Arpa, tra workshop e realtà

TARANTO – La presentazione di un workshop si è trasformata in una piacevole discussione a 360° sull’inquinamento a Taranto prodotto dalla grande industria. Peccato non fosse presente alcun esponente politico: magari avrebbe imparato e appreso qualcosa in più su un argomento di cui in tantissimi parlano a vanvera, perché pochissimi sanno realmente come stanno le cose. A dire il vero, non era presente nemmeno il presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido, che ha preferito recarsi a Bari per presenziare alla riunione politica del Partito Democratico in merito alla composizione della prossima giunta comunale, piuttosto che affiancare il direttore generale di ARPA Puglia Giorgio Assennato e la dottoressa Maria Spartera, responsabile locale di Arpa Puglia, nella presentazione del workshop “Valutazione economica degli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico: la metodologia dell’EEA”.

Il workshop si svolgerà a Taranto, presso l’ex Convento di San Francesco (sede della II Facoltà di Giurisprudenza) nelle giornate del 23 e del 24 luglio 2012, con inizio alle ore 9.00. L’evento è organizzato da ARPA Puglia, con il patrocinio dell’Università di Bari, del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, di AssoArpa e dell’AReS. I relatori analizzeranno la metodologia adottata dall’EEA, l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nel report “Revealing the costs of air pollution from industrial facilities in Europe”. Una due giorni a cui Assennato spera parteciperanno in tanti: politici, ambientalisti, sindacalisti, operai, dirigenti d’azienda, giornalisti e semplici cittadini (ci si può iscrivere mandando una semplice e-mail all’indirizzo all’indirizzo formazione@arpa.puglia.it). Il tutto per ottenere la più ampia condivisione e conoscenza possibile, su temi di strettissima attualità come il rispetto dei valori limite delle emissioni inquinanti da parte della grande industria e le relative ripercussioni che esse hanno sulla salute dei cittadini e i costi sanitari ad esse connessi.

Ben presto, però, la discussione è virata su altri argomenti. In primis sull’approvazione della proposta di legge sulle “Norme a tutela della salute, dell’ambiente e del territorio sulle emissioni industriali inquinanti per la aree pugliesi già dichiarate ad elevato rischio ambientale”, votata all’unanimità nella giornata di ieri da parte del consiglio regionale. Legge salutata con grande entusiasmo dallo stesso Assennato, che l’ha definita “unica in Europa se non nel mondo”, per via dell’introduzione della “valutazione del danno sanitario” (VDS), un rapporto annuale che l’Ares, l’Arpa, la Asl competente sul territorio, dovranno redigere con il coordinamento dell’ente regionale per la protezione ambientale (di cui parliamo in altra parte del giornale). Per fortuna, subito dopo, Assennato ha toccato argomenti ben più seri, come ad esempio la mancata realizzazione del “Centro Ambiente e Salute”, che per Assennato “avrebbe potuto permetterci di capire molto prima i danni prodotti dall’inquinamento sulla salute dei cittadini”, anticipando la perizia redatta dagli epidemiologi nell’ambito dell’inchiesta aperta nel giugno del 2010 dalla Procura di Taranto sull’inquinamento prodotto dall’Ilva.

Assennato infatti dimostra di non aver gradito che “la gestione di problemi tecnico-scientifici siano finiti nell’ambito di un procedimento giuridico, di per sé del tutto legittimo vista l’assenza di dati che noi avremmo voluto produrre anni addietro”. La richiesta per il “Centro Ambiente e Salute” venne avanzata nel lontano 2009 all’Istituto Superiore della Sanità che si rivolse al Ministero dell’Ambiente, il quale però giudicò troppo esosa la richiesta di finanziamento, ammontante a due milioni di euro. Va ricordato inoltre che lo stesso Assennato lo scorso 4 luglio, in occasione dell’ennesima discussione indetta dal Centro Studi Ilva, dichiarò come sia ancora in attesa di una risposta da parte del siderurgico in merito alla richiesta avanzata dalla stessa Arpa oltre un anno e mezzo fa, per creare una sorte di partnership tra pubblico e privato, proprio per la creazione di un Centro studi all’avanguardia da realizzare a Taranto.

