Ilva, si studiano le mosse

ILVA: PROCURA INVIA A CONSULTA RICORSO CONTRO DLLa situazione è in una fase di stallo: le due parti studiano le proprie mosse, in attesa di sferrare un nuovo colpo all’avversario. Perché al di là di quello che sostiene il procuratore capo della Repubblica di Taranto Franco Sebastio, che durante la Giornata delle Bonifiche organizzata dal commissario straordinario Corbelli ha affermato che non c’è alcuno scontro tra la Procura di Taranto e il governo, è fin troppo evidente che la vicenda dell’Ilva è diventata terreno di scontro politico, dialettico, giudiziario e che conferisca ai tanti protagonisti una vetrina nazionale ed internazionale altrimenti insperata.

Abbiamo sentito informalmente l’azienda per capire se ci sono novità in merito alla situazione dell’Afo2 e ci hanno risposto che stanno valutando il da farsi con l’ufficio legale. Per il momento l’impianto continua a marciare. Vedremo cosa accadrà nelle prossime ore”. Questo quanto affermato dal segretario territoriale della Fim Cisl di Taranto Mimmo Panarelli, riferendosi alla richiesta inoltrata lunedì sera dal custode giudiziario dell’altoforno 2 dell’Ilva, Barbara Valenzano, che intima all’azienda di riprendere le procedure di spegnimento in sicurezza dell’impianto sottoposto a sequestro senza facoltà d’uso nell’ambito dell’inchiesta sull’incidente costato la vita al 35enne operaio Alessandro Morricella.

La Valenzano ha chiesto inoltre all’Ilva di essere informata entro il 24 luglio in merito alla realizzazione delle opere per procedere alle attività di spegnimento. Secondo quanto indicato dal custode giudiziario, che lunedì si è presentato nello stabilimento alle ore 13 per uscirne alle 19.30 dopo la redazione di un verbale di accesso in fabbrica, il sequestro dell’impianto viene ritenuto ancora in vigore anche se il governo ha approvato un decreto che ne sospende gli effetti. Il gip Martino Rosati nei giorni scorsi ha sollevato questione di legittimità rinviando gli atti alla Corte Costituzionale. Oggi è previsto, intanto, un vertice negli uffici della procura generale di Lecce tra il procuratore generale Vignola, il procuratore di Taranto Sebastio, il presidente del tribunale di Taranto e presidente dell’ufficio gip-gup di Taranto proprio per valutare se, in attesa della decisione della Consulta, debba essere concessa o meno la facoltà d’uso dell’impianto.

Lo scontro in atto tra Procura e azienda in corso a Taranto non ci interessa, perché ancora una volta i lavoratori, l’impresa ed il territorio stesso rischiano di pagare delle dure conseguenze”. Lo afferma in una nota Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm, a proposito del “braccio di ferro tra il custode giudiziario che chiede di nuovo lo stop dell’altoforno 2 dell’Ilva e l’azienda che si dichiara in regola perché un decreto legge del Governo le consente di operare anche con l’impianto sequestrato”. “Se cessa di produrre l’impianto siderurgico nella città ionica – continua Ghini – non solo si dà il colpo di grazia all’intera economia pugliese, ma si arresta il processo di crescita della produzione industriale del Paese, dato che il settore siderurgico ne rappresenta il cuore”. “È ora di finirla con azioni autolesionistiche che – conclude – feriscono gli interessi competitivi dell’Italia. Occorre fare pace con sé stessi e far convivere produzione con sicurezza ambientale”.

No al caos istituzionale”: così il segretario generale della Uilm di Taranto, Antonio Talò, commenta in una lettera aperta inviata al premier Renzi e ai ministri Galletti, Poletti e Guidi, il braccio di ferro tra governo e magistrati sul sequestro dell’altoforno 2 dell’Ilva. “Il malessere diffuso tra i lavoratori – osserva Talò – è tale, che in mancanza di una manifesta determinazione dell’esecutivo che si è assunto, attraverso la legge, l’inviolabile onere di tracciare la via d’uscita da questo pericoloso impasse, ci adopereremo inevitabilmente a manifestare presso le sedi in indirizzo con ognuno e per i diritti di ciascuno”. Secondo il sindacalista “appare evidente, da quanto nostro malgrado si evince, che otto dispositivi di legge non sono bastati ad assicurare un percorso, seppur faticoso, di ritorno alla normalità di una città e di una fabbrica, così come definita strategica e di interesse nazionale. Un percorso di ritorno al diritto, cui lavoratori e cittadini da anni auspicano”. Per questo “mai come adesso urge un chiaro e definitivo sforzo di azione istituzionale volto ad assicurare non la divisione, ma l’unità di intenti, nel pieno rispetto di ognuno, senza conflitti tra poteri, senza ulteriore burocrazia che rallenterebbe ulteriormente, probabilmente fino ad annullare – conclude Talò – l’unica via rivelatasi perseguibile, ambientalizzazione, bonifiche e rilancio industriale”.

 

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