Economica circolare, una grande opportunità ma gli ostacoli sono troppi

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ROMA – Al via oggi la IV edizione dell’EcoForum Rifiuti​, organizzato da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia​ e Kyoto Club​ con la partnership di CONOU (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati). Una transizione completa verso un’economia circolare in Europa potrebbe generare risparmi di circa 2mila miliardi di euro entro il 2030; un aumento del 7% del Pil dell’Ue, con un aumento dell’11% del potere d’acquisto delle famiglie e 3 milioni di nuovi posti di lavoro supplementari.

Ma per accelerare questa transizione “ci sono ancora degli ostacoli non tecnologici da rimuovere, legislativi, burocratici, autorizzativi”, sottolinea Stefano Ciafani, direttore nazionale di Legambiente, aprendo la prima giornata della IV edizione di Ecoforum organizzato a Roma da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club con la partecipazione di Conou (Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati).

Ostacoli e barriere “dovuti a legislazione inadeguata e contraddittoria che vanno rimossi – aggiunge Ciafani – Il bando dei sacchetti di plastica non compostabili, le norme sulle materie prime seconde, la semplificazione delle procedure autorizzative per promuovere l’utilizzo del materiale differenziato da avviare a riciclo continuano ad avere problemi. Senza un intervento mirato in tal senso, la chiusura o la delocalizzazione delle imprese più innovative e sostenibili rischia di diventare la strada più probabile”.

Bisogna quindi fissare criteri tecnici e ambientali specifici per stabilire quando, a valle di determinate operazioni di recupero, un rifiuto cessi di essere tale e diventi una materia prima secondaria o un prodotto, non più soggetto alla normativa sui rifiuti, e disposizioni normative specifiche che stabiliscano criteri e requisiti specifici per dichiarare il cosiddetto “End of waste” (come previsto dalla direttiva europea 2008/98/EC e a livello nazionale dall’art. 184 ter del 152/06 ss.mm.ii).

La prima giornata di Ecoforum ha raccontato storie concrete di sviluppo mancato: dai sacchetti compostabili al polverino di gomma proveniente dal trattamento di Pneumatici Fuori Uso (Pfu) negli asfalti, dal processo di trattamento dei pannolini e dei prodotti assorbenti per la personaagli aggregati di materiali provenienti dai rifiuti da costruzione e demolizione per finire ai rifiuti di fonderia al posto di materiali da cava.

Insomma, le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica che in questi anni si è fatta travolgente “fa apparire il ritardo nell’adeguamento normativo ormai a un livello patologico”, commenta il vice presidente del Kyoto Club Francesco Ferrante. “Manca piano nazionale per lo sviluppo delle raccolte differenziate e per l’impiantistica dedicate nel Centro e Sud Italia soprattutto e per la conservazione della sostanza organica del suolo”, ha sottolineato Massimo Centemero, Direttore di CIC (Consorzio Italiano Compostatori).

Un contributo importante ad EcoForum è stato quello di Augusto Paolo Lojudice, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma, per il quale “l’impegno della Chiesa cattolica sui temi ambientali non è certamente nuovo. Come recita l’enciclica papale “Laudato Sì”, la matrice della crisi ecologica è umana. Vecchie generazioni sono chiamate a educare e sensibilizzare i giovani al rispetto dell’ambiente e del Creato. Sussiste un forte contatto tra riflessione ambientale e sociale. La sensibilità e l’educazione sono chiave per definizione di un futuro migliore. Evitare ottica individualista per superare i problemi della contemporaneità. Carattere solidale dell’edificazione di un avvenire più positivo per tutti”.

Il Conou, in questo senso, rappresenta sicuramente un’eccezione. “I risultati ottenuti da Conou nascono da un passato che ha visto già comportamenti in linea con quelle che sono le nuove direttive – ha detto con grande orgoglio Paolo Tomasi, presidente del Conou -. Un circuito virtuoso che abbiamo avviato 35 anni fa. Quando siamo partirti raccoglievamo il 20% del totale, adesso siamo arrivati al 97% del rifiuto raccolto e lo trattiamo tutto, lo rigeneriamo per intero, e la nostra attività ha prodotto un risparmio di 3 miliardi di euro sulla bolletta energetica nazionale. E’ il traguardo finale? No, perché in una logica di economia circolare ci sono sempre spazi che possono essere migliorati.  Non bisogna mai mollare pensando di essere arrivati, c’è sempre qualche spazio in più da poter coprire a vantaggio dell’ambiente e dell’economia perché ‘riuso’ significa meno suolo consumato, meno materie prime utilizzate, meno Co2 emessa in atmosfera. Economia circolare che significa lavorare in maniera diversa. Significa che non basta produrre nella maniera migliore possibile, ma bisogna predisporre le cose in maniera tale per cui il rifiuto che verrà a generarsi potrà essere riutilizzato. Una strada che, come obiettivo finale, ci dovrebbe portare all’azzeramento della produzione dei rifiuti. Una strada lunga che noi ci approntiamo ad affrontare”.

“Le pratiche di recupero delle componenti dei pannelli fotovoltaici sono testimonianza dell’impegno per il futuro. Lo sviluppo tecnologico oggi pone sfide complesse che vanno affrontate tenendo fermo l’ottica prospettica verso il futuro – ha dichiarato Giancarlo Morandi, Presidente Cobat -. Guida per chi opera oggi deve essere il benessere da raggiungere per le generazioni che verranno. L’economia circolare comincia dalla progettazione del prodotto. Abbiamo il problema attualmente di dover avviare a riciclo prodotti che non sono stati pensati per il riciclo. L’avvio di una collaborazione scientifica con il CNR è importante per superare questo tema. La tecnologia può rivelarsi un valido supporto per l’affermazione di un’economia sostenibile: ad esempio, oggi esistono robot in grado di smontare un televisore da riciclare selezionando le sue diverse componenti. Vetro e piombo potranno essere così recuperati integralmente.”

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