“La politica deve fare pulizia al suo interno. Ci vuole onore”. L’intervista a Giuseppe Ayala

«La politica deve cominciare a fare pulizia al suo interno, non si può delegare tutto alla magistratura. Bisogna recuperare il senso della parola onore, indicata nell’art. 54 della Costituzione Italiana. Basterebbe quello». Il giudice Giuseppe Ayala, raggiunto da Inchiostro Verde, a pochi giorni dallo spettacolo teatrale che porterà in scena al teatro Orfeo di Taranto, commenta così la notizia lanciata oggi dal settimanale L’Espresso. Sulla copertina la foto del ministro Saverio Romano, tirato in ballo da un pentito per presunti rapporti con Cosa Nostra.

Giudice Ayala, che idea si è fatto su questa vicenda?

Io faccio il magistrato e non posso esprimermi sulla singola persona. Ma al di là del caso specifico, bisogna evitare che passi il seguente messaggio: tutto ciò che non è reato si può fare. Non si può aspettare per anni l’arrivo della sentenza definitiva. La credibilità dei politici deve essere immune da ombre. Basta vedere cosa accade nel resto d’Europa. In Germania un ministro si è dimesso perché si è scoperto che aveva copiato 70 pagine della sua tesi di laurea. In Inghilterra, quando è emerso che alcuni deputati facevano la cresta sui rimborsi elettorali, lo speaker della Camera dei Comuni si è dimesso e l’allora primo ministro Gordon Brown ha assicurato che quei deputati non sarebbero stati ricandidati. La politica italiana deve cominciare a fare pulizia al suo interno e non aspettare le sentenze, altrimenti si rischia davvero di far uscire la magistratura dal suo alveo. D’altronde l’art. 54 della Costituzione è molto chiaro: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Purtroppo, oggi, in Parlamento non ci sono solo indagati ma anche persone condannate. E’ evidente che la classe dirigente va selezionata in base ad altri criteri.

Oggi la mafia sembra avvolta da un inquietante silenzio. Quanto è più insidiosa rispetto agli anni tragici di Falcone e Borsellino?

E’ da vent’anni che la mafia ha abbandonato la strategia delle stragi ma oggi è decisamente più insidiosa. Possiamo dire che è tornata alla tradizione. Nella storia di Cosa Nostra, lunga 150 anni, c’è stata soltanto una parentesi, tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, contrassegnata da eclatante violenza. Dopo aver ottenuto il patto che voleva, si è ammorbidita. Ma questo non ci deve far pensare che sia finita, è soltanto più subdola, anche se a mio parere non gode di ottima salute.

Cosa glielo fa pensare?

Ci sono dei segnali in tal senso. In seguito all’arresto di Provenzano non è stato nominato un nuovo capo e non risulta che ci sia più neanche la cupola. La mafia sta vivendo un periodo di transizione, non propriamente brillante. Guai a pensare che sia sconfitta però. In questi anni si è progressivamente imborghesita. Con la cattura di Provenzano, il contadino di Corleone, si è chiuso un ciclo. Oggi Cosa Nostra è nella fase dei colletti bianchi, ha rapporti con persone apparentemente insospettabili. Basti pensare che a capo di un clan, recentemente, è stato scoperto un architetto.

L’ultima domanda è più personale. Qual era il suo rapporto con la paura nel periodo che ha preceduto le stragi di Capaci e via D’Amelio? Affrontava l’argomento con Falcone e Borsellino?

Con loro, e soprattutto con Falcone, avevo acquisito una tale confidenza che bastava guardarsi negli occhi per capirsi. Insieme abbiamo vissuto esperienze tragiche come l’uccisione di Rocco Chinnici e Ninni Cassarà, e non posso negare che la paura ci abbia sfiorato. Come diceva Falcone “chi dice di non avere paura è un bugiardo o un incosciente”. La cosa importante, però, è non cedere ad essa. La differenza sta tutta qui.

Alessandra Congedo

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NB: “Chi ha paura muore ogni giorno”, i miei anni con Falcone e Borsellino: è il titolo scelto per lo spettacolo teatrale che vede come protagonista Giuseppe Ayala, magistrato simbolo della lotta contro la mafia. Un raro momento di coesione sociale, riflessione e cittadinanza attiva, che andrà in scena al teatro Orfeo di Taranto il prossimo 24 ottobre. Costo del singolo biglietto per assistere allo spettacolo, che non sarà replicato:  20 euro platea  e 1^ galleria,  18 euro  2^ e 3^ galleria. I ticket potranno essere acquistati soltanto al botteghino del teatro Orfeo, aperto tutti i giorni a partire dalle 18.00. Dunque gli spettatori non dovranno sostenere ulteriori spese per i diritti di prevendita. Sipario alle ore 21.15.

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