Ilva, le associazioni scrivono a Monti per partecipare alla riunione “romana”

TARANTO – Un gruppo assortito di associazioni chiede di partecipare alla riunione del Tavolo tecnico sull’emergenza Taranto in programma il prossimo 17 aprile nella Capitale. Ecco cosa scrivono in una lettera che ha come destinatario il presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti e (per conoscenza) i ministri interessati, il presidente della Regione, il presidente della Provincia, i sindaci di Taranto e Statte:

“Le associazioni e comitati qui rappresentati chiedono di partecipare, con una propria delegazione, in qualità di “pubblico interessato”, alla riunione del “Tavolo tecnico” sulla “Emergenza Taranto” convocato per il 17 aprile 2012 presso il Presidente del Consiglio dei Ministri.La presente richiesta è proposta in osservanza della Direttiva Comunitaria nr. 96/61 modificata dalla Direttiva Comunitaria nr. 2003/35, che, recependo i principi sanciti dalla Convenzione di Aarhus del 1998, ha stabilito il diritto ed accesso del pubblico alle informazioni, il diritto del pubblico ad influenzare le decisioni, nonché il diritto ed accesso alla giustizia, al fine di favorire la partecipazione del pubblico con l’impegno dell’Autorità competente ed in ossequio dell’art. 118, ultimo comma della Costituzione Italiana.

La questione all’Ordine del Giorno della riunione non riguarda il “pronto soccorso” da mettere in campo a fronte di un singolo evento catastrofico ed improvviso, ma riguarda la necessità di deliberare urgentemente il Piano Straordinario per porre rimedio alla tragedia del presente e del futuro della città di Taranto e della sua provincia. Tale tragedia è la conseguenza  di cinquanta anni di insipienza dello Stato e dell’intera classe politica e dirigente di Puglia e di Taranto e di oltre un decennio di strapotere della famiglia Riva, ora proprietaria del Centro siderurgico Ilva di Taranto.I costi di uno sviluppo selvaggio e maldestro sono ricaduti sulla collettività, sono stati pagati da tutti i cittadini in termini di inquinamento, danni alla salute e all’integrità sociale, da tempo denunciati dall’associazionismo tarantino ed ora certificati dalle recenti perizie tecnico-chimiche ed epidemiologiche ordinate dal Tribunale di Taranto.

Negli ultimi anni su Taranto c’è stato un susseguirsi di “Atti di intesa”, “Accordi di programma”, procedimenti ministeriali e regionali assolutamente improduttivi di risultati, tutte azioni condotte da istituzioni e forze politiche, sindacali e sociali che mai hanno reso partecipe delle loro decisioni il “pubblico interessato” che di contro ha portato alla luce del sole verità e fatti accuratamente nascosti o colpevolmente sottovalutati, relativi ad una città che è risultata la più inquinata d’Italia per la presenza di grandissime aziende inquinanti.

Il “pubblico interessato” vuole evitare che anche questo “Tavolo tecnico” produca per Taranto l’ennesimo, inconcludente documento programmatico senza affrontare il problema dei problemi, insito nella contrapposizione tra il valore strategico nazionale delle grandi aziende presenti nel territorio ma sanitariamente ed ecologicamente incompatibili con l’adiacente abitato e l’incomprimibile valore individuale del diritto alla salute degli abitanti e degli stessi lavoratori. L’enormità della questione, finora, ha paralizzato tutti, indipendentemente dalla buona o mala fede dei singoli protagonisti, più o meno consapevoli che il perdurare della paralisi non può che portare alla scomparsa della città. Dalla paralisi occorre uscire con una terapia d’urto dolorosa ma efficace, l’unica che ha un futuro per la città.In maniera inequivocabile è accertato il danno, causato dall’inquinamento di origine industriale, arrecato ad aria, acqua, suolo e sottosuolo, fin nella falda, di Taranto.

Il “pubblico interessato” chiede il giusto risarcimento per la città e la garanzia della sopravvivenza dei cittadini e dei lavoratori innanzitutto attraverso la realizzazione della bonifica delle aree e delle acque inquinate.Necessiterà molta mano d’opera, per la gigantesca messa in sicurezza della falda e per l’enorme decontaminazione dei terreni. Nel complesso è una «Grande Opera» di cui si dovrà fare carico sia chi ha inquinato impunemente negli anni passati, sia chi, in tempi più recenti, ha continuato a produrre ed inquinare, realizzando profitti non confrontabili con i pochi oneri effettivamente impiegati per la tutela ambientale Come “pubblico interessato” desideriamo sostenere direttamente queste ragioni, anche con la presentazione di memorie e documenti specifici, perché sappiamo che la gran parte della cittadinanza tarantina non si sente rappresentata, per la storia passata e presente, né dai Parlamentari, né dalle Istituzioni regionali e locali, né dalle forze sociali e sindacali: tutti sono stati omissivi e conniventi con gli avvelenatori a danno dei cittadini”.

A.I.L. sez. Taranto Onlus – Altamarea – Ammalati cronici ed immunitari Cittadinanzattiva/Tribunale del malato Taranto – Comitato Vigiliamo per la discarica – Donne per Taranto – Fondo antidiossina Taranto Onlus – Impatto zero – Mondomare -Italia Nostra sez. Taranto – Peacelink – WWF Sez. Taranto – il Presidente di AIL sez di Taranto Onlus Paola D’Andria

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