Eni e cattivi odori, i risultati di un’indagine condotta da Arpa Puglia

A Rimini, durante la fiera di Ecomondo, si è  parlato anche di cattivi odori. Lo scorso 9 novembre, i rappresentanti di Arpa Puglia hanno illustrato i risultati di un’indagine sulla “problematica olfattiva correlata alla dispersione di idrogeno solforato (H2S) e mercaptani (R-SH) nell’aria del porto di Taranto”. Va detto che questa campagna di monitoraggio non è freschissima: è stata effettuata, infatti, per tredici giorni consecutivi nel 2009 (dal 13 al 25 maggio), in seguito alle segnalazioni di episodi olfattivi molesti. Il campionamento è stato eseguito tramite l’analizzatore gas cromatografico elettronico automatico AirMedor, posto in un laboratorio mobile, capace di valutare le concentrazioni in aria di idrogeno solforato (H2S), dei composti appartenenti al gruppo dei mercaptani (R-SH) e dei solfuri organici. I dati ottenuti sono stati confrontati con quelli meteo climatici ed è emerso che durante gli episodi di molestia olfattiva il vento spirava in prevalenza dal quadrante di nord-est, in cui si trova il sito ENI di stoccaggio dei prodotti petroliferi.

Il laboratorio mobile è stato collocato tra il quarto sporgente e il pontile ENI del Porto di Taranto. Il sito di monitoraggio si trovava a ridosso della Raffineria ENI, collocata a NNW, e nei pressi dello stabilimento ILVA, posto a S-SE. In questo contesto non ci soffermiamo sui dettagli tecnici della relazione. Preferiamo passare direttamente alle conclusioni a cui sono giunti gli esperti di Arpa Puglia: “Alcuni composti dello zolfo (dietil-solfuro, idrogeno solforato, metil-mercaptano, terbutil-mercaptano) sono stati rilevati per quasi tutti i giorni di campionamento, mentre le altre sostanze sono state rilevate solo in sporadici giorni. Per tre giorni consecutivi – si legge ancora nella relazione – si sono registrati picchi di concentrazione di quasi tutte le sostanze odorigene monitorate e durante questi eventi il vento spirava in prevalenza dal quadrante Nord-Ovest, quindi è probabile che gli inquinanti provenissero da questo settore, in cui si trova il sito ENI di stoccaggio di prodotti petroliferi. Nel periodo d’indagine le concentrazioni di alcune delle sostanze odorigene monitorate hanno superato in più occasioni la soglia olfattiva. Conseguentemente, la loro presenza in aria ambiente può essere stata avvertita nei dintorni del sito di monitoraggio”.

E nel tirare in ballo la Raffineria Eni risulta assai interessante approfondire la conoscenza del petrolio greggio tremite una scheda di Arpa Puglia: il petrolio greggio è formato in massima parte da idrocarburi appartenenti a quattro gruppi principali: paraffine, nafteni (cicloparaffine), aromatici e non saturi, mentre la restante parte è formata da altri composti idrocarburici (solforati, ossigenati ed azotati). La composizione chimica del petrolio greggio è costante se espressa con le percentuali degli elementi che lo costituiscono: il contenuto medio del carbonio oscilla tra l’83% e 87%, dell’ idrogeno tra l’11 e il 14%, dello zolfo tra lo 0.05 e il 4.3%, dell’ossigeno tra lo 0.05 e il 3.6% e dell’azoto tra lo 0.05 e lo 0.8%.

Durante processo di lavorazione e raffinazione, il petrolio viene sottoposto a processi di addolcimento e desolforazione, poiché i composti dello zolfo sono corrosivi. L’addolcimento (sweetening) trasforma i composti solforati indesiderati in altri meno dannosi, senza estrarre lo zolfo (ad esempio i mercaptani vengono trasformati in disolfuri). La desolforazione, invece, consiste in una serie di processi di raffinazione mediante i quali si ottiene la separazione dello zolfo e dei suoi composti dai prodotti petroliferi. Nella desolforazione si riduce il contenuto totale di zolfo attraverso la formazione di nuovi composti facilmente estraibili dai prodotti petroliferi di partenza. Queste sostanze sono molto volatili ed hanno in genere odori fastidiosi caratterizzati da soglie olfattive (OT) estremamente basse, e nel processo produttivo è inevitabile una loro dispersione in atmosfera.

Fin qui le informazioni contenute nell’indagine presentata a Rimini durante Ecomondo. Sarebbe il caso, però, di parlarne in maniera più approfondita anche a Taranto, la città che subisce tutti gli effetti di questa problematica.

Alessandra Congedo

1 Comment on "Eni e cattivi odori, i risultati di un’indagine condotta da Arpa Puglia"

  1. Vanni Ninni | 17 Novembre 2011 pada 8:38 |

    Un Articolo di un importanza incredibile;
    rilievi effettuati dall’Arpa in data 17,18,19 giugno 2009 in cui si attesta in modo inequivocabile che nel punto
    in cui fu posizionata la centralina mobile(vicinanza ospedale Testa) vi erano dei picchi di Idrogeno Solforato di circa 13 ppb.
    E che dall’analisi del vento l’azienda che produce
    l’idrogeno Soforato E’ la raffineria dell’ENI.

    Ma cos’e’ l’Idrogeno Solforato?

