raccolta dei mitili del I seno del Mar Piccolo, contaminati oltre i limiti consentiti dalla legge da PCB, che andranno distrutti nella discarica CISA di Massafra. Quello vissuto ieri all’alba, era uno scenario davvero kafkiano: una città intera assiste impotente e indifferente alla lenta distruzione dei prodotti della sua risorsa primaria, il mare. Dopo decenni di avvelenamento dei fondali marini, in cui stoicamente continuano a resistere gli oltre 30 citri presenti sui fondali che irradiano con acqua dolce uno specchio d’acqua unico al mondo, oggi raccogliamo i “frutti” di quello stesso mare per portarli in una discarica, per antonomasia l’unico luogo in cui mai e poi mai dovrebbero finire i pregiatissimi mitili del Mar Piccolo di Taranto.

A dare il via a questa nuova, drammatica processione, espressione emblematica dei danni inestimabili prodotti dall’inquinamento in questa città, è stata la cooperativa di Luciano Carriero, con l’ausilio dei mezzi dell’AMIU che coordinerà le varie attività di raccolta e trasporto in discarica. Le cozze da distruggere quest’anno si aggirano intorno alle 20 tonnellate, per un valore commerciale vicino ai 4 milioni di euro. Le cooperative di allevatori del mar Piccolo interessate dal provvedimento di distruzione sancito dal tavolo tecnico regionale, sono in 23. Tutte hanno presentato domanda per accedere al fondo europeo per la pesca (FEP), passato da 1,6 a 2,6 milioni di euro dopo la richiesta della Regione, vista l’emergenza, accolta dal ministero delle Politiche Agricole. Il risarcimento dovrebbe avvenire in base alla media dei bilanci depositati nell’ultimo triennio, per un massimo di novemila euro al mese per un anno.

Per le cooperative che invece non potranno accedere al bando (in tutto 12), perché prive della regolare concessione, il Comune stanzierà una somma vicina ai 150mila euro, che avrà il valore di ristoro: così come avvenne lo scorso anno, ogni cooperativa riceverà un risarcimento calcolato in base ai componenti di ogni singola famiglia, sommata alla quantità di prodotto che andrà smaltita in discarica. Ma il destino della mitilicoltura tarantina ha tutt’altro che un futuro radioso ad attenderlo. Visto che a breve, per quanto riguarda il trasferimento degli allevamenti in Mar Grande, arriverà l’ordinanza della Capitaneria di Porto riguardante l’interdizione della navigazione nelle aree preposte: mentre le boe, che dovranno essere utilizzate per la delimitazione delle stesse, sono arrivate e pronte per essere posizionate una volta firmata l’ordinanza. Dopo di che inizierà lo spostamento degli impianti, con l’approdo degli allevamenti in Mar Grande che necessitano, inevitabilmente, della presenza dei famosi “corpi morti”, ovvero enormi basi di cemento armato del peso anche di 3,5 quintali, che dovranno sostenere i galleggianti e che dovranno essere trasportati dagli stessi mitilicoltori con delle grandi imbarcazioni.

Inoltre, è bene ricordare che le aree individuate a Mar Grande dovranno essere sottoposte a classificazione sanitaria dalla ASL, con un periodo di sperimentazione della durata di sei mesi, necessario per testare la zona e la reale possibilità di attecchimento del seme in Mar Grande: perché tutti oramai sanno che il mitile prodotto nel I seno del Mar Piccolo ha una sua specificità, che perderà una volta spostato nelle acque di Mar Grande. Il bello è che nessuno ha detto né sa cosa dovesse accadere qualora il periodo di sperimentazione dovesse dare esito negativo. Nel mentre, si attende da un lato che la Regione mantenga la promessa fatta recentemente di “avviare un piano di rilancio delle cozze tarantine ancorandole al Marchio di Qualità Prodotti di Puglia”; dall’altro, che il tavolo tecnico regionale (dove siedono Regione Puglia, CNR, Politecnico, Università di Bari, ARPA Puglia, ISPRA, ISS e ASL/TA) dopo l’ultimo incontro del 29 giugno, termini la caccia al tesoro intrapresa negli ultimi due anni per “verificare fonti e costi bonifica”. Il tutto in un silenzio complice, assordante e stomachevole, da parte di istituzioni, sindacati, ambientalisti, società civile ed inquinatori (che fortuna che si ha a chiamarsi Marina Militare, vero? O ad aver riempito di nascosto una cava con litri di apirolio in un terreno di un’azienda di cui nessuno pare aver mai saputo nulla). Tutto questo ai nostri occhi non sarà mai giustificabile.

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 24 luglio 2012)

 

1 Comment on "Mitili, la strage silenziosa"

  1. Vanni Ninni | 25 Luglio 2012 pada 7:54 |

    Nulla si Crea, Nulla si Distrugge..
    La Diossina e’ indistruttibile..dove va a finire questo quantitativo enorme di diossina?… i cangerogeni da accumulo sono pericolosissimi quando riuniti in grossissime quantita’…addirittura alcune metodologie di disinquinamento parlano proprio di bonifica “biologica” facendo “digerire ” gli inquinanti ad alcune specie biologiche per parcellizzare il rischio ..dove voglio arrivare?..forse sarebbe stato meglio indicare che le cozze contenevano diossina, che potevano con l’uso massiccio essere dannose e lasciarle in commercio..esattamente come avviene per le Sigarette… 😉
    ..e quanti continuano a fumare?..
    a me le cozze con la diossina piacevano, avrei continuato a consumarle visto anche il quantitativo davvero ridottissimo che avrei ingerito ..
    che facciamo invece con questo assioma dopo le pecore , le cozze, fra un po i pesci arriveremo anche che ci vieteranno di respirare l’Aria ?? (e non solo a Taranto perche’ l’area interessata e’ davvero vasta…molto vasta…migliaia di km quadrati…)
    Buone vacanze a tutti…

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  1. Anonimo

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