TARANTO – È stato pubblicato nel mese di giugno, sulla rivista scientifica BMJ OPEN, un importante studio osservazionale che valuta l’effetto che livelli variabili di inquinamento dell’aria hanno sullo stato di salute mentale nei bambini e nei ragazzi dalla nascita ai 18 anni di vita. Lo studio dei ricercatori del Dipartimento di Sanità Pubblica svedese, presso l’Università di Umea, include oltre mezzo milione di soggetti ed è basato sull’analisi del numero di prescrizioni di alcuni farmaci sedativi e antipsicotici messi in relazione ai valori di NO2 (biossido di azoto), PM10 e PM2,5 (polveri sottili) misurati nelle aree comprese nello studio.
L’analisi non considera l’uso di farmaci utilizzati per i disturbi depressivi e dell’attenzione e iperattività e quindi fornisce un quadro certamente significativo ma non esaustivo per tutti i tipi di disturbi comportamentali. Lo studio, terminato nel 2015, con un follow up di 3,5 anni, ha considerato criteri di inclusione molto rigidi che comprendevano l’effettiva residenza nelle aree interessate dei soggetti partecipanti per periodi minimi stabiliti e soprattutto escludeva i soggetti che già assumevano farmaci delle classi terapeutiche in oggetto oppure quelli i cui genitori erano a loro volta utilizzatori di farmaci antipsicotici.
I risultati, inoltre, sono stati aggiustati valutandoli al netto delle correzioni statistiche (fumo in gravidanza, obesità, livello socio culturale, grado di povertà) che altrimenti avrebbero potuto falsare i risultati. Anche i livelli di inquinanti sono stati valutati tenendo conto dei valori di fondo di biossido di azoto e polveri sottili. I risultati evidenziano una correlazione tra aumento dei valori di inquinanti dell’aria e uso dei farmaci considerati nello studio.
L’aspetto forse più sconcertante è che aumenti statisticamente significativi di prescrizioni si avevano anche quando gli inquinanti erano ben al di sotto dei valori limite raccomandati dall’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità). In particolare, i valori medi di NO2 e polveri sottili erano ben al di sotto dei 40 microgrammi/m cubo. Ad ogni aumento di 10 microgrammi/metro cubo di biossido di azoto corrispondeva un aumento del 9% delle prescrizioni di farmaci durante il periodo di osservazione dello studio mentre, per lo stesso incremento di polveri sottili, si otteneva invece un aumento del 4%. Sono risultati che allarmano e che confermano altri studi simili già condotti negli adulti.
Lo studio svedese è il più importante e serio mai condotto nei bambini e merita sicuramente ulteriori analisi e approfondimenti. Studi simili dovranno svilupparsi nelle aree soggette a forte inquinamento e tra queste sicuramente Taranto. È già partito, da parte del Centro Salute Ambiente, uno screening su 300 bambini di Taranto residenti nelle aree a maggior rischio ambientale che valuterà livelli di inquinamento da metalli pesanti e disturbi dell’apprendimento. Sicuramente uno studio che potrà darci qualche indicazione ma che non sarà certo sufficiente a rassicurarci sul sano sviluppo neurocognitivo dei nostri bambini e ragazzi che vivono in un ambiente non certo salubre. Altre ricerche saranno necessarie per toglierci qualunque dubbio, soprattutto alla luce di quanto pubblicato dai ricercatori svedesi. http://bmjopen.bmj.com/content/6/6/e010004.full
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