Mentre si apprestavano a terminare queste feste natalizie, raccoglievo i commenti più disparati tra amici, conoscenti, colleghi e parenti. Qualcuno, con lo sguardo sinceramente rincuorato esclamava: “Finalmente stanno terminando queste baldorie e queste tavolate. Che sollievo!”. Altri, invece, con sguardo basso e il pensiero rivolto già a una ripresa di impegni noiosi o di giornate prive di luci e incontri, si lagnava: “Adesso torniamo alla nostra solita vita. Dovrebbe essere sempre Natale”. Ma mi sono trovata a confrontarmi anche con chi di questi festeggiamenti formali e a cadenza annuale non sa proprio che farsene: “Sono completamente indifferente a tutto questo frastuono e a questo gran darsi da fare per apparire contenti e amorevoli. Scappo semplicemente dalla città e da tutti. Ora che sono di nuovo qui, per me non cambia nulla”.
Cosa determina tanta differenza di vissuti emotivi nei confronti di un periodo che, a conti fatti, dovrebbe comunque infondere allegria e serenità a tutti? Perché a volte ciò che dovrebbe stimolarci sentimenti felici, ci risulta indifferente o peggio ancora ci intristisce? E non sono rari i casi in cui, proprio durante le feste natalizie, ci si sente più depressi e demotivati, incompresi e soli, nonostante la moltitudine di parenti e amici che ruotano intorno a ciascuno.
Ovviamente, sottolineamolo subito, non è l’evento in sé a determinare gli stati d’animo, perché, altrimenti, vivremmo tutti, indistintamente, una stessa condizione interiore. Questo può apparire fin troppo scontato, eppure non lo è. Continuiamo un po’ tutti, in un modo o nell’altro, ad attendere che un determinato momento passi, che qualcuno ci saluti e vada via, che una certa situazione si risolva in fretta, che arrivi presto quella particolare persona od occasione, per sentirci un po’ meglio, per alleggerirci del malessere di vivere e nutrirci di pochi istanti di serenità. Andiamo avanti, in definitiva, affidandoci sempre e comunque alle condizioni cosiddette esterne per sollevarci lo spirito.
In realtà, i periodi, le persone, le cose che ci accadono e che non ci accadono, sono solo occasioni che potremmo anche considerare neutrali e che si rivestono di significati oscuri o radiosi a seconda di come già stiamo dentro, a seconda delle nostre aspettative rispetto a quella determinata situazione e in base anche a quelle che sono le nostre esperienze pregresse rispetto a ciò che stiamo vivendo o stiamo per vivere. Quindi, è soltanto cambiando qualcosa dentro di noi che possiamo affrontare qualunque evento esterno non più da vittime ma da padroni dell’esistenza. E non è che più nulla di negativo, doloroso o sconfortante si potrà verificare.
Tutto continuerà come prima ma cambierà il modo in cui utilizzeremo quelle determinate condizioni, cambieranno i risultati che otterremo da un fatto apparentemente brutto, cambieranno le nostre decisioni e il nostro agire. E questo cambiamento potrebbe farci scoprire nuove capacità personali, altre realtà e altre possibilità. Metterci alla prova può davvero fare la differenza tra il lasciare che le cose vadano sempre come devono andare, perché crediamo che non ci siano altre strade, e il costruirci un cammino nuovo fatto di nuove esperienze, speranze, serenità interiore.
Feste o non feste, ciò che conta è vivere al meglio ogni momento. E lo si può fare solo se ci si guarda dentro un po’ più spesso. Lo si può fare sia circondati da una folla o nel bel mezzo di un festeggiamento vissuto da soli nella propria stanza. Impariamo a riconoscere rapidamente gli stati d’animo che ci stanno attraversando e ad essere consapevoli delle loro rispettive conseguenze. E infine, chiediamoci se vogliamo davvero lasciarci trasportare dal vento, con il rischio di andare a sbattere chissà dove e come, o se preferiamo spiegare le vele e fare anche di quella che consideriamo una tempesta una bella avventura.
A cura di Elisa Albano
Psicologa – Scrittrice
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