Mar Piccolo, alla ricerca delle fonti inquinanti perdute

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TARANTO – Incredibile a dirsi ma ad oggi, 29 giugno 2012, in merito all’inquinamento del Mar Piccolo di Taranto siamo ancora fermi al dover “verificare fonti e costi bonifica”. Questo il paradosso venuto fuori dall’ennesimo tavolo barese a cui hanno partecipato tecnici dell’assessorato Qualità dell’ambiente della Regione Puglia, del CNR, del Politecnico, dell’Università di Bari, di ARPA Puglia, ISPRA e ISS.

“Sulla base del lavoro effettuato nell’ultimo anno, dall’informativa alla Giunta Regionale dello scorso mese di novembre, questa mattina i tecnici hanno convenuto sull’obiettivo da raggiungere: la definizione di un progetto di bonifica definitivo per l’area che, tuttavia, presuppone la corretta individuazione di elementi fondamentali. Tra questi l’individuazione di fonti attive di contaminazione che possano, se non evidenziate, vanificare eventuali interventi”. Così l’assessore regionale Lorenzo Nicastro al termine del tavolo tecnico che si è tenuto oggi in assessorato.

Come se non bastasse, si legge nella nota che “la Regione ha assunto l’impegno di sostenere le ulteriori e necessarie ricerche all’individuazione delle fonti attive di contaminazione e di richiedere al Ministero competente che incarichi l’Ispra di effettuare una quantificazione del danno ambientale subito dall’area; anche nell’ottica di rivalersi su soggetti eventualmente responsabili. Parallelamente a questo – prosegue Nicastro – abbiamo chiesto che partano, sulla base dei dati attualmente disponibili e di quelli che emergeranno, studi di fattibilità sulle varie opzioni di intervento. In particolare – conclude l’assessore – è importante definire le modalità di bioaccumulo del PCB nei prodotti ittici allevati in Mar Piccolo soprattutto in relazione alle dinamiche di risospensione dei sentimenti presenti dinanzi all’Arsenale in ragione del traffico navale e di opere di utilizzo delle acque che determinano grande influenza sulle correnti marine del bacino. Siamo determinati a raggiungere un momento di svolta ma, per l’importanza dell’intervento, abbiamo la necessità di completare il quadro informativo a nostra disposizione”.

Ma qualcosa non torna. O, forse, non tutto è stato detto sulla vicenda Mar Piccolo. Perché, ad esempio, esiste da tempo una mappa elaborata dal Cnr sulla distribuzione di PCB nei sedimenti del Mar Piccolo, che dimostra come essi siano in prossimità dell’Arsenale Marina Militare, degli ex cantieri navali e di una parte di Buffoluto (sotto il Ponte Punta Penna). Ma come ricorda bene lo stesso Nicastro, esiste anche una importantissima “Comunicazione alla Giunta Regionale” fornita dall’Area Politiche per l’Ambiente, le Reti e la Qualità Urbana del Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica, che ha come oggetto la “contaminazione da policlorobifenili (PCB) nel Mar Piccolo di Taranto”.

Nell’introduzione della comunicazione, viene riportata la nota n.032631 del 04/10/2011, con cui l’ISPRA ha inviato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) un parere circa lo stato di contaminazione del mar Piccolo e le necessarie azioni da adottare. In detto parere si rileva un quadro ambientale critico che evidenzia la necessità di adottare misure volte a ridurre la presenza dei contaminanti ed il loro potenziale bioaccumulo; nello stesso documento, ISPRA ritiene necessario “attuare un maggiore controllo delle fonti ancora attive di contaminazione primaria, con misure volte alla messa in sicurezza e bonifica mediante rimozione dei sedimenti contaminati, nonchè misure di limitazione d’uso delle aree contaminate e di protezione delle aree sensibili”.

Ferma restando la necessità di avviare con urgenza le attività di risanamento e ricognizione anche per gli altri inquinanti, il Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica della Regione Puglia riteneva urgente effettuare, sulla base dei dati a propria disposizione, “una ricognizione delle fonti di contaminazione da PCB all’interno del SIN ed in aree limitrofe, che costituisce una prima base istruttoria su cui dovranno essere sviluppati i necessari approfondimenti da parte di ARPA Puglia e dei qualificati Enti pubblici operanti sul territorio”.

La dettagliata relazione, anche sulla base di quanto indicato da ISPRA nella sua nota n.032631 del 04/10/2011, è stata strutturata in modo da mettere in evidenza le fonti primarie di contaminazione (sorgenti attive che incrementano il flusso massico di PCB nel Mar Piccolo) e le fonti secondarie (sedimenti inquinati che generano la propagazione della contaminazione anche attraverso la risospensione naturale o indotta antropicamente).

Allo stato attuale delle conoscenze, la presenza di PCB è stata accertata nelle aree di seguito elencate, che possono fungere da fonti primarie e secondarie di contaminazione.

“1) Possibile fonte primaria: Area degli insediamenti produttivi nel Comune di Statte, nei pressi del km 5 della S.P. n. 48 Taranto-Statte. In questi luoghi, in un’area occupata dall’azienda San Marco Metalmeccanica, è stata accertata la presenza di una cava colmata, tra l’altro, da materiale contenente PCB; la diffusione della contaminazione verso il Mar Piccolo non è stata accertata, ma l’ipotesi di un rischio non nullo appare verosimile in considerazione del fatto che il moto delle acque della falda carsica profonda avviene verso il Mar Piccolo.

2) Fonte primaria: Aree a terra gestite dalla Marina Militare (Arsenale), in cui la presenza di PCB è stata accertata nei terreni e nella falda superficiale; la contaminazione è veicolata dalla falda superficiale, che in quei luoghi ha come recapito le sponde del Mar Piccolo a nord di via del Pizzone.

3) Fonte secondaria: Sedimenti del Mar Piccolo, dove sono state individuate due distinte zone interessate dalla presenza di PCB; una si trova in corrispondenza dell’arsenale militare, nell’area di caratterizzazione denominata “area 170 ha”, l’altra posta a nord del primo seno, a circa 200 m ad ovest della penisola di Punta Penna; in entrambi i casi la diffusione dell’inquinante avviene verosimilmente attraverso la ripetuta sospensione di sedimenti contaminati presenti sul fondo”.

Ma nonostante tutto questo, a giugno 2012, siamo ancora alle prese con i tavoli, con chi continua a cercare i possibili inquinatori o fonti ancora attive o al dover “verificare fonti e costi bonifica”. Chapeau.

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 29 giugno 2012)

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