Ketos: Palazzo Amati, cuore antico della Città Vecchia, tornerà a pulsare

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TARANTOPalazzo Amati, cuore antico della Città Vecchia, potrà tornare a pulsare ospitando il Centro Euromediterraneo del Mare e dei Cetacei. I lavori di riqualificazione del piano terra sono cominciati lo scorso 7 giugno e la struttura dovrebbe tornare fruibile entro un anno. Sono stati illustrati questa mattina, nel corso di una conferenza stampa tenuta al Molo Sant’Eligio, i dettagli del progetto Ketos che punta a sottrarre all’abbandono un immobile pesantemente vandalizzato.

Progetto Ketos TarantoKetos – messo in campo nel luglio del 2015 da Jonian Dolphin Conservation come soggetto capofila di un partenariato costituito dalle associazioni Terra, Manifesto della Città Vecchia e del Mare, associazione Marco Motolese, Comunità Emmanuel e Teatro Crest –  è vincitore del bando “Il Bene torna ad essere comune” promosso da Fondazione CON IL SUD, che ha riconosciuto alla proposta lo statuto di “Progetto esemplare” tra quelli sostenuti a livello nazionale.

«Per me questo progetto è molto importante a livello personale – ha spiegato Carmelo Fanizza, presidente della Jonian Dolphin Conservationda ragazzo studiavo proprio all’interno di Palazzo Amati. Insieme ad altri abbiamo avviato un percorso di crescita che ci ha portato ad essere ciò che siamo oggi».  Con la sua attività di ricerca scientifica abbinata al turismo, la Jonian Dolphin Conservation coinvolge ogni anno 10 mila persone raccogliendo dati utili sui cetacei presenti nel golfo di Taranto. «Palazzo Amati diventerà la nostra casa – sottolinea Fanizza produrremo scienza di alto livello». 

Il tutto all’insegna della citizen science che vede un coinvolgimento diretto dei cittadini. Come confermato dalla dott.ssa Lia Maglietta (Cnr di Bari), Palazzo Amati sarà la sede ideale per divulgare quanto raccolto attraverso l’attività in mare della Jonian Dolphin Conservation, frutto di attività di riconoscimento dei singoli delfini e di monitoraggio dei cetacei. Informazioni preziose destinate anche alla pubblicazione su riviste scientifiche.

Il progetto Ketos, come ha spiegato la coordinatrice Lucia Lazzaro, ha mosso i suoi primi passi tre anni fa con l’intento di mettere insieme sinergie positive e valorizzare il territorio. Il recupero di Palazzo Amati si inserisce pienamente della volontà di sfruttare le potenzialità dei beni sottoutilizzati ponendo un’attenzione particolare al patrimonio storico, artistico e naturale (rappresentato dal mare).

L’orizzonte su cui si lavora è ampio. «L’intero progetto di Palazzo Amati – ha specificato l’architetto Antonella Carella, responsabile della Progettazione  sarà utile all’attuazione del Programma di rilancio del patrimonio storico, inteso come “risorsa
pubblica strategica”, allo scopo di promuovere e favorire strategie di
intervento capaci di governare in modo integrato i processi conservativi e
trasformativi del patrimonio costruito dell’intera Città Vecchia».

Il progetto nasce in seguito ad un’azione di progettazione partecipata avviata dal “Manifesto della Città Vecchia e del Mare” – il cui presidente è l’architetto Titti Peluso – sin dal 2014 per favorire la rigenerazione urbana, sociale e culturale dell’intero quartiere. L’indagine svolta da un gruppo multidisciplinare di figure che compongono il Manifesto ha permesso di ottenere una vera e propria fotografia dell’Isola.

Il Centro Euromediterraneo del mare e dei cetacei “Ketos” guarda alla valorizzazione dell’abitato come simbiotico rispetto alla risorsa mare. La parola chiave è apertura: verso i cittadini e l’Amministrazione Comunale, chiamata a svolgere un ruolo di sinergia con i privati.

