Concordia, uno studio per demolirla a Taranto

Porto di Taranto

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TARANTO – “Il porto di Taranto, nella zona compresa del Mar Grande, è ampiamente in grado di far approdare in tutta sicurezza la nave Costa Concordia sia che arrivi rimorchiata in assetto di galleggiamento o che arrivi sorretta da una nave-autoaffondante”. E’ quanto si legge nel documento preliminare per le operazioni di demolizione della Costa Concordia a Taranto inviato alla società di Londra incaricata di vagliare le candidature. Il documento è redatto dallo studio Severini, partner di “Smart Area”, la società consortile di Confindustria Taranto che si è candidata all’operazione.

Nell’analisi di fattibilità dell’intervento, viene anzitutto esaminato il luogo dove la Concordia dovrebbe essere smontata. La zona, compresa tra il terzo e quarto sporgente del porto industriale, ha un pescaggio di circa 25 metri, una lunghezza di banchina di circa 600 metri ed il suo specchio d’acqua è largo oltre 270 metri, dimensioni ritenute più che sufficienti a far attraccare lo scafo della “Costa Concordia” che, nella situazione attuale di galleggiamento, necessita di almeno 18,50 metri di fondale, circa 300 metri di lunghezza di banchina ed una larