No a Tempa Rossa (Eni), l’appello di Legamjonici alla città

A pochi giorni dal sit-in organizzato davanti alla Raffineria Eni, il comitato Legamjonici torna a spiegare le sue ragioni alla cittadinanza con un comunicato stampa che riportiamo integralmente.

Ecco il nostro appello, la città lo colga! Non c’è nulla di populistico in questa sintesi delle osservazioni su Tempa Rossa del Comitato provinciale Legamjonici.

PREMESSA

Art. 3-ter del dlgs 152/2006. Principi della precauzione e prevenzione.

Art. 3-quater del dlgs 152/2006. Principio dello sviluppo sostenibile.

Art. 4 del dlgs 152/2006. La valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana e contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita.

Art. 24 e art. 25 del dlgs 152/2006 e Art.6 della direttiva 85/337/CEE e s.m.i. Nel corso della procedura di VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) devono essere garantite l’informazione e la partecipazione del pubblico al procedimento.

Dlgs 334/1999.”Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose”

OSSERVAZIONI IN SINTESI:

dallo Studio sull’Impatto Ambientale (S.I.A), Sintesi non tecnica, del progetto definito ”Tempa Rossa”, presentato da Eni raffineria di Taranto, emergono criticità importanti:

1.  E’ previsto un incremento delle emissioni diffuse e fuggitive fino a circa il 12% ed una produzione di composti organici volatili (COV o VOC) pari a 26.000 kg/anno.

2. Nello Studio di Impatto ambientale, vi è una totale mancanza di proposte di alternative, ivi compresa la cosiddetta “opzione zero”, con indicazione delle principali ragioni della scelta, sotto il profilo dell’impatto ambientale.

3. Lo studio, sebbene faccia riferimento a valutazioni di ordine sanitario, risulta essere fortemente carente di dati relativi ad una indagine epidemiologica  che tenga conto delle effettive condizioni sanitarie della popolazione tarantina ed in particolare della fascia piu’ vulnerabile. La città di Taranto non dispone, pur essendo un sito da tempo dichiarato a rischio di disastro ambientale, di un registro sanitario aggiornato che raccolga i dati di tutte le patologie di tipo oncologico e non oncologico, tra l’altro elencate come effetti potenziali dallo stesso S.I.A. Non ci risulta chiaro rispetto a quali parametri di tolleranza lo studio abbia ottenuto parere positivo dal Ministero dell’Ambiente.

4. Lo studio è del tutto privo di una valutazione di rischio di incidente rilevante. Si ricorda che la raffineria è un’azienda che ricade nell’ambito dell’applicazione della direttiva Seveso per il rischio di incidente rilevante (dlgs 334/1999 che recepisce la direttiva Seveso 96/82/CE). La manipolazione di greggio, la costruzione di due serbatoi della capacità di 180.000 m3, la possibilità di sversamento di tossici in atmosfera e in ambiente marino sono rischi che richiedono analisi piu’ attente. Ci risultano, invece, trattate con estrema superficialità. L’integrazione della componente sicurezza si rende necessaria.

5. La realizzazione delle nuove installazioni incrementerà la capacità di movimentazione per l’export del greggio via mare. Questo si traduce in un aumento del traffico di navi, nello specifico di petroliere. Si parla di un traffico di circa 90 navi/anno con possibilità di riversamento di idrocarburi nel Mar Grande e con esposizione della popolazione a rischio di incidente rilevante.  La cronologia di incidenti di questo tipo dal 1967 ad oggi è impressionante e tutto ciò nonostante una precisa e severa disciplina emanata dalla comunità internazionale per regolamentare e rendere il più possibile sicura la navigazione di tali navi. Con l’attuale progetto è previsto un aumento di 2,7 milioni di tonnellate di greggio per l’export via mare.

6. Nella tabella sintetica relativa agli impatti sulle varie matrici ambientali (impatto neutro, nullo, positivo o negativo), relativamente al parametro d’interferenza ‘Sversamenti’ non viene effettuata alcuna valutazione sull’impatto marino, nonostante sia previsto il monitoraggio del target ‘qualità delle acque marine e sedimenti marini’.

7. La procedura di VIA ha seguito un iter nel piu’ totale silenzio e senza alcuna partecipazione del pubblico, con conseguente violazione degli Artt. 24 e 25 del dlgs 152/2006 e dell’ Art. 6 della direttiva 85/337/CEE sulla Valutazione dell’Impatto Ambientale.

8. Si parla di ‘’minimizzazione’’ degli impatti ma non conosciamo la reale capacità di abbattimento dei sistemi adottati attraverso l’utilizzo di un impianto di recupero vapori. I nuovi impianti di recupero vapori permetteranno infatti solo in parte il recupero di composti organici volatili.

9. Si avrà la produzione di nuovi rifiuti pericolosi pari a 165 t/anno. Non è chiara la modalità di trattamento dei rifiuti, lo stoccaggio e lo smaltimento.

10. La costruzione di tali opere avverrà su aree parzialmente interessate da interventi di bonifica e su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e nei pressi di aree di interesse culturale.

Pertanto per violazione dell’ Art. 3-ter, Art. 3-quater, Art. 4, Art. 24 e art. 25 del dlgs 152/2006 e Art.6 della direttiva 85/337/CEE e del Dlgs 334/1999 sul rischio di incidente rilevante (per incidente rilevante non si intende solo ‘effetto domino’).

CHIEDIAMO a tutti i cittadini, le associazioni, i comitati, i politici locali, regionali e parlamentari DI FARE PROPRIE LE NOSTRE ISTANZE, affinché:

  • Il Ministero dell’ Ambiente proceda alla revoca in autotutela del decreto di compatibilità ambientale relativo al progetto Tempa Rossa. 
  • Venga indetta, ai sensi dell’ art.24 comma 6 del dlgs 152/2006, un’inchiesta pubblica per l’esame dello studio ambientale. 
  • Se necessario, si proceda affinchè in sede giurisdizionale si giunga all’annullamento del pronunciamento di compatibilità ambientale.
  • Si invii inoltre lo stesso documento alla Commissione Europea

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