Amianto in Ilva, chieste condanne per 176 anni – Tra gli imputati anche Emilio e Fabio Riva

emilio rivaTARANTO – Il sostituto procuratore di Taranto Raffaele Graziano ha chiesto condanne per circa 176 anni a carico di ventinove imputati di omicidio colposo legato all’esposizione ad amianto e disastro ambientale: si tratta di ex dirigenti e direttori generali dello stabilimento siderurgico di Taranto Italsider/Ilva con riferimento sia all’era di gestione pubblica sia a quella privata (il gruppo Riva acquistò l’acciaieria dallo Stato nel 1995). La pena più alta, nove anni di reclusione, è stata chiesta per i manager dell’era pubblica Sergio Noce, Gianbattista Spallanzani ed Attilio Angelini, accusati di disastro ambientale e ventuno omicidi colposi, per la morte per mesiotelioma di operai venuti in contatto con fibre di amianto.

Sette anni, la richiesta di condanna per Giorgio Zappa, ex dg di Finmeccanica. Fra gli imputati anche il patron dell’Ilva Emilio Riva, suo figlio Fabio Riva e l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso per i quali il pm ha chiesto quattro anni e mezzo di reclusione. Secondo l’accusa, l’amianto fu usato in maniera massiccia nello stabilimento ed è ancora oggi presente in alcuni impianti Ilva. Nel corso degli anni gli operai non sono stati formati ed informati sui rischi dell’amianto, non hanno ricevuto sufficienti visite mediche e tutele per la loro salute entrando in contatto con la pericolosa sostanza che in molti casi ha causato malattie e morte. La sentenza è attesa per il 23 maggio. (Apc)

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