Il Centro si doterà di un’area multimediale e attrattiva caratterizzata da elevata innovazione tecnologica, con scopi divulgativi e didattici, di un’area di offerta servizi turistici legati al mare e all’osservazione dei cetacei, di spazi di innovazione per favorire l’incontro tra artigiani digitali e artigiani del Centro Storico, di una mediateca dedicata alla risorsa mare.

Il progetto prevede il finanziamento di 600.000 euro, la metà dei quali servirà al Comune di Taranto per compiere i lavori di restauro e conservazione previsti per il piano terra. E’ in essere, comunque, una compartecipazione economica dell’ente. A seguire la conferenza stampa c’erano anche il neo assessore all’Urbanistica Sergio Scarcia (architetto) e alcuni tecnici del Comune. Come ha sottolineato Giovanni Guarino, la cosa essenziale è non sciupare questa nuova occasione di riscatto per il territorio. L’esperienza fallimentare dei Cantiere Maggese dovrebbe essere di insegnamento.

«Nei dintorni di Palazzo Amati ci sono San Domenico, il Duomo, il MuDi, il Molo Sant’Eligio – ha detto Guarino – bisogna fare in modo che questa zona non rappresenti il nulla rispetto ai 400 metri intorno all’ex Convento di San Francesco”. Insomma, bisogna fare in modo che tutta la Città Vecchia ritrovi anima e vigore.

Nell’ambito di Ketos agiranno anche la Comunità Emmanuel e l’associazione Marco Motolese, impegnata nell’allestimento di una biblioteca sui cetacei ed il mondo marino. Non mancheranno altre iniziative. «Intendiamo creare un marchio di manifatture Amati che prevede l’utilizzo della stampa 3 D – ha annunciato Antonio Santacroce (associazione Terra) – puntiamo a fare economia attraverso la cultura. Inoltre, apriremo uno sportello di consulenza per l’avvio di Startup». 

Tre gli obiettivi principali del progetto: incremento dei flussi turistici nella città di Taranto, incremento della formazione e dell’occupazione dei soggetti svantaggiati del quartiere, attivazione di un sistema turistico collaborativo. Il nostro augurio è che tutto questo diventi quanto prima realtà.

LA STORIA

Il Palazzo Amati è uno dei palazzi più prestigiosi della Città Vecchia. Fu costruito nella seconda metà del Settecento dal Barone Giacomo Amati, mediante una complessa opera di accorpamento di tre edifici minori di sua proprietà fin dal 1748. Il palazzo si affaccia sul Mar Grande, ma l’ingresso con l’imponente portale si trova in vico Vigilante.

Nel 1869, in seguito alla decisione di abbattere la cinta muraria che cingeva la città, il palazzo fu espropriato ed in parte demolito dal Comune per fare posto alla strada delle mura, oggi corso Vittorio Emanuele II. Dopo il restauro del 1889, che comportò un radicale cambiamento nella distribuzione e nell’uso degli spazi, oltre che la modifica del prospetto sul mare secondo i criteri architetturali tipici della fine del secolo, il palazzo è
stato utilizzato come edificio scolastico.  A partire dal 1960, venne abbandonato perché inagibile. Con l’ultimo restauro del 1977 fu destinato a sede universitaria del corso di laurea in Scienze della Maricoltura.

About the Author

Alessandra Congedo
Direttore responsabile - Laureata in Scienze della Comunicazione all'Università del Salento con una tesi di laurea dal titolo “Effetti della comunicazione deterministica nella dicotomia industria/ambiente”, incentrata sulla questione ambientale tarantina. Ha collaborato con il TarantOggi, Voce del Popolo, Nota Bene, Radio Cittadella (SegnoUrbano On Air), Corriere del Mezzogiorno, Manifesto. Ha curato l’ufficio stampa del WWF Taranto per il progetto “Ecomuseo del mar Piccolo”. Il 21 novembre 2013 è stata premiata nella categoria “Giornalismo” nell’ambito della Rassegna Azzurro Salentino. Ha partecipato a "Fumo negli occhi", documentario sull'Ilva e sull'inchiesta "Ambiente Svenduto".

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