Quale futuro per l’Arsenale di Taranto?

arsenaleLa R.S.U. di Marinarsen Taranto e le organizzazioni sindacali territoriali di categoria di Taranto, manifestano grande disappunto per la riorganizzazione degli Arsenali della M.M. Che secondo quanto affermano in una nota congiunta, risulta scollegata da un puntuale piano industriale in cui si definiscano “le attività lavorative per i prossimi 10 anni; i tempi e le risorse economiche ed umane che assicurino la capacità di interventi manutentivi e il ricambio generazionale con l’indispensabile passaggio delle competenze; la formazione e l’acquisizione del know-how relativamente alle nuove UU.NN.; tempi certi e risorse per la conclusione del piano Brin”.

Questa riorganizzazione, denunciano i sindacati, “è figlia della spending review, nasce con l’idea di risparmiare, di valorizzare il ruolo del personale civile, pur con l’esigenza di tagliare gli organici per rendere gli Enti Stabilimenti più flessibili e snelli. Si assiste così ad una riduzione degli organici civili in presenza, però, di una parcellizzazione artificiosa delle attività, che comporta una pletora di sezioni/nuclei/settori, spesso affidati (a dispetto delle leggi) a responsabili militari, ufficiali e sottufficiali: dov’è il risparmio, dunque?”.

Ulteriore preoccupazione per i sindacati di categoria, nasce “dai segnali poco chiari che giungono dal Governo, che ha appena presentato il “libro bianco”, col quale si delineano funzioni e ruolo che dovranno caratterizzare lo strumento militare, in contraddizione con la riforma attuale, legge 244/2012, per altro non ancora ultimata: negli schemi dei decreti legislativi discendenti dalla legge 244/2012 è sancita la valorizzazione del personale civile e in vari documenti proposti dallo S.M.D. è stata chiaramente espressa la volontà di internalizzare (nell’ottica del risparmio e dell’autonomia di interventi di riparazione) una serie di attività di manutenzione del Naviglio e dei servizi, nonché prevedere permute e mettere in competizioni fra loro gli Arsenali; nel libro bianco, invece, al para. 280, si ipotizza la possibilità non solo di esternalizzare alcune attività, ma addirittura di cedere pezzi di lavorazioni prevedendo anche la cessione del personale (nell’ottica di perdere autonomia e non poter più calmierare i costi delle riparazioni)”.

L’efficienza di enti/comandi/stabilimenti della Difesa, “indispensabile per la sicurezza del Paese e per i programmi militari a cui partecipa l’Italia con altre nazioni, (per la sicurezza del mediterraneo, compresa l’emergenza migranti), la si potrà raggiungere se verranno definiti dettagliati piani industriali, che ne articolino le attività, gli organici e le risorse economiche sia per il tourn over, che la formazione, nonché, per quanto riguarda l’Arsenale MM di Taranto, per l’immediata ultimazione del piano Brin” affermano ancora i sindacati.

Capovolgere la piramide, discutendo di nuovi schemi organizzativi, senza piano industriale , rischia di diventare puro esercizio accademico. Pur tuttavia questa R.S.U. e le OO.SS. Territoriali, – concludono la loro nota congiunta CGIL FP, UIL PA, Conf. SAL UNSA, FLP DIFESA, UGL INTESA – non rinunceranno a confrontarsi sulle ipotesi riorganizzative, mantenendo alto il confronto e la mobilitazione e invitando la parte politica territoriale e nazionale a fare chiarezza sul piano industriale e sulle risorse umane ed è economiche per realizzarlo”.

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