Riceviamo e pubblichiamo un interessante articolo del dottor Nicola Cardellicchio, responsabile dell’Istituto CNR per l’Ambiente Marino Costiero – Sede di Taranto, che tocca temi molto cari a InchiostroVerde: le prospettive della mitilicoltura tarantina e del mar Piccolo.
Il sistema produttivo tarantino presenta un quadro in chiaroscuro all’interno del quale è necessario avviare processi di riconversione produttiva e di riappropriazione delle radici storiche del territorio. Con la crisi della grande industria, la cultura dell’acciaio che aveva sostituito i valori della “cultura del mare” ha perso nel tempo il suo “presunto fascino”, mettendo a nudo la necessità di programmare processi di riconversione dell’economia, indirizzando le azioni su direttrici che valorizzino le radici e la cultura del territorio.
In questo contesto, la realtà produttiva della mitilicoltura ha rappresentato da sempre una delle attività più interessanti per l’economia tarantina, vantando antica tradizione e potenziali prospettive di sviluppo. Per fare in modo che questa realtà, assuma concretamente un ruolo strategico nel contesto del “sistema Taranto” è fondamentale attuare politiche e percorsi di valorizzazione, qualificazione e regolamentazione del comparto produttivo.
Questi sono gli auspici che hanno animato il workshop conclusivo del progetto SMMIET (Sviluppo di un Modello di Mitilicoltura Integrata Ecosostenibile Tarantina) svoltosi presso la Camera di Commercio di Taranto lo scorso 11 maggio. Il progetto, promosso nel 2015 dal Centro Ittico Tarantino in collaborazione con il CNR – Istituto per l’Ambiente Marino Costiero di Taranto, ha voluto mettere in risalto non tanto gli attuali problemi della mitilicoltura, legati anche alla contaminazione di alcune aree marine, ma soprattutto le prospettive di questa importante attività economica. Non a caso lo slogan del progetto è stato: “La mitilicoltura tarantina dalla crisi alla rinascita”.
E’ proprio di rinascita che si deve parlare in un momento in cui Taranto cerca la sua identità futura dopo la crisi industriale e l’evidenza della contaminazione ambientale che tanti riflessi ha prodotto sull’economia e sulla salute umana. E’ necessario raccogliere proprio in questo momento quello che di positivo esiste e certamente “l’economia del mare” costituisce uno dei più importanti assi di sviluppo per la città di Taranto: dal Mar Grande con le prospettive dell’area portuale, sia in termini di traffici mercantili che turistici, al Mar Piccolo, da sempre culla della mitilicoltura.
Tralasciando le problematiche ambientali che interessano al momento soprattutto il primo seno del Mar Piccolo, nella speranza che possano essere avviate al più presto a risoluzione, il progetto SMMIET ha evidenziato come nell’area costiera di Taranto il secondo seno del Mar Piccolo e le aree di Mar Grande possano essere di base per la valorizzazione delle produzioni, con azioni di monitoraggio, qualificazione e marketing tese a garantire i prodotti sia dal punto di vista della sicurezza alimentare che della qualità nutrizionale.
Accanto a tutto questo è ormai urgente raccogliere le sollecitazioni che vengono da più parti per il rilancio del settore: emersione dal sommerso, risoluzione definitiva dei problemi di concessione, riorganizzazione del sistema produttivo, approdi, centri di stabulazione e spedizioni e quant’altro serve per promuovere la crescita del settore anche con iniziative collaterali di tipo turistico, gastronomico e pubblicitario. Una delle finalità del progetto è stata dunque quella di individuare le problematiche emergenti, avviando processi di messa in rete dei produttori e delle aree di allevamento, definendo strategie di qualificazione e valorizzazione della produzioni per una mitilicoltura certificata sia sotto l’aspetto produttivo che sanitario.
