Monitoraggio del mar Piccolo, un progetto lungo tre anni

Bonifiche Taranto Mar Piccolo

Mar-PiccoloTARANTO – Il progetto “M.O.P. – Monitoraggio Mar Piccolo per il contrasto ai reati ambientali con infrastrutture di videosorveglianza di tipo evoluto”, fu approvato ben tre anni fa: era il 9 novembre 2011 quando il Comitato di Valutazione presieduto dall’Autorità di Gestione, presieduto dal Prefetto Nicola Izzo, dette l’ok ad una serie di progetti (tra cui quello sul Mar Piccolo), attraverso un finanziamento complessivo che superava i 18 milioni di euro (come riportato all’epoca anche dal sito inchiostroverde.it).

Risorse ottenute grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) – Fondi Strutturali relativi alla programmazione 2007/2013, il cui programma riguardava la “Sicurezza per la libertà economica e d’impresa”, con l’obiettivo di “Tutelare il contesto ambientale”. Il finanziamento totale del progetto attraverso l’utilizzo di risorse pubbliche, ammontava a 363.191,52 euro, di cui 246.824 euro dell’Unione europea e 116.366 euro dal Fondo di Rotazione – Cofinanziamento nazionale (anche se la pagina del ministero dell’Interno dedicata al progetto riporta un finanziamento totale di € 493.750,00). Due i soggetti incaricati del progetto: come programmatore il ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza, soggetto attuatore il Comune di Taranto.

Priorità del progetto l’“Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale”; obiettivo generale il “Promuovere una società inclusiva e garantire condizioni di sicurezza al fine di migliorare, in modo permanente, le condizioni di contesto che più direttamente favoriscono lo sviluppo”; obiettivo specifico “Garantire migliori condizioni di sicurezza a cittadini e imprese contribuendo alla riqualificazione dei contesti caratterizzati da maggiore pervasività e rilevanza dei fenomeni criminali”.

I tempi di realizzazione prevedevano come data d’inizio l’1 aprile del 2012 e la sua conclusione al 31 dicembre 2012. Tutto questo lo si può ancora leggere sulla pagina web del progetto sul sito del “Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica”. Non è un caso se, nella parte inerenti i tempi, nei campi di inizio e conclusione effettiva del progetto ancora oggi si legga un laconico quanto eloquente “dato non disponibile”.

Non è dato sapere infatti cosa sia accaduto in questi ultimi anni. Anche perché, stando sempre ai documenti in nostro possesso, il 21 dicembre del 2011, dunque poco più di un mese dall’approvazione del progetto, Prefettura, Provincia e Comune di Taranto, stipulavano un “Patto per la sicurezza della città di Taranto”, all’interno del quale l’articolo 2 sulla videosorveglianza prevedeva quanto segue: “Poiché l’impiego di strumenti tecnologici idonei a monitorare i siti considerati più a rischio può costituire un prezioso ausilio all’attività di polizia ed un efficace deterrente per alcuni comportamenti illeciti, le Parti si impegnano, per le rispettive competenze, ad  accelerare, ai fini del miglioramento della dotazione infrastrutturale di sicurezza urbana della città di Taranto che già comprende, nell’ambito del Progetto di Sistema a valere su fondi del P.O.N. Sicurezza 2007/2013 – Asse 1. – Obiettivo Operativo 1.1, un sistema di videosorveglianza, articolato in 33 postazioni”, tra cui “la realizzazione del Progetto Mar Piccolo, che prevede l’installazione di apparecchiature per la videosorveglianza ambientale del Mar Piccolo e delle aree adiacenti”.

Non solo. Perché sempre in quel patto, l’Art.17 (Verifica e durata) prevedeva che “le parti, con cadenza semestrale, provvederanno in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica alla verifica delle iniziative e degli impegni assunti in attuazione del presente Patto, al fine di garantire incisività e tempestività agli interventi programmati”.Eppure sono passati 3 anni. Ma la storia non finisce qui. Perché l’8 febbraio 2012 la Direzione Ambiente, Salute e Qualità della Vita del Comune di Taranto, pubblica un avviso di selezione “finalizzato all’individuazione di operatori da invitare alla procedura negoziata per l’affidamento dell’incarico di progettazione esecutiva del Sistema di Monitoraggio Mar Piccolo per il contrasto ai reati ambientali con infrastruttura di video sorveglianza di tipo evoluto del Comune di Taranto di importo stimato non superiore ad € 15.000,00 (compresi tutti gli oneri, sia fiscali che previdenziali)”. La richiesta di candidatura andava presentata entro 13 giorni: ovvero il 21 febbraio 2012.

