Legambiente: “Buona l’azione dei governatori per stoppare le trivelle”

trivellazioni-petrolifere«È ora di passare dalle parole ai fatti per fermare la corsa all’oro nero. Per questo accogliamo con favore la decisione presa oggi dai governatori di Puglia, Molise, Basilicata, Abruzzo, Marche e Calabria di richiedere il referendum contro le norme pro trivelle approvate dall’attuale Governo e dai precedenti, a partire dall’articolo 38 dello Sblocca Italia».

Questo il commento di Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, e Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, a margine della conferenza stampa organizzata in Fiera del Levante questa mattina per dire “no” alle trivellazioni in Adriatico e Ionio, a cui hanno partecipato, oltre al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, i governatori di Molise, Basilicata, Abruzzo, Marche e Calabria e i rappresentanti delle associazioni ambientaliste.

 «Da tempo abbiamo chiesto una posizione chiara a favore dei territori – continuano Zampetti e Tarantini – Per dimostrare la forza delle comunità è necessario mettere in campo tutti gli strumenti politici e amministrativi a diposizione delle Regioni per dire “no” al petrolio, compresa la richiesta di un referendum abrogativo delle norme pro trivelle. Il risultato di oggi è senz’altro importante e lancia un segnale politico chiaro, visto che fino ad ora il Governo non ha mai accolto le istanze del territorio di fermare le estrazioni petrolifere in mare e a terra. Serve però anche un impegno concreto delle amministrazioni a chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Sono stati diversi, infatti, negli ultimi mesi i pareri positivi rilasciati dai ministeri competenti alle richieste delle compagnie petrolifere».

Nel corso dell’incontro Legambiente ha lanciato un ulteriore invito alle amministrazioni regionali: «Ai presidenti delle Regioni presenti ribadiamo un aspetto per noi non trascurabile: si esce dal petrolio non solo fermando le trivelle ma proponendo e praticando con convinzione un modello energetico e di sviluppo diverso, efficiente e rinnovabile, che punti sulle aree protette come elemento di eccellenza territoriale e apra prospettive di nuovi settori produttivi e con importanti ricadu­te anche occupazionali, oltre che ambientali. Su questo ci auguriamo di vedere fin da subito unimpegno concreto da parte dei governatori che oggi si sono impegnati a tutelare il loro territorio dalle trivellazioni petrolifere».

Legambiente ricorda che le riserve certe di petrolio presenti sotto i mari italiani sono assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese, ma a fronte di questi quantitativi irrisori di greggio – che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane – si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine.

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