Ilva, news dalla Svizzera: tesoretto dei Riva “congelato” fino a febbraio

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TARANTO – Ieri sera, il premier Matteo Renzi, nel corso della diretta Facebook “Matteo Risponde”, aveva dichiarato: “In queste ore si è conclusa la negoziazione tra la famiglia Riva e Ilva e oltre 1 mld arriveranno dalla famiglia Riva come compensazione grazie al lavoro di tutte le autorità. Questi soldi, alla fine quasi 1,3 mld, andranno a risanare Taranto e l’Ilva”. Oggi, secondo quanto riferisce La7, il gruppo Riva avrebbe confermato l’accordo raggiunto per una somma compresa tra 1,3-1,4 mld. “E’ un accordo importante che sana i contrasti con le autorità e permette di costruire il futuro”. E’ il commento riportato. L’accordo ha coinvolto il gruppo Riva, le società di Ilva, il Governo e ha come oggetto le vicende giudiziarie di Taranto. In pratica, il gruppo Riva sarebbe pronto a far rientrare in Italia i fondi svizzeri ancora sotto sequestro in Svizzera per destinarli a una maxi bonifica delle aree dello stabilimento siderurgico.

Altre notizie giungono, però, dal sito internet Tio – il Portale del Ticino. Il Tribunale Federale (TF) avrebbe sospeso fino al 31 gennaio il procedimento relativo al trasferimento all’Italia di circa un miliardo di euro bloccati in Svizzera, in relazione al maxiprocesso per il disastro ambientale provocato dall’acciaieria Ilva di Taranto (Puglia). Si tratta della disposizione 1C_635/2015 del 30 novembre 2016. Le parti in causa attualmente stanno infatti cercando una soluzione concordata, riferisce oggi la stessa suprema corte in merito al ricorso dell’Ufficio federale di giustizia (UFG).

Su richiesta della procura di Milano, il ministero pubblico zurighese nell’agosto del 2013 aveva bloccato alcuni fondi presso l’UBS per sospetto di amministrazione infedele, riciclaggio di denaro e altri delitti. Due anni dopo, nel 2015, le autorità zurighesi hanno “scongelato” la somma con il benestare dell’UFG. Ma nel novembre dello stesso anno il Tribunale penale federale (TPF) si è opposto al trasferimento del miliardo di euro, sottolineando che la decisione di dar seguito alla richiesta dei magistrati milanesi era inficiata da «vizi particolarmente gravi»: «L’origine delittuosa dei valori patrimoniali è probabile ma non manifesta, cosicché una restituzione anticipata all’Italia è esclusa».

Secondo il TPF, il Ministero pubblico zurighese ha “aggirato” le regole dell’assistenza giudiziaria. Inoltre le disposizioni legali italiane avrebbero per effetto di trasformare i valori confiscati in Svizzera in prestiti obbligazionari della società Ilva. «Beni patrimoniali sarebbero così sostituiti da titoli che non sarebbero equivalenti, ma probabilmente spogliati di tutto il loro valore o con un valore ampiamente inferiore». Per i giudici di Bellinzona procedere alla consegna della somma equivarrebbe a una espropriazione senza giudizio penale.

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