In questo contesto, è stato messo in evidenza il ruolo del CNR – IAMC di Taranto nell’avviare azioni di monitoraggio ambientale continuo su larga scala. Le analisi sia di tipo chimico che “nutrizionale” confermano la qualità dei mitili anche nel II Seno del Mar Piccolo, che si propone oggi come ambiente peculiare votato al rilancio della molluschicoltura tarantina. Altre azioni significative per gli sviluppi futuri sono:
1) l’individuazione all’interno della filiera di sistemi organizzativi in grado di valorizzare le produzioni;
2) l’avvio di programmi di informazione e comunicazione capaci di aumentare la fiducia dei consumatori;
3) la diffusione di sistemi di produzione compatibili con l’ambiente;
4) percorsi di formazione, aggiornamento e qualificazione per gli operatori del settore;
5) la predisposizione di strumenti per una corretta gestione delle aree demaniali di produzione.
Il percorso di valorizzazione, qualificazione e regolamentazione del comparto mitilicolo nasce come esigenza fortemente sentita dal sistema produttivo delle aziende, che ritiene quanto mai urgente operare per la difesa e il rilancio del settore affinchè lo stesso abbia il giusto riconoscimento e garantisca un effettivo aumento del reddito degli operatori orrelato a corrispondenti aumenti di produzione e occupazione.
E’ chiaro che il rilancio della mitilicoltura si inquadra nel problema generale della salvaguardia e valorizzazione dei Mari Di Taranto, soprattutto del Mar Piccolo per il quale manca ancora un progetto definitivo di interventi di risanamento e valorizzazione in chiave ambientale, culturale, turistica e produttiva. E’assolutamente urgente inserire nel piano strategico dello sviluppo della città un progetto dell’intero bacino del Mar Piccolo attorno al quale la città ritrovi la sua identità e nuove opportunità di rilancio economico in chiave ecosostenibile e di “blu economy”.
I risultati del progetto, pertanto, permettono di aprire uno spiraglio sul futuro della mitilicoltura tarantina, anche se è opportuno un continuo monitoraggio degli specchi acquei volto a prevenire in tempo reale fenomeni di degrado. Tracciabilità, controllo di qualità dell’ambiente e dei prodotti, introduzione del “marchio della cozza tarantina”, possibilità di idonea stabulazione dei mitili, ove necessaria, potrebbero essere azioni necessarie per il rilancio del settore mitilicolo.
Per realizzare questi obiettivi è necessario mettere insieme le varie rappresentanze territoriali nella certezza che l’ambiente marino, in particolare, non deve essere solo oggetto di politiche di salvaguardia, ma soprattutto di valorizzazione delle risorse. In questo senso occorre abbandonare le vecchie logiche assistenzialistiche attivando scelte coraggiose, ma condivise, che possano portare a una nuova visione strategica del territorio. Per questo è necessaria una rivoluzione di pensiero, tralasciando interessi personali e puntando su interessi collettivi.
Spesso la mitilicoltura tarantina è stata associata a termini quali abusivismo, inquinamento, scarsa capacità di marketing, etc. E’ giunto il momento che gli operatori del settore acquisiscano la coscienza che dal mare possono trarre il loro sviluppo, contribuendo anche alla rinascita economica della città, in termini di nuova occupazione. I “mitilicoltori custodi e valorizzatori del mare” e del Mar Piccolo in particolare, potrebbe essere uno slogan appropriato.
Ovviamente tutti gli attori del territorio debbono concorrere, ognuno per la propria parte, al raggiungimento di questi obiettivi nella consapevolezza che insieme si è vincenti e si valorizzano le idee di tutti. In questo senso la ricerca scientifica rappresentata a Taranto da una istituzione storica quale l’Istituto CNR per l’Ambiente Marino Costiero (ex Talassografico) è in prima linea per offrire il supporto della ricerca scientifica per lo sviluppo del territorio.
Be the first to comment on "Il futuro della mitilicoltura tarantina – Articolo di Nicola Cardellicchio (Cnr)"