Mar Piccolo, studio quasi pronto – L’11 aprile Arpa e Cnr dovrebbero presentare i risultati alla Cabina di Regia

cozze diossina taranto

nicola ungaroTARANTO – Sarà quasi certamente l’11 aprile il giorno in cui la Cabina di Regia istituita dal Protocollo d’intesa “per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto firmato a Roma il 26 luglio 2012”, conoscerà i risultati dello studio di ARPA Puglia, in collaborazione con CNR, Politecnico di Bari e Conisma, sullo stato reale in cui versa il bacino del I seno del Mar Piccolo.

Lo studio, che ha da tempo completato la prima fase, quella sulla “Predisposizione del modello di circolazione e risospensione dei sedimenti”, è in fase di ultimazione dati per quel che riguarda l’individuazione delle fonti ancora attive e le dimensioni del loro inquinamento: il termine previsto di chiusura dell’indagine era infatti stato previsto per ieri, 31 marzo. Lo studio fornirà un modello concettuale sito-specifico del sito e una stima del “rischio” ambientale associata alle varie opzioni di intervento ed indicherà le superfici del Mar Piccolo (in ettari) oggetto del/degli interventi di bonifica e/o MISE (messa in sicurezza d’emergenza), per i quali l’accordo del 2012 ha previsto una spesa totale 21.000.000 di euro (Delibera CIPE del 3 agosto 2012 n. 87).

E ieri, presso la sede dell’Autorità portuale di Brindisi, in occasione del convegno “Ambiente e salute nelle attività del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente: esperienze, nuove sfide e proposte operative”, preparatorio della Conferenza del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (che si terrà a Roma il 10 e 11 aprile), Massimo Blonda e Nicola Ungaro (nella foto, ndr), direttore scientifico e dirigente ambientale di Arpa Puglia, hanno fatto il  punto su tutte le attività che hanno caratterizzato la stesura dello studio (che sino ad ora è costato 780.000 euro): per i dati, come detto, bisognerà però attendere ancora qualche giorno.

L’intervento del dott. Ungaro è stato breve, ma molto articolato. Le varie attività condotto in oltre un anno e mezzo, hanno riguardato l’analisi geofisica dei fondali (in particolar modo sono stati effettuati prelievi anche e soprattutto in corrispondenza dei citri del I seno, tra cui il così detto “Citro galeso”, il più grande e collegato alla falda profonda), ed una mappatura biocenotica per studiare le biodiversità del bacino che ancora oggi, nonostante l’inquinamento presente nei sedimenti, presenta elementi di pregio ambientale (come peraltro sottolineato più volte negli ultimi due anni da diversi esperti del CNR).

E’ stato predisposto un modello geologico-morfologico, realizzato attraverso una caratterizzazione idrogeologica e dei corpi idrici sotterranei, che ha mostrato ancora una volta la problematica situazione in cui versa la falda superficiale, che in alcuni casi si è protratta sino alla falda profonda. Inoltre è stata messa a punto una modellazione della circolazione marina e del clima meteo marino del mar Piccolo: dove svolge un ruolo anche l’idrovora dell’Ilva, anche se Ungaro ha specificato che l’azione di prelievo di acqua da parte di quest’ultima “un effetto sulla circolazione lo ha, seppur non maggioritario, di cui bisognerà tener conto” (il che riporta sui giusti binari la questione inquinamento del I seno, dove in molti continuano inspiegabilmente a ritenere nullo o secondario l’apporto nocivo dell’Arsenale della Marina Militare e delle sue aree a terra, sostenendo la tesi secondo la quale anche l’inquinamento del mar Piccolo è unicamente da addebitare all’Ilva).

Lo studio ha ovviamente riguardato i sedimenti del fondale del bacino, le potenziali sorgenti primarie di contaminazione (per le quali sono stati effettuati campionamenti ad hoc sulle acque attraverso la tecnica del concentratore per acque ad alti volumi, proprio per stabilire con certezza la distribuzione dei contaminanti), i flussi di PCB in ingresso nel mar Piccolo e il rilascio di contaminanti da parte dei sedimenti (studiato in laboratorio attraverso i mitili stessi, per stabilire il tempo esatto in cui quest’ultimi accumulano gli inquinanti ed entro il quale gli stessi si decontaminano).

Infine è stata effettuata una caratterizzazione geotecnica, circa le possibili soluzioni di messa in sicurezza o di bonifica dell’area. A chiudere l’intervento del direttore scientifico di ARPA Puglia Massimo Blonda, che ha ricordato come questo studio è un qualcosa di unico per la sua complessità e precisione. Lo stesso lo ha infatti definito un approccio algoritmico di scenario, che cambia a seconda degli input dei vari interventi di bonifica (che potranno nel caso essere effettuati in diverse stagioni o addirittura in ore diverse del giorno) o della possibilità di “interventi zero” (ipotesi sulla quale siamo assolutamente a favore): poi, ha ricordato infine Blonda, sarà il proponente per la progettazione definitiva a scegliere attraverso questo modello, le soluzioni di intervento, che comunque saranno valutate, ed eventualmente approvate, da ARPA, CNR e Cabina di Regia. Infatti, è stata prevista l’indizione di un concorso di idee internazionale, che includerà lo studio di ARPA tra le metodologie di valutazione del possibile intervento. A breve, ne sapremo certamente di più.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 01.04.2014)

 

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