Benzo(a)pirene: il “Caso Taranto” all’attenzione della commissione parlamentare per l’infanzia

Occhi puntati sulla salute dei minori, con particolare attenzione ai danni derivanti dall’inquinamento atmosferico da benzo(a)pirene. Lo scorso 18 ottobre la commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Alessandra Mussolini, ha ascoltato le parole di un esperto: il dottor Gianluigi De Gennaro, docente di Chimica dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Bari.

Nella sua presentazione, De Gennaro ha ricordato che il benzo(a)pirene è il più studiato tra gli Idrocarburi Policiclici Aromatici, classificato come accertato cancerogeno per l’uomo dall’Iarc (Agenzia internazionale per ricerca sul cancro). «Finora si sono osservati danni a livello ematico e al sistema polmonare – ha spiegato l’esperto alla platea di parlamentari – ma gli effetti principali sulla salute, associati all’esposizione a lungo termine, sono certamente la genotossicità e la carcinogenicità».

Come sottolineato da De Gennaro, gli Ipa, nella forma in cui sono emessi, “non sono tossici per l’organismo umano”. Una volta introdotti in esso, però, subiscono delle biotrasformazioni che permettono a tali composti di legarsi chimicamente a macromolecole quali proteine, Dna, Rna. Il materiale genetico viene quindi danneggiato e questo può comportare l’insorgenza di tumori.

Ed è proprio sugli effetti che tali sostanze hanno sui bambini che si è soffermato il docente dell’Università di Bari: «Il rischio di insorgenza di cancro risulta più alto per un’esposizione ad Ipa nei primi anni di vita di quanto non lo sia una medesima esposizione in età adulta. Questa evidenza sembra determinata da ridotto peso corporeo, maggiore velocità di respirazione, maggior contatto con suolo potenzialmente contaminato. Inoltre, studi su animali hanno dimostrato che esposizioni prenatali determinano un aumento dell’insorgenza di diversi tipi di cancro in età adulta e una riduzione della fertilità nei maschi e nelle femmine».

Ma c’è anche dell’altro: «Studi epidemiologici hanno verificato che nei bambini esposti nella vita prenatale ad alte concentrazioni di Ipa si possono determinare danni alla funzione immunologica del feto e successivamente un’aumentata suscettibilità del neonato e del bambino alle infezioni respiratorie. Vi è anche una riduzione del Quoziente di Intelligenza».

De Gennaro ha ricordato che l’UE ha ritenuto “socialmente accettabile” un rischio unitario corrispondente al valore obiettivo di 1 ng/m3 per il benzo(a)pirene a valere dall’1 gennaio 2013. Ma cosa prevede la normativa italiana? L’esperto ha aggiornato i presenti anche su questo: «Con DM del 25/11/1994 si stabiliva un obiettivo di qualità pari a 1 ng/m3 a partire dall’1 gennaio 1999 per le città con più di 150.000 abitanti. Tale obiettivo veniva confermato anche nel decreto legislativo 152/2007, con il quale l’Italia recepiva la direttiva 2004/107/CE, che introduceva il “valore obiettivo” su tutto il territorio nazionale dal 2013. Con il  decreto legislativo 155/2010 è stato abrogato l’obiettivo di qualità del DM del 1994 e si è rimasti “senza limiti” stringenti per gli anni 2011 e 2012».

Quali sono le dimensioni del problema in Italia? «Ci sono i dati di 23 città su 48, con popolazione superiore a 150.000 abitanti, per le quali valeva l’obiettivo di 1 ng/m3  – ha detto l’esperto – in cinque siti si supera l’obiettivo di qualità». Inevitabile, a questo punto, porre la lente di ingrandimento sul caso Taranto, uno dei siti maggiormente interessati, sede di un impianto siderurgico (Ilva), di una raffineria (Eni) e di un cementificio (Cementir).

Nel rione Tamburi, la media di benzo(a)pirene ha raggiunto quota 1,3 ng/m3 nel 2009 e 1,8 ng/m3 nel 2010 (ma non vanno dimenticati i picchi nel corso dell’anno). Si resta in attesa, ovviamente, dei dati definitivi del 2011. Queste alcune delle informazioni fornite da De Gennaro alla commissione parlamentare nel corso dell’audizione. Il resto appartiene alla vita quotidiana dei cittadini ionici, ed in particolare dei più piccoli, che continuano a subire i danni del benzo(a)pirene e a sentirsi privi delle opportune tutele.

Alessandra Congedo

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Nella foto il dottor Gianluigi De Gennaro

N.B. Cosa diceva Arpa Puglia il 5 luglio 2011

Campagna straordinaria di caratterizzazione IPA vento selettiva a Taranto. Si pubblicano i primi rapporti di prova relativi al sito Peyrani, situato tra ILVA e la raffineria. Si evince che la concentrazione di benzo(a)pirene sottovento nei pressi di ILVA è pari a 4.46 ng/m3, molto più alta di quella sopravento (0.06) e di quella con calma di vento (0.27). Se ne deduce il contributo praticamente esclusivo di ILVA. Per le diossine i valori più alti si registrano nella cartuccia associata alla calma di vento (64 fg TEQ/m3) rispetto ai valori sottovento (44 fg TEQ/m3), che comunque sono tre volte più alti dei valori sopravento (13 fg TEQ/m3). Si tratta peraltro di valori assoluti di diossine non elevati. Nessuna differenza tra i valori di PCB nelle tre cartucce, valori comunque in assoluto molto contenuti.

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