Ilva, interrogazione parlamentare – Risponde Arpa Puglia

Parlamento amianto uranio
TARANTO – In attesa di incontrare a Bari il prossimo 14 marzo il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ed il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, per discutere dell’eventuale riapertura del procedimento dell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) rilasciato all’Ilva di Taranto lo scorso 5 luglio, nella giornata di mercoledì il ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, ha inviato una richiesta urgente ad Arpa Puglia per ricevere alcuni “elementi di competenza“, utili a rispondere ieri mattina alla Camera, all’interpellanza “urgente” presentata dai deputati Alessandro Bratti, Gaetano Pecorella, Ludovico Vico, Dario Franceschini e Raffaella Mariani lo scorso 6 marzo, in merito a quanto sta accadendo intorno allo stabilimento siderurgico Ilva, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi legati all’inchiesta che vede indagati i vertici dell’azienda per inquinamento, portata avanti dalla Procura di Taranto, attraverso l’incidente probatorio che ha visto lo scorso 14 febbraio e 1 marzo, la deposizione delle perizie degli esperti chimici (discussa in udienza lo scorso 17 febbraio) e degli esperti epidemiologi (che sarà discussa in udienza il prossimo 30 marzo).
L’interrogazione “urgente” presentata dai deputati Bratti, Pecorella, Vico, Franceschini e Mariani il 6 marzo scorso, ripercorre le ultime tappe della vicenda, utilizzando come premessa la famosa lettera inviata lo scorso 2 febbraio dal Procuratore capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, con destinatari il Ministero, la Regione, la Provincia e il Comune di Taranto (tutte parti lese in senso tecnico nel procedimento in corso e quindi con la possibilità di costituirsi parte civile), nella quale da un lato si segnalavano gli sviluppi dell’indagine (che ricordiamo ha come oggetto gravi ipotesi di reato in danno della comunità, quali il disastro doloso e/o colposo, l’avvelenamento di terreni e sostanze alimentari, il danneggiamento aggravato, nonché remissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, a cui si aggiungono numerose violazioni della normativa in materia di inquinamento atmosferico) e dall’altro si chiedeva agli stessi enti, “lumi” sui provvedimenti che intendevano promuovere nell’immediato futuro.

Il passo più importante della lettera in questione, era però sicuramente un altro. Ovvero quello in cui il Procuratore capo scrive (o forse sarebbe meglio dire “avvisa” i destinatari della lettera) che “dal contenuto della relazione tecnica si desumono elementi conoscitivi tali da destare particolare allarme, prescindendo, ovviamente, dalla definizione di una connotazione penalistica che rientra nella competenza di questo Ufficio e che dovrà essere verificata all’atto del completamento delle ulteriori verifiche ancora in itinere“; e che “sta di fatto, però, che gli clienti fin qui accertati possono e debbono essere valutati dagli enti diretti destinatari di questa comunicazione, i quali sono titolari di specifici “poteri-doveri” di intervento in materia di tutela dell’ambiente e, soprattutto, in materia di tutela della salute ed incolumità delle persone, da esercitare senza ritardi“; per concludere con un sibillino “ritengo opportuno e doveroso segnalare la situazione, sì da consentire agli organi legittimati di poter esercitare poteri che la normativa loro attribuisce“.

Non è questa la sede per tornare ad elencare tutte le criticità emerse dalle due perizie depositate dai periti chimici ed epidemiologi. Ciò che ci preme sottolineare come prima cosa però, è che l’interrogazione “urgente” portata avanti dai deputati Bratti, Pecorella, Vico, Franceschini e Mariani, non cita i dati emersi in nessuna delle due perizie, ma si limita ad una semplice domanda: “se il Ministro interpellato sia a conoscenza della lettera sopra citata e, in particolare, dei preoccupanti elementi emersi, in sede di incidente probatorio, in merito alle sostanze pericolose che compongono le emissioni dell’impianto ILVA di Taranto e delle comunicazioni del 14 febbraio e 2 marzo 2012 in cui il servizio rischi industriali della regione Puglia fa rilevare che la perizia chimica introduce elementi nuovi rispetto all’autorizzazione integrata ambientale esponendo successivamente uguali perplessità in merito all’indagine epidemiologica“: eppure, l’interrogazione è stata presentata il 6 marzo, quindi dopo che gli stessi parlamentari hanno potuto prendere visione delle due perizie.

