Anche la nostra città, come altre della Puglia, è pronta alla mobilitazione per opporsi alla tecnica “air gun” per la ricerca di idrocarburi nel nostro mare, e non soltanto per salvaguardare i nostri cetacei e l’equilibrio dell’ecosistema marino.
Dobbiamo affrancarci dall’era del petrolio che arricchisce pochi ed impatta gravemente sull’ambiente e sul capitale sociale. Ma è acclarato anche l’impatto sanitario delle trivellazioni per l’esposizione degli addetti e per l’inquinamento della catena alimentare.
Il petrolio di Tempa Rossa aumenterà di circa il 40% la produzione italiana, così come aumenterà del 20% con le trivellazioni in Adriatico e nel mar Ionio, portando la copertura nazionale rispetto al fabbisogno dall’8 al 10%. Poiché il Mondo guarda Taranto, potrebbe partire da qui un monito, che abbracciando tutte le città martoriate dalla “grey economy”, si faccia carico di cambiare gli stili di vita che possano coprire largamente quel 2% di differenza.
Ad un recente convegno tenuto nella nostra città avente come tema la sostenibilità, sono state raccolte decine di firme per promuovere una crescita qualitativa, un cambio di paradigma, di cui la nostra associazione con tante altre sociali ed ambientaliste, può farsi promotrice, una transizione insomma che serve per dare dignità, futuro alle prossime generazioni di questo angolo di mondo.
Il nostro territorio va salvaguardato più che mai e difeso contro la sommatoria di aggressioni che lo stanno snaturando. Mar Piccolo poi, rappresenta una ricchezza inestimabile ed, ancor più ora con le dismissioni militari, non dobbiamo farci sfuggire la possibilità di eleggerlo magari a patrimonio mondiale dell’UNESCO o quantomeno invocare l’istituzione di un’area marina protetta.
Gianfranco Orbello