D’altronde, lo stesso Assennato ha ribadito una volta di più come sia assolutamente paradossale il fatto che manchino a tutt’oggi studi scientifici “sul monitoraggio sulla presenza di diossina e metalli pesanti nel sangue e nelle urine, oltre che nel latte materno: anche in questo caso il Ministero dell’Ambiente ci ha bocciato il sovvenzionamento dei fondi”. Monitoraggi che in una realtà fortemente critica come Taranto dovrebbero avvenire a cadenza semestrale: “strano” come Regione, Provincia e Comune non abbiano mai avvertito la necessità di pensare una legge ad hoc per sopperire a tale cronica assenza.

Infine, si è parlato delle tante agognate bonifiche. Sia Assennato che la Spartera hanno confermato come la Regione abbia individuato da tempo determinate zone che necessitano di immediati interventi. Come il Mar Piccolo e il quartiere Tamburi, ovviamente. Ma anche come la falda superficiale: perché dopo mesi e mesi di silenzio, l’Arpa torna a sottolineare come la responsabilità dell’inquinamento della stessa sia da addebitare unicamente all’Ilva. Come d’altronde venne riportato nero su bianco nel verbale della Conferenza dei Servizi Decisoria “per acquisire le intese ed i concerti previsti dalla normativa vigente in materia d’approvazione dei progetti di bonifica concernenti l’intervento sul “Sito di Interesse Nazionale di Taranto”, svoltasi lo scorso 15 marzo 2011. E di cui abbiamo parlato più volte a partire dal giugno scorso, quando quel famoso verbale fece la sua prima comparsa durante l’audizione della V Commissione Ambiente della Regione Puglia del 1 giugno 2011, che licenziò il testo della legge sul “Piano Bonifiche delle falde acquifere” l’8 giugno 2011, per poi finire per inabissarsi e scomparire definitivamente dalle priorità della Regione. Il tutto anche grazie all’ennesimo ricorso presentato dall’Ilva al TAR di Lecce, che accolse l’iniziativa dell’azienda, affermando che le istituzioni non avevano seguito l’iter giusto (perché fecero riferimento al decreto 152 del 2006 e non alla sua modifica del 2010).

Ma di fatto restano le responsabilità dell’Ilva: nel verbale di quella conferenza veniva infatti allegata anche una relazione della stessa azienda siderurgica (protocollata DIR/28 del 16/04/2010 e acquisita dalla Direzione Generale TRI del Ministero dell’Ambiente, del Territorio ed del Mare nell’ambito del procedimento del rilascio dell’A.I.A.), nella quale venivano riportati i dati dei piezometri effettuati per stabilire la qualità delle acque superficiali e di quelle profonde. E sia nella falda di superficie con “manganese, ferro,alluminio, arsenico, cromo esavalente e cianuri totali per gli inorganici, mentre i contaminanti organici riscontrati sono IPA, BTXES e diversi composti clorurati”, sia nella falda profonda con “piombo, ferro, manganese,alluminio, cromo totale, nichel e arsenico mentre per gli inquinanti organici si è avuto il superamento per triclorometano, tetracloroetilene, diversi IPA”, i peziometri superavano di tre o più parametri il valore limite di accettabilità.

Oltre alla falda superficiale, che necessità di un’immediata messa in sicurezza, per la dottoressa Spartera bisogna bonificare anche il sito in cui si trova una ex cava. Che per la cronaca è la famosa “San Marco Metalmeccanica”, di cui ci siamo occupati più e più volte, situata nei pressi del km 5 della S.P. n.48 Taranto-Statte e nel cui sito è stata accertata la presenza di una cava colmata, tra l’altro, da materiale contenente PCB; la diffusione della contaminazione verso il Mar Piccolo non è stata accertata, ma l’ipotesi di un rischio non nullo appare verosimile in considerazione del fatto che il moto delle acque della falda carsica profonda avviene verso il Mar Piccolo. Giusto per informazione, l’azienda in questione si trova nel perimetro del siderurgico tarantino.

Infine, Assennato inquadra nella “copertura dei parchi minerali e nella riduzione dell’attività del siderurgico in caso di superamento di emissioni di benzo(a)pirene”, le immediate iniziative per migliorare concretamente e sin da ora la situazione ambientale di Taranto. Infine, una nota a margine: proprio ieri era in programma la prima campagna di monitoraggio sul camino E312 per le emissioni di diossina e furani, ma il forte vento ha impedito il regolare svolgimento delle operazioni da parte dei tecnici dell’Arpa. Un simpatico dispetto di Madre Natura in una giornata non proprio da ricordare.

G. Leone (dal TarantoOggi del 18 luglio 2012)

 

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