Il senso di fare un’interrogazione per chiedere se un Ministro abbia preso o meno visione della lettera di un Procuratore della Repubblica e se abbia o meno letto le due perizie in merito, ci sembra un tantino “morbida” come iniziativa. E’ altresì vero però, che la domanda appare appropriata alla luce della richiesta avanzata dal Ministero stesso se, appena un giorno prima di dare risposta all’interrogazione parlamentare, l’ente ministeriale invoca l’aiuto di Arpa Puglia, affinché fornisca “elementi di competenza” sulla questione in essere.  Ma l’interrogazione dei deputati Bratti, Pecorella, Vico, Franceschini e Mariani, è utile anche per un altro motivo. Perché come secondo quesito esposto al Ministro dell’Ambiente, sposa in toto la linea politica scelta da tutti i protagonisti politici e sindacali chiamati in causa: ovvero quella di riaprire il procedimento dell’A.I.A rilasciata all’Ilva. Si legge infatti: “se il Ministro interpellato, alla luce di quanto esposto, non ritenga opportuno riaprire i termini che nell’agosto del 2011 condussero il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore a concedere allo stabilimento siderurgico tarantino la concessione dell’autorizzazione integrata ambientale“.

Ora. Tolti gli altri deputati in questione, sarebbe il caso di chiedere all’on. Vico come mai anche lui, dopo la Regione Puglia, chieda di riaprire il procedimento A.I.A., dato che lo stesso aveva salutato con giubilo la scorsa estate l’avvenuto rilascio del documento al siderurgico di Taranto, strumento utile per “obbligare” la stessa Ilva al rispetto di “dure e chiare prescrizioni” in materia di salvaguardia ambientale. E’ dunque quanto mai sospetto che, così come la Regione Puglia nella persona del Presidente Vendola, anche un parlamentare tarantino abbia trovato soltanto adesso, guarda un po’ appena dopo le due perizie degli esperti chiamati in causa dalla Procura di Taranto, il tempo o forse dovremmo dire il coraggio, per fare finta di muovere qualche passo a livello istituzionale, dichiarando che quell’A.I.A. adesso va assolutamente rivista.

Ovviamente, l’Arpa ha risposto alla richiesta del ministero dell’Ambiente, anche se ha potuto farlo “soltanto limitandosi a valutare i dati analitici dell’elaborato peritale”, come scrive il direttore dell’ente regionale Giorgio Assennato in una nota ufficiale inviata ieri a Roma. Nella sua risposta, il prof. Assennato scrive diverse cose interessanti. Ad esempio, lo stesso scrive come permanga nell’indagine peritale, per quanto riguarda le diossine, “una criticità relativa alle emissioni diffuse“. Si legge, inoltre, che “permangono le criticità del Pm10 nell’area urbana adiacente all’Ilva, già rilevata da Arpa Puglia, data l’assenza di interventi significativi sul parco minerali“, prescrizione che la scorsa estate venne ignorata da Regione e Comune di Taranto, così come dai tecnici della commissione IPPC, che scelsero la strada del famoso barrieramento. Inoltre, Assennato scrive anche che le misure di diossine e benzo(a)pirene effettuate dai periti adiacenti all’area urbana, sono inferiori a quelle ottenute da Arpa Puglia negli ultimi anni. Infine, che poi è la cosa che ci preoccupa di più, Assennato ha dichiarato che in merito all’impianto di agglomerazione, “le misure dei periti confermano i dati di Arpa Puglia ed evidenziano il netto miglioramento del quadro emissivo delle diossine verificatosi negli ultimi anni a seguito della legge regionale n. 44/2008“. La speranza è che almeno al ministro Clini sorga il dubbio che quattro campagne di rilevamento all’anno, offrono un dato assolutamente infondato da un punto di vista scientifico, visto che si parla di un sito industriale a ciclo continuo, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.

Ma ne dubitiamo, visto che un ministro che chiede “aiuto” all’Arpa Puglia per rispondere ad un’interrogazione parlamentare, non pare ancora preparatissimo sull’argomento. E se pensiamo che lo stesso ministro la prossima settimana si ritroverà a Bari con due “santoni” della politica ambientale come Vendola e Stefàno, c’è poco da stare allegri. Ps: qualcuno avvisi il ministro Clini del fatto che l’Ilva ha presentato ricorso al Tar contro alcune prescrizioni presenti nell’A.I.A. e che lo stesso siderurgico a breve ricorrerà anche contro l’ordinanza del Sindaco. Il tutto, sempre perseguendo la strada del “dialogo”. Ovviamente.

Gianmario Leone

g.leone@tarantooggi.it

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