Ex Ilva, comitati tarantini scrivono al ministro Costa: chieda scusa o si dimetta

“Apprendiamo da fonti giornalistiche che, contemporaneamente alla chiusura di due scuole e l’interdizione della Salina Grande della città di Taranto, il Ministro dell’Ambiente Costa invita a non creare allarmismi su aumento di inquinamento da diossina riportato da alcune associazioni, perchè prima si dovrebbero avere dati scientifici e poi prendere eventuali decisioni”.

E’ quanto si legge in una lettera aperta al ministro Costa, sottoscritta da Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti,  FLMUniti-CUB, Giustizia per Taranto, Tamburi Combattenti, Taranto Respira, Tutta Mia La Città e liberi cittadini.

“Caro Ministro Costa – si legge nel documento – se questo è il suo approccio le chiediamo immediatamente  di dimettersi e tornare a fare il carabiniere, lasci stare la politica e il dover prendere decisioni sulla vita delle persone e dei territori. Perché o lei è un ignorante, ovvero ignora la storia e la gravità dei problemi e dei fatti, e la violenza con cui si ripercuotono su di noi, o è in malafede.

La questione non è (solo) che siamo allarmati perchè ogni giorno a Taranto esce fuori qualche novità allarmante. Del resto se è inquinato e interdetto il punto più lontano della città dalla fabbrica, perchè non lo dovremmo pensare di ogni giardino di casa, ogni balcone, ogni piazzetta, ogni spiaggia, parco, terreno che si trova nel mezzo, ogni prodotto alimentare realizzato qui.

Il punto centrale della storia attuale di Taranto è che il rapporto tra fabbrica e città è ormai incrinato per colpa vostra e di chi vi ha preceduto.

In un paese normale dove la magistratura ferma degli impianti di uno stabilimento il cui ciclo produttivo uccide, sulla base di studi scientifici e indicando spese e procedure per processo di bonifica e riconversione, la politica chiede scusa per quanto non fatto per evitare il danno, rimedia e risarcisce del danno subito con interessi. Non aspetta ulteriori verifiche e, semmai, applica perentoriamente il principio di precauzione sancito solennemente dalla Comunità Europea per difendere le persone.

In un paese normale non si permette invece, dal 2012 ad oggi, di garantire che il ciclo produttivo continui ad essere in marcia: con 12 decreti, violando la costituzione, condannati dai tribunali internazionali, mentre muoiono persone dentro e fuori la fabbrica, e assegnando nuova Aia derogata e prorogata di volta in volta.

Sono 7 anni che quegli impianti dovrebbero essere fermi e non in marcia, circa 2555 giorni di violenza gratuita che subiamo.

In un paese normale un governo che si presenta come “cambiamento” avrebbe fatto qualsiasi cosa per porre rimedio a tutto ciò e invece ci troviamo punto e a capo, con garanzie ai nuovi acquirenti per ulteriori 4 anni fino al 2023, con tanto di scudo penale.

Ci dica lei ministro Costa per quale motivo dovremmo stare sereni e non essere allarmati? Ci dica lei per quale motivo dovremmo vivere tranquillamente in una città che è inquinata dalla testa ai piedi, dove i nostri corpi sono inquinati dalla testa ai piedi, dove si chiudono le scuole ma non le fabbriche che inquinano, dove nei giorni di vento si consiglia di chiudersi in casa.

E sa qual è la beffa caro Ministro Costa? che il gioco non vale la candela. Questo vostro stillicidio verso il nostro territorio gli impedisce di rigenerarsi da tutti i punti di vista: ambientale, sociale, culturale, sanitario, occupazionale ed economico.

Verrebbe a vivere lei in un posto compromesso come il nostro o sarebbe anche lei leggermente allarmato? Si informi, studi e chieda scusa… Venga a vedere con i suoi occhi e prenda provvedimenti, non faccia come i suoi colleghi che dicono che a Taranto è tutto risolto. Altrimenti torni a fare il carabiniere ed eviti di fare queste figuracce”.