Proviamo ad immaginare uno scultore o un modellatore alle prese con la sua opera. Egli ha tra le mani un materiale grezzo, che può essere la pietra, il marmo, il legno o l’argilla e gradualmente, gesto dopo gesto riesce a trasformare questo materiale informe in qualcosa d’altro che aveva già preventivamente immaginato, pensato, strutturato nella sua mente e sentito emotivamente.
Certo, poi, strada facendo, questo artista potrà anche ridefinire il suo piano di azione ma l’idea principale resta e alla fine del suo impegno nasce dal nulla quell’opera voluta che comincerà a prendere vita propria. Potrà. trattarsi di una statua, di un vaso, di un piatto o di un porta oggetti o di una qualunque altra cosa che da semplice idea si è trasformata in realtà.
Ebbene, proviamo ad immaginare anche la nostra vita in questo modo. Anche se non ne siamo consapevoli, in realtà ciò che siamo, ciò che siamo stati e ciò che diverremo e quindi quella che è, è stata e sarà la nostra storia e la nostra realtà dipende proprio da un lavoro certosino e costante di modellamento su di noi.
Solo che fino a un certo punto e fino ad una certa età sono stati gli altri, le circostanze e le condizioni in cui eravamo immersi a modellarci e a farci divenire ciò che siamo, cioè a delinearci un particolare concetto personale che poi va ad influire inevitabilmente in ogni nostra decisione e azione e anche in ogni risultato che otteniamo. Chi siamo? Quanto pensiamo di valere? Cosa meritiamo o non meritiamo?
Proprio questo concetto generale sulla nostra persona – che è qualcosa di più del semplice valore che attribuiamo a noi stessi – ci porterà ad agire in un modo anziché in un altro, a scegliere una condizione lavorativa, affettiva e persino finanziaria, anziché un altro. Mentre viviamo e crediamo di vivere a modo nostro, in realtà pensiamo, decidiamo agiamo e otteniamo conseguenze sempre in base a quell’idea personalissima che abbiamo di noi, a ciò che crediamo di essere e non in base a ciò che siamo realmente; agiamo per inerzia e involontarietà e non in base alle tante possibilità ancora inespresse che abbiamo e a cui potremmo dare vita con un po’ di creatività, lavoro e perseveranza, proprio come fa un artista con la sua opera.
Se riusciremo a rimodellare quel concetto personale che ci portiamo dietro da tanto, si potrà rimodellare anche la nostra vita e i risultati che otterremo da essa, perché avremo altre opinioni su di noi e quindi cambieranno le riflessioni, gli stati d’animo, il modo di porci, le gestualità, le decisioni e ogni modalità di superamento degli ostacoli e delle problematiche. Quindi, bisogna vedersi e percepirsi in modo diverso per ottenere una realtà diversa.
E tanto per fare un esempio spicciolo e attuale, guardiamo agli atleti, agli sportivi. Per loro vincere o perdere non è solo una questione di allenamento fisico ma anche e forse soprattutto di allenamento mentale, psicologico. Se vogliono ottenere dei risultati vincenti, se vogliono essere dei campioni devono sentirsi già dei vittoriosi, devono sviluppare, prima ancora di gareggiare, un concetto personale di atleta fuoriclasse.
Se pur avendo una formazione e una preparazione tecnica perfetta, dentro di loro si sentiranno dei perdenti, o hanno dubbi profondi sulle loro capacità, otterranno risultati da perdenti, cioè corrispondenti a quel sentire intimo. Naturalmente, i due aspetti, quello psicologico e pratico, dovranno andare sempre di pari passo, perché se mancherà uno o l’altro i risultati non saranno mai quelli desiderati. E questo vale per ogni aspetto della nostra esistenza. Quello che vogliamo cambiare fuori deve essere cambiato prima dentro di noi. E allora come fare per applicare tutto questo nella quotidianità?
Innanzitutto, proprio come potrebbe fare uno scultore, cerchiamo di definire l’identità, la forma che vogliamo darci. Decidiamo chi vogliamo essere, come vogliamo essere, in che modo vogliamo rimodellare la nostra realtà, quale capolavoro vogliamo realizzare con ciò che abbiamo a disposizione. Valutiamo con calma quali aspetti vorremmo cambiare, senza autoimporci limiti. Prendiamo tutto come un gioco, che non costa nulla ma può farci viaggiare in altre direzioni e in altre possibilità esistenziali. Cerchiamo, dunque, di diventare consapevoli della nuova direzione che vogliamo prendere.
Poi, nella nostra mente visualizziamo attentamente e in ogni dettaglio questo progetto. Come verrà l’opera? Come saremo, come ci sentiremo in quella nuova realtà, che vita avremo? Ci va bene, non ci va bene? Se il rimodellamento che ci siamo prefissati ci soddisfa e ci emoziona a tal punto da darci la giusta motivazione ad avviare i lavori, ad andare avanti nonostante le tante difficoltà che sicuramente incontreremo, allora partiamo con la realizzazione del nostro piano.
E proprio come un modellatore con la sua creta, con molta pazienza e persistenza, giorno dopo giorno, tocco dopo tocco, sperimentiamoci in nuove strade, mettiamoci alla prova e spezziamo il solito ritmo, offriamoci delle nuove opportunità, alleniamoci a guardarci con più rispetto e a capire che meritiamo il meglio. Impariamo a sentirci migliori, prima ancora di diventare migliori e lavoriamo in base a quel sentire.
Man mano che il nostro concetto personale si modificherà, man mano che ci scopriremo persone più capaci e forti, che acquisiremo maggiore fiducia in noi stessi e che scopriremo che possiamo affrontare le difficoltà della vita con maggiore creatività, gradualmente anche la nostra vita prenderà un’altra forma. Il che non vorrà dire che ci andrà sempre tutto bene, che non proveremo mai rabbia, che non soffriremo o non piangeremo o non litigheremo ma sapremo di avere molte risposte a un unico problema e che la realtà, qualunque essa sia, possiamo vivercela con più consapevolezza e genialità, decidendo noi se star bene o star male.
A cura di Elisa Albano
Psicologa – Scrittrice
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