Taranto Futura, dall’emergenza cozze al progetto di acquacoltura e pesca turismo

TARANTO – Uno sguardo al futuro senza omettere un riferimento al passato e alla stringente attualità. Nel presentare il progetto di Taranto Futura che promuove attività di acquacoltura, pesca turismo e ittiturismo, ieri pomeriggio, l’avvocato Nicola Russo, affiancato dal mitilicoltore Egidio D’Ippolito, è partito dall’emergenza cozze. Naturale, quindi, un cenno alla relazione recentemente elaborata  dal Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica dell’assessorato regionale all’Ambiente sulla contaminazione da policlorobifenili nel Mar Piccolo.

«Si parla di possibili responsabilità della Marina Militare e di un’azienda metalmeccanica che insiste sul territorio di Statte – ha dichiarato il presidente del comitato – con questi dati i mitilicoltori possono muoversi di conseguenza per richiedere il risarcimento del danno». Russo ha ricordato anche i contenuti di una relazione di Arpa Puglia che già nel 2009 allertava il sindaco Stefàno sullo stato di salute del Mar Piccolo: «Veniva chiesto di adottare i dovuti accorgimenti e i necessari monitoraggi, ma ciò non è stato fatto». Poi un cenno alla mancata bonifica e ai 26 milioni del Governo mai giunti a Taranto: «La Provincia, in un comunicato stampa del 2006, aveva detto che i finanziamenti erano salvi. Poi, però, nessuna bonifica è mai stata fatta».

Fermo restando la richiesta di dar luogo agli interventi di disinquinamento, Taranto Futura propone alle istituzioni e agli operatori del settore di riorganizzare la gestione delle acque demaniali prospicienti la costa tenendo conto della qualità delle acque, delle caratteristiche dei fondali e dell’attività di pesca e mitilicoltura presenti.L’idea è quella di utilizzare le aree marine che si trovano nella fascia del Mar Grande ricompresa tra le due e le tre miglia dalla costa, al di là dell’area Sin (Sito contaminato di Interesse Nazionale).

«In questo modo – ha detto Russo – potremmo impedire anche l’infausto progetto delle trivellazioni petrolifere previste in Mar Grande dall’ultima normativa, oltre le 5 miglia dalla costa, a fronte della vicinanza delle attività poste in essere». Secondo il progetto di Taranto Futura, la Regione dovrà dotarsi di un regolamento per rilasciare o rinnovare le relative concessioni, “con esonero del pagamento del canone demaniale nei confronti dei lavoratori del mare, dato il grave danno subito per questo passaggio forzato dal Mar Piccolo al Mar Grande, e con un risarcimento del danno”.

Per installare un impianto di medie dimensioni (un milione di mq), avente circa 21 filari, secondo il comitato, occorrerebbero almeno 500mila euro. «Per tali attività vanno attinti i finanziamenti comunitari Fep 2007-2013 – ha spiegato Russo – per il resto dovrà contribuire la Regione con un finanziamento integrativo, nonché il Comune con la tassa sull’inquinamento da far pagare alle grandi industrie (Eni, Ilva e Cementir), fino a quando resteranno sul territorio».

Le proposte di Taranto Futura, mirate anche alla promozione di attività di pesca turismo e ittiturismo, all’istituzione di un consorzio tra operatori ed enti locali e alla realizzazione di un marchio specifico, hanno aperto un confronto tra i presenti in sala sulle priorità del territorio. Un dibattito che probabilmente continuerà ad essere aperto e vivace anche nelle prossime settimane.

Alessandra Congedo (Corriere del Giorno)

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