Ilva-Ue, PeaceLink: «Auspichiamo fondi speciali per Taranto»

peacelink ueLa premessa è che «aiutare Taranto, aiutare i lavoratori dell’Ilva non è vietato dalle norme europee. Quello che vietano le norme europee è l’aiuto alle aziende». Gli aiuti di Stato, dunque i soldi pubblici destinati dal governo italiano al siderurgico più grande d’Europa, sono nel mirino della Commissione europea.

Domani la Commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager riferirà sulla proposta di apertura di un’inchiesta per valutare la legittimità del prestito ponte da 300 milioni di euro accordato a dicembre all’Ilva e degli interventi per 800 milioni previsti dalla legge di stabilità del 2016. «Un passo molto importante» sottolineato da Alessandro Marescotti di Peacelink in conferenza stampa, in attesa che la Commissione europea decida se «formalizzare la procedura d’indagine». La decisione è attesa a giorni da Bruxelles.

È stata la stessa PeaceLink «a segnalare un anno e mezzo fa le azioni di aiuto all’Ilva», ha ricordato Marescotti. Grazie anche al contributo di Antonia Battaglia che, negli ultimi giorni, è stata oggetto di accuse «lanciate da alcuni politici e sindacalisti» per il suo ruolo di referente in Europa, cioè di «pedina nelle mani delle multinazionali straniere». Accuse rispedite al mittente dalla stessa Battaglia in collegamento telefonico dal Belgio. «La Commissione europea non ce l’ha con l’Italia, né PeaceLink a Bruxelles cerca di bloccare l’Ilva per favorire altri come è stato detto: quello che interessa è che questi aiuti di Stato vengano spesi per abbattere l’inquinamento a Taranto nel rispetto della vita dei cittadini e dei lavoratori».

La Battaglia ha poi ricordato che in questi mesi «portando avanti la questione della procedura d’infrazione sugli aiuti di Stato, abbiamo fatto un lavoro incrociato con la Commissione ambiente per dimostrare che questi soldi non servono a completare i lavori dell’Aia. La situazione ambientale dentro e fuori l’Ilva è ancora estremamente grave e importante». Per questa ragione le due procedure vanno avanti «in maniera parallela e indipendente», anche se questa «è un’inchiesta che ha assunto un carattere politico con il contrasto tra Renzi e Junker». Con il nuovo decreto approvato dal governo «sono nuovamente disattese le promesse», perché il termine fissato per il completamento dell’Aia è stato spostato al 30 giugno 2017 e perché «c’è la possibilità di riaprire il piano ambientale in caso di nuovo acquirente».

Peacelink auspica «l’utilizzo di fondi speciali per la città di Taranto, erogati attraverso lo strumento delle aree in forte declino industriale e sul quale lavoreremo nei prossimi mesi». Anche Fulvia Gravame ribadisce il concetto. «La posizione di PeaceLink è quella di usare i soldi dei contribuenti allo scopo di aiutare i lavoratori Ilva e la comunità locale. Usarli dandoli all’Iva significherebbe buttarli in un pozzo senza fondo. Utilizzando la Cassa Depositi e Prestiti si verrebbe meno a vincoli di legge a tutela del risparmiatore».

Marescotti ha ricordato che «gli aiuti di Stato sono vietati dal Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) per evitare che venga falsata la concorrenza». Ciò significa che Peacelink «non sta ostacolando l’aiuto a Taranto, anzi, lo sta auspicando». Un aiuto soprattutto ai bambini. Lo studio Sentieri ha certificato un eccesso del 54% di tumori nei bambini a Taranto rispetto alla media regionale. Mentre da uno studio Iesit sulle allergie pediatriche a Taranto e provincia, si può notare che il tasso di ricoveri si concentra soprattutto in città. «Questo non è sfrenato populismo. È il primo campanello d’allarme».

Nicola Sammali

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