Arpa Puglia: «La puzza dovuta a idrocarburi». Piano di emergenza, Legamjonici replica al sindaco

TARANTO – La settimana si era aperta con le puzze di gas che hanno ammorbato l’aria dell’intera città, dal centro alla periferia, con picchi allarmanti domenica e lunedì, e si è chiusa con un sabato nero. In mattinata lo sversamento di greggio nella rada di Mar Grande, nella zona del parco boe della Raffineria Eni, dovuta ad una perdita alle giunture delle tubazioni sottomarine.

Nel tardo pomeriggio, intorno alle 19, com’è ormai consuetudine, l’odore nauseabondo ha di vuovo invaso la città colpendo soprattutto la Città Vecchia e la zona di Borgo che si affaccia sul Canale Navigabile. In questa occasione dalla dottoressa Maria Spartera di Arpa Puglia è arrivata un’indicazione precisa: si trattava di idrocarburi. L’esperta non  ha escluso un collegamento con lo sversamento avvenuto in mattinata. Dalle istituzioni, però,  nessuna comunicazione ai cittadini che chiedono spiegazioni e provvedimenti.

Ciliegina sulla torta, in questa settimana così tormentata sul fronte ambientale, è arrivata anche la firma da parte del ministro dell’Ambiente Prestigiacomo del decreto che concede l’Autorizzazione Integrata Ambientale all’Ilva. Anche la prossima settimana si annuncia piuttosto critica. Da domani, infatti, si attendono dall’Istituto Zooprolilattico di Teramo i risultati delle analisi relative alle cozze del primo seno di Mar Piccolo effettuate lo scorso 19 luglio. Saranno confermati, come prevedibile, gli alti valori di pcb?

Riportiamo di seguito un comunicato stampa diffuso da Legamjonici che replica al sindaco Stefàno sulla vicenda del Piano di emergenza esterno della città.

Con riferimento a quanto replicato dal sindaco Ezio Stefàno in data 5 agosto 2011 su un noto quotidiano locale, il comitato Legamjonici specifica quanto segue. Una replica a contenuti espressi nel corso di una conferenza stampa nella quale non si è stati presenti, ma della quale si sono acquisite solo informazioni tramite terzi, è soggetta ad imbarazzanti errori di valutazione. E’ questo il caso della replica rivolta al comitato Legamjonici da parte del sindaco di Taranto, assente alla conferenza stampa tenuta al centro Magna Grecia dal comitato Legamjonici, giovedì 4 agosto scorso. Invitiamo pertanto il primo cittadino a essere presente alle nostre conferenze se intende poi replicare oppure anche solo per acquisire importanti informazioni, non certo dettate da spinte emozionali ma da dati certi. Se il sindaco Stefàno fosse stato presente, avrebbe, infatti, appreso che il comitato Legamjonici ha parlato di assenza di un Piano di Emergenza Esterno definitivo (quindi a nostro avviso non aggiornato) giacché non è stata ancora ultimata, in particolare per l’ENI, l’istruttoria del rapporto di sicurezza da presentare a cura del gestore, come previsto dall’art. 8 del D.Lgs.334/1999, utile per una corretta pianificazione del piano di emergenza esterno. Inoltre, nel corso della conferenza stampa, è stato detto che il P.E.E. non risulta affiancato da un efficiente ed importante lavoro di divulgazione alla cittadinanza. Ricordiamo che l’art. 20 del D.lgs. 334/1999 prevede che nella fase di elaborazione e/o aggiornamento del P.E.E. (Piano di Emergenza Esterno) venga preventivamente consultata la popolazione interessata che dovrebbe essere adeguatamente informata, e finora quale cittadino era a conoscenza del piano di emergenza esterno? Un buon effetto ha sortito quindi la conferenza stampa del comitato Legamjonici visto che, dopo solo due giorni, si parla già della predisposizione di un piano di esercitazioni per meglio informare della problematica la cittadinanza. Inoltre, l’art. 14 D.lgs. 334/99, integrato con l’aggiunta del comma 5 bis, individua un ruolo essenziale degli enti locali nella pianificazione urbanistica, quale strumento di controllo dell’urbanizzazione nelle zone interessate da stabilimenti a rischio d’incidente rilevante. A tal proposito nella fase di pianificazione del territorio e delle relative procedure di attuazione è riservato un ruolo fondamentale a Comuni, Province e Regioni nel mantenere le opportune distanze tra gli stabilimenti e le zone residenziali, gli edifici frequentati dal pubblico, le aree ricreative e le infrastrutture di trasporto principali. Ritornando all’istruttoria non ancora completata per l’ENI del Rapporto di Sicurezza, ricordiamo che il piano di emergenza esterno è redatto sulla scorta delle informazioni acquisite mediante istruttorie che comprendono sopralluoghi tesi a garantire che i dati e le informazioni contenuti nel rapporto di sicurezza, fondamentale anche ai fini della prevenzione dell'”effetto domino”, descrivano fedelmente la situazione dello stabilimento. Purtroppo, però, il rapporto di sicurezza di Eni raffineria, non è stato ancora validato dal CTR (Comitato Tecnico Regionale), l’organo di controllo che svolge le istruttorie sui Rapporti di Sicurezza, di cui il Comune è anche elemento titolare. Pertanto il piano di emergenza esterno non risulta ancora completo. Probabilmente il sindaco non è a conoscenza della mancanza di tale fondamentale integrazione oltre a non sapere che, purtroppo, molto spesso le riunioni del CTR sono state invalidate a causa delle numerose assenze del rappresentante del Comune che non garantendo il raggiungimento del numero legale ha rallentato così i lavori. Eppure, da parte dell’amministrazione comunale, si sarebbe dovuta prestare la massima attenzione al puntuale funzionamento del CTR, dato che la nostra città non è stata immune da incidenti rilevanti. Basti ricordare quello avvenuto l’1 maggio 2006, dovuto alla rottura del serbatoio di greggio e sulla cui causa non si ha ancora una chiara risposta. Proprio in seguito a quell’incidente, i Vigili del Fuoco, in qualità di CTR, imposero prescrizioni riguardanti anche interventi correttivi per porre in essere procedimenti che garantissero nel tempo coerenza delle caratteristiche prestazionali con le norme di progetto e con gli standard attualmente vigenti da registrare in maniera pedissequa. Non è noto se le difficoltà intrinseche a tali prescrizioni sono state superate. Inoltre, un Rapporto di Sicurezza si basa anche sull’analisi storica dei singoli impianti di cui si devono conoscere le varie caratteristiche come i materiali utilizzati, la gestione e la manutenzione. Ma a questi dati storici pare sia molto difficile risalire. Come si possono avviare delle esercitazioni se il Piano di Emergenza Esterno è incompleto poiché carente di informazioni fondamentali per una corretta gestione di un incidente rilevante?. Questo comitato pretende risposte.

Daniela Spera (Comitato Legamjonici)  –  Claudia Filomena Vitale (Comitato Legamjonici)

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