Poi, il 12 settembre del 2012, veniva presentato un progetto esecutivo a firma dell’ing. Edorardo Celiberti, riguardante “L’individuazione delle postazioni di ripresa” delle telecamere. Al punto 1, “Criteri di individuazione dei punti di ripresa”, si legge che l’ubicazione delle postazioni è stata scelta e accuratamente identificata in funzione di alcuni obiettivi fondamentali del progetto: “monitorare le problematiche legate all’inquinamento delle acque del Mar Piccolo; acquisire informazioni utili alla pianificazione delle analisi periodiche per la valutazione dell’inquinamento; acquisire informazioni utili alla pianificazione degli interventi di bonifica e recupero dell’area; stimare la quantità di prodotto ittico contaminato ed evitare la sua immissione sul mercato; impedire l’impianto di nuovi allevamenti di mitili nel primo seno del Mar Piccolo; assicurare la vigilanza continuativa del Mar Piccolo per identificare tempestivamente e contrastare i fenomeni di abusivismo imprenditoriale in campo ittico; contrastare la pratica della pesca di frodo con utilizzo di materiale esplosivo; individuare nuove aree di mitilicoltura avviando contestualmente la regolarizzazione delle concessioni”.

Nel progetto esecutivo, il sistema di videosorveglianza evoluta del Mar Piccolo consiste in una rete di 9 postazioni di ripresa, distribuite nell’area del 1° e del 2° Seno del Mar Piccolo. Le 9 postazioni di ripresa, dotate complessivamente di 5 telecamere a visione diurna/notturna e 9 telecamere termiche, hanno lo scopo di monitorare tutto lo specchio d’acqua e la linea di costa del 1° seno del Mar Piccolo, ovvero l’area più a rischio, e parte dello specchio d’acqua e della linea di costa del 2° seno. Oltre alle predette 9 postazioni di ripresa fisse, il sistema di  videosorveglianza prevede anche una postazione di ripresa mobile, a bordo di una motovedetta della Capitaneria di Porto di Taranto. “Questa postazione di ripresa mobile completerà il sistema rendendolo più flessibile e più efficiente al fine di monitorare qualsiasi punto del Mar Piccolo. Le postazioni tecnologiche di ripresa consentiranno, quindi, di aumentare il livello di controllo del Mar Piccolo ottimizzando al contempo l’impiego di risorse umane deputate alla sicurezza del territorio”, si legge nel progetto.

Le postazioni individuate per il I seno furono le seguenti: ristorante “Al Gambero” (1 telecamera di osservazione e 1 telecamera termica); Mercato Ittico (1 telecamera termica); Torre di Segnalamento nelle adiacenze del ristorante “Al Faro” (1 telecamera termica); viale Citrella Malvasea presso un palo di nuova realizzazione (1 telecamera termica); un traliccio dell’Arsenale Militare (1 telecamera di osservazione e 1 telecamera termica); Circolo Sottufficiali Marina Militare lastrico solare Foresteria (1 telecamera di osservazione e 1 telecamera termica); Castello Aragonese albero Torre Sud (1 telecamera di osservazione). Queste invece le postazioni di ripresa sul II seno del Mar Piccolo: Ponte Punta Penna palo illuminazione pubblica (1 telecamera di osservazione e 1 telecamera termica) e Parco Cimino, Molo adiacente Palo illuminazione pubblica (2 telecamere termiche).

Tre anni per un progetto del genere, quando tutto era praticamente pronto già a settembre 2012, paiono “leggermente” troppi. A maggior ragione poi se parliamo del Mar Piccolo, un sito che avrebbe dovuto avere tutte le attenzioni possibili da parte delle istituzioni (e della società civile) già da diversi anni, se non decenni. Magari, se questo progetto fosse partito per tempo, anche lo studio redatto da ARPA Puglia e CNR sui sedimenti inquinati del I seno e sullo stato reale del Mar Piccolo avrebbe potuto usufruire dei dati registrati dalle telecamere. Più di qualcosa dunque non ha funzionato o non è andata per il verso giusto. Magari le istituzioni spiegheranno il perché questa mattina in conferenza stampa. Del resto, la speranza è l’ultima a morire. O no?

Gianmario Leone (TarantoOggi, 27.11.2014)

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