Porto, ultimatum della TCT – Due settimane per capire il da farsi

Porto di Taranto

Il-porto-di-TarantoTARANTO – Il risultato non è quello sperato alla vigilia: tutt’altro. Al termine dell’incontro sul porto di Taranto svoltosi ieri a Roma a palazzo Chigi e presieduto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a cui hanno preso parte il presidente dell’Autorità portuale, Sergio Prete, rappresentanti della società Taranto Container Terminal (TCT), tra cui esponenti dell’azionista di maggioranza Hutchison Port Holdings, gruppo con sede ad Hong Kong, e della taiwanese Evergreen, Palazzo Chigi ha diramato una nota di pochissime righe: “Il Governo rileva che permangono punti di divergenza sul cronoprogramma dei lavori. Governo, Autorità e società Taranto Container Terminal (TCT) hanno convenuto di avviare un tavolo tecnico con il ministero del Lavoro sugli ammortizzatori sociali”.

Al di là delle note ufficiali, che dicono tutto e niente, la questione sta in questi termini. La società TCT (composta da Hutchinson Whampoa (50%), Evergreen (40%) e Gsi (gruppo Maneschi, 10%), ha chiesto al Governo di fare pressioni sul ministero dell’Ambiente per accelerare l’iter di alcune autorizzazioni mancanti: in particolar modo per quanto concerne il progetto della diga foranea. La società ha dato due, massimo tre settimane di tempo al sottosegretario Delrio per ricevere risposte in tal senso: in caso di riscontri positivi, farà partire gli investimenti a suo carico; altrimenti la presenza di TCT ed Evergreen (che nel settembre del 2011 spostò nel porto del Pireo due linee su quattro del traffico merci) a Taranto si rischierà di ricordarla soltanto nei libri di storia.

Tra l’altro, legato a doppio filo alla presenza degli azionisti a Taranto e agli investimenti futuri, è il destino dei 570 lavoratori impiegati nel Taranto Container Terminal, la cui cassa integrazione straordinaria scade il 28 maggio, senza dimenticare l’indotto su cui gravitano le attività del porto pugliese. Come ad esempio quelle degli autotrasportatori, che negli ultimi anni hanno visto crollare la propria attività sul terminal pugliese. Il rinnovo della CIGS infatti sarà concesso soltanto se la società ottempererà all’80% degli investimenti previsti, ammontanti ad un totale di 7 milioni di euro. Intanto, il sottosegretario Delrio si è fatto carico della vertenza dei lavoratori della TCT presso il ministero del Lavoro.

Per quanto concerne la realizzazione della diga foranea, il cui intervento prevede la realizzazione di un tratto di diga foranea, prevista nel Nuovo Piano regolatore del Porto di Taranto, a protezione del porto fuori rada, il bando europeo non è stato ancora pubblicato e si proverà a capire i tempi tecnici affinché ciò avvenga nel minor tempo possibile. Il tratto da realizzare ha la funzione di migliorare la protezione dal moto ondoso della darsena polisettoriale e dei relativi accosti. Per i lavori sono stati stanziati 14 milioni di euro (Fondi Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – PON Reti e Mobilità 2007/2013): secondo l’Accordo del 2012 lo scorso autunno sarebbe dovuto essere pubblicato il bando di affido dei lavori.

Non è un caso se la TCT ha chiesto di accelerare l’iter delle autorizzazioni proprio su questo progetto: stando ad alcune indiscrezioni che abbiamo riportato più volte nelle ultime settimane, pare infatti che l’intervento potrebbe essere realizzato dalla stessa TCT e poi “consegnato” all’Autorità Portuale: il termine dei lavori, supererebbe di alcuni mesi il termine ultimo previsto nell’ultimo crono programma sottoscritto mesi addietro, ovvero giugno 2016.

Infine, il traffico internazionale e locale dei container rimane al palo. All’Autorità Portuale infatti, era stato detto che le risposte di Evergreen in merito alla ripresa di una minima attività del traffico merci locale, sarebbero arrivate al termine del capodanno cinese, che pur continuando per mesi, termina ufficialmente giorno 15. Dopo quanto dichiarato ieri dagli azionisti, è chiaro che quella del carnevale altro non era che una banale scusa per prendere tempo in vista del vertice romano. Intanto i container continuano ad essere dirottati in quel di Bari. Dal 1 gennaio infatti, non è arrivato un solo container. Tra poche settimane capiremo, si spera definitivamente, quale sarà il destino del porto di Taranto.

Gianmario Leone

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