    L’idrogeno solforato è una sostanza fortemente
    velenosa la cui tossicità è paragonabile a quella del
    cianuro.
    A temperatura ambiente ed alle basse
    concentrazioni l’idrogeno solforato è un gas
    incolore che emana un caratteristico odore di uova
    marce. Il gas è infiammabile e brucia con una
    fiamma bluastra a temperature superiori ai 260°C.
    Concentrazioni di H2S nell’aria superiori al 4% sono
    esplosive.
    I valori di H2S tipicamente immessi nell’atmosfera
    da processi naturali sono inferiori a 1 ppb.
    Il Governo Federale degli Stati uniti d’America
    consiglia di fissare il limite massimo ad 1 ppb.
    I picchi registrati a Taranto sono stati di 13 ppb.

    L’H2S diventa inodore ad alte concentrazioni
    perché paralizza il senso dell’olfatto.
    L’effetto desensibilizzante dell’odorato è uno degli
    aspetti più insidiosi dell’ H2S perché alle più
    alte e potenzialmente mortali concentrazioni, la
    sostanza non è più percettibile ai nostri sensi
    _________________________________________________

    Il Centro Americano per il Controllo e la
    Prevenzione delle Malattie detto CDC e l’Agenzia
    Americana per il Catalogamento delle Sostanze
    Tossiche e delle Malattie detta ATSDR riportano
    che i cittadini che vivono nelle vicinanze dei centri
    dove si lavora il petrolio sono in genere esposti
    a livelli di H2S più alti del normale e che la
    principale modalità di esposizione è la respirazione
    di aria che contiene livelli di H2S.
    Nelle vicinanze di centri di lavorazione del petrolio,
    ed in particolare presso gli impianti di
    idrodesulfurizzazione, i livelli di H2S possono
    essere 300 volte maggiori che in una normale città
    del mondo occidentale.
    Recentemente, a causa della progressiva presa di
    coscienza dei problemi ambientali e di salute
    connessi all’H2S, alcuni stati americani hanno
    abbassato la soglia massima di presenza di H2S
    nell’atmosfera.
    Il Governo Federale degli Stati uniti d’America
    consiglia di fissare il limite massimo ad 1 ppb.

    Effetti dell’idrogeno solforato
    Gas più pesante dell’aria. Può accumularsi in spazi
    chiusi, in particolare a livello del suolo o sotto di
    esso.

    Scheda di sicurezza
    H220: Gas altamente infiammabile.
    H330: Letale se inalato.
    H400: Molto tossico per gli organismi acquatici.

    IDROGENO SOLFORATO
    Scheda di sicurezza n. 1010 – Rev. 04 del
    15/10/2010
    Informazioni sulle vie probabili di esposizione:
    Inalazione: Può danneggiare il sistema nervoso
    centrale, il metabolismo e l’apparato
    gastrointestinale. L’esposizione
    prolungata a basse concentrazioni può causare
    edema polmonare.
    13. CONSIDERAZIONI SULLO SMALTIMENTO
    13.1 Metodi di trattamento dei rifiuti: Non liberare
    in atmosfera ed in luoghi in cui il suo accumulo
    può risultare pericoloso. Il gas dovrebbe essere
    smaltito in opportuna torcia con dispositivo
    anti-ritorno di fiamma. I gas tossici e corrosivi
    formatisi durante la combustione devono essere
    abbattuti prima dello scarico in atmosfera.
    15. INFORMAZIONI SULLA REGOLAMENTAZIONE
    Classificazione sec. Reg. CE 1272/2008: F+;R12 |
    T+; R26 | N; R50.
    Classificazione sec. Dir. 67/548/CEE: Liq. Gas;
    H280; Flam. Gas 1; H220; Acute Tox. 2; H330;
    Acquatic Acute 1; H400.
    16. ALTRE INFORMAZIONI
    Classificazione sec. Dir. 67/548/CEE: F+;R12 | T+;
    R26 | N; R50.
    Simboli: F+, T+, N.
    Frasi di rischio R: R12 Estremamente infiammabile.
    R26 Molto tossico per inalazione.
    R50 Altamente tossico per gli organismi acquatici.

    4. INTERVENTI DI PRIMO SOCCORSO
    In caso di necessità contattare il 118 o altro
    numero di emergenza disponibile sul territorio.
    4.1 Descrizione delle misure di primo soccorso:
    Inalazione: Molto tossico per inalazione. I sintomi
    possono includere tosse, insufficienza respiratoria,
    vertigini, nausea,
    perdita di conoscenza. Indossando
    l’autorespiratore spostare le vittime in zona aerata
    e tenerle distese al caldo.
    Praticare la respirazione artificiale solo se il respiro
    è cessato.
    Contatto con la pelle e con gli occhi: Consultare
    con urgenza un medico. Lavare immediatamente gli
    occhi con acqua per almeno 15 minuti. Togliere
    immediatamente gli indumenti contaminati e lavare
    la parte interessata per almeno 15 minuti.
    Ingestione: Via di esposizione poco probabile.
    4.2 Principali sintomi ed effetti, sia acuti che
    ritardati Insufficienza respiratoria, vertigini,
    nausea, perdita di conoscenza.
    Prodotti di combustione pericolosi: In caso di
    incendio può formare anidride solforosa, per
    decomposizione termica.
    Valutare se è necessario il controllo di H2S e/o di
    ossigeno nell’ambiente.

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