Porto di Taranto, il Tar sblocca i dragaggi

porto di tarantoIl Tar di Lecce ha respinto ieri la richiesta di sospensiva avanzata con altrettanti ricorsi da due imprese, Grandi Lavori Fincosit e Piacentini (seconda e undicesima in graduatoria), in merito alla gara per l’affidamento dei lavori per i dragaggi al porto di Taranto. La contestazione riguardava una serie di aspetti tecnici dell’offerta formulata dalla ditta Astaldi, vincitrice della gara (uno dei principali general contractor italiani e tra i primi 100 a livello mondiale nel settore delle costruzioni, in cui opera anche come promotore di iniziative in project finance e concessione. Quotata in Borsa dal 2002, ha chiuso il 2013 con un portafoglio ordini superiore ai 13 miliardi di euro, un fatturato consolidato di oltre 2,5 miliardi e più di 9.500 dipendenti).

Lo scorso 27 novembre infatti, l’Autorità Portuale di Taranto aggiudicò all’impresa Astaldi di Roma, prima classificatasi nel bando di gara europeo, i lavori per l’intervento “di dragaggio di 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti in area Molo Polisettoriale e per la realizzazione di un primo lotto della cassa di colmata (l’opera a mare dove i fanghi vengono depositati) funzionale all’ampliamento del V sporgente” del porto di Taranto.

Alla base di gara, alla quale parteciparono 11 concorrenti singoli e in associazioni temporanee di’impresa nazionali e comunitari, era stato posto un progetto definitivo per 72,18 milioni di euro di cui 279mila euro per oneri inerenti l’attuazione dei piani di sicurezza: l’offerta economica di Astaldi è stata pari a 51,87 milioni di euro più 279mila euro per l’attuazione dei piani di sicurezza. Inoltre il tempo offerto per l’esecuzione dei lavori è pari a 327 giorni solari su 670 giorni previsti in progetto posto a base di gara. Oltre ai lavori infrastrutturali di approfondimento da -14,0 a -16,5 metri dei fondali della darsena del Molo Polisettoriale, l’intervento prevede la bonifica dei sedimenti contaminati nel bacino portuale.

Dopo il pronunciamento del Tar di Lecce, l’Autorità portuale di Taranto può dunque firmare il contratto con l’impresa che si è aggiudicata i dragaggi e sbloccare l’avvio dei lavori. Nei prossimi giorni, l’Astaldi potrà dunque avvierà la progettazione esecutiva dell’intervento propedeutica all’inizio dei lavori. Entro ottobre 2015 è previsto il completamento di un primo lotto di lavori idoneo per l’utilizzo da parte del terminalista Taranto Container Terminal (TCT). E’ bene inoltre ricordare che il lavoro aggiudicato alla Astaldi è complementare al lavoro, già in corso di esecuzione, appaltato per la riqualificazione della banchina del Molo Polisettoriale al fine dell’approfondimento dei fondali di 2,5 metri.

Dopo un lunghissimo e tortuoso iter di approvazioni e autorizzazioni dunque, si intravede la luce in fondo al tunnel per i dragaggi del porto di Taranto: lavori che si attendono da quasi 20 anni. Il 12 maggio scorso venne inviato alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il bando per l’affidamento dell’appalto. Rispettato dunque il calcolo che prevedeva dai cinque ai sei mesi per espletare la gara di appalto. L’importo complessivo dell’appalto ammontava a poco più di 72 milioni di euro. Il 25 febbraio dello scorso anno invece, il ministero dell’Ambiente rilasciò il decreto di VIA: soltanto la settimana precedente era arrivato il via libera da parte della Regione Puglia, sul piano della validazione tecnica, del progetto messo a punto dalla società Sogesid (quello preliminare, datato 2010, è stato infatti rivisto in più punti durante l’iter di VIA e VAS). Il costo dell’intervento previsto dall’accordo del 2012, era invece di 83 milioni di euro così ripartiti: 7,6 milioni arriveranno dal ministero dell’Ambiente, 17,1 milioni dalla Regione Puglia attraverso la delibera C.I.P.E. n.87, 40,1 milioni dall’Autorità Portuale (Fondi Propri + PON Reti e Mobilità 2007/2013) e 18 milioni (Fondi Propri rif. nota 9559 del 7.10.2013).

Al termine dei lavori, i fondali avranno una profondità di 16,50 metri per un tratto di 1,2 chilometri di banchina che consentirà l’attracco delle portacontainer da 14mila TEU. L’obiettivo era di terminarli entro il 31 dicembre del 2015, ma è chiaro che questa scadenza non sarà rispettata del tutto. Tra l’altro, leggendo le 15 pagine del provvedimento di VIA del ministero dell’Ambiente, bisognerà fare, cosa che ci auguriamo di cuore, le cose per bene. Sono infatti ben 26 le prescrizioni della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS. Quattro quelle del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Tantissimi i controlli affidati ad ARPA Puglia per seguire passo dopo passo tutte le varie operazioni previste. Gli interventi del progetto di dragaggio della Darsena Polisettoriale, avranno infatti soprattutto una valenza di bonifica ambientale (e non solo commerciale) mediante la rimozione dei sedimenti contaminati al di sopra dei limiti di intervento (presenti fino ad una quota media di 15,50m). In particolare, si è reso deciso di trattare in modo diverso i sedimenti non contaminati e quelli non caratterizzati, da quelli contaminati e, all’interno di questi ultimi, di trattare con maggiore cautela quelli pericolosi.

Nell’ambito della caratterizzazione dei sedimenti, sono state riscontrate due aree con presenza di sedimento pericoloso, da rimuovere preventivamente prima dell’avvio di qualsiasi altra attività lavorativa, mediante l’utilizzo di macchine e procedure che minimizzano il rischio di dispersione nell’ambiente di tali sedimenti. I volumi dei sedimenti pericolosi sono pari a 1.987 mc nella darsena del polisettoriale, alla progressiva 1.000 m dalla radice, e pari a 7.390 mc a circa 330 m dalla costa ed in asse con il marginamento della cassa di colmata. I lavori però, saranno tutt’altro che semplici e brevi. Già nella richiesta inviata al ministero lo scorso 18 gennaio dello scorso anno, si sosteneva come dei 2,3 milioni di metri cubi di sedimenti da dragare, parte sono “contaminati” (circa 420.000 mc). L’intera area portuale infatti, rientra nel SIN (sito di interesse nazionale) di Taranto e Statte.

Infine, è chiaro che il dragaggio vero e proprio non potrà avere inizio se prima non si saranno completati i lavori per la vasca di colmata, opera a mare nella quale depositare i fanghi del dragaggio. Il problema, ancora una volta, è che con i tempi ancora non ci siamo. Visto che non è stato ancora bandito l’appalto di gara: per questo nell’ultima riunione al DISET del 25 febbraio dello scorso anno, è stata valutata la possibilità di utilizzare, in alternativa alla vasca di colmata per il terminal container, quella che è in fase di costruzione da parte dei soggetti promotori della piastra logistica. Quest’ultima vasca, per la quale si prevedono 15 mesi di lavori, verrebbe, infatti, completata prima di quella prevista nel pacchetto delle opere del terminal container: ovvero entro l’estate del 2015. Ma al momento si tratta soltanto di un’idea. L’importante, adesso, è iniziare i lavori. E realizzarli nel rispetto delle regole e dell’ambiente.

Gianmario Leone

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