Trivelle, “Sblocca Italia”: Giunta regionale valuta ricorso a Corte costituzionale

BARI – La Giunta regionale pugliese ha dato mandato – nel corso della discussione odierna – all’Avvocatura regionale di verificare la possibile impugnazione davanti alla Corte costituzionale delle norme che consentono le trivellazioni per le ricerche di idrocarburi nei mari antistanti le coste, contenute nel decreto legge 133/14, il cosiddetto “Sblocca Italia”.

16101-1-il-consiglio-regionale-puglieseQuesta mattina in Consiglio regionale, su iniziativa del presidente Introna, si è tenuto un confronto allargato ai parlamentari pugliesi, sulla politica nazionale di sfruttamento di giacimenti terrestri e marini di gas e petrolio contenuta nel decreto “Sblocca Italia” del Governo nazionale, e in procinto di essere convertita in legge.

Nodo centrale della discussione, gli articoli 36, 37 e soprattutto 38 (“Semplificazione Idrocarburi”) che riconosce interesse strategico e carattere di pubblica utilità e urgenza alle attività legate allo sfruttamento di gas e petrolio nei fondali marini. Argomento sul quale “da tempo il Consiglio regionale si batte in prima linea” come ha ricordato lo stesso Introna “e che ha portato all’approvazione all’unanimità di un ordine del giorno che invita tutti Consigli regionali a promuovere un ricorso alla Corte Costituzionale delle norme del decreto che di fatto espropriano le Regioni delle competenze legislative concorrenti, costituzionalmente riconosciute in materia energetica”.

Il documento impegna inoltre la Giunta regionale pugliese – ha aggiunto il presidente Introna – ad intervenire presso il Governo nazionale, per modifiche del decreto legge ‘coerenti con la tutela costituzionale della legislazione concorrente in materia energetica’. All’incontro, che coincide oggi con la mobilitazione nazionale organizzata dalle associazioni ambientaliste Legambiente, WWF, Greenpeace (presenti in aula), sono intervenute inoltre Italia Nostra, il movimento “No petrolio – Sì energie rinnovabili” e i comitati a tutela dell’ “Acqua bene comune”, che hanno presentato le proprie osservazioni al decreto, chiedendo l’abrogazione dell’articolo 38 e l’impegno concreto dei parlamentari presenti.

In chiusura il presidente Introna ha sottolineato l’importanza del confronto come momento imprescindibile per condividere e attuare interventi che hanno un duplice scopo: da un lato la difesa di un modello di sviluppo sostenibile, atto a tutelare il territorio, dall’altro l’impegno a proseguire la ricerca di una posizione unitaria, condivisa da tutti i Parlamenti regionali, per una moratoria nazionale e comunitaria delle estrazioni di petrolio nelle acque del Mediterraneo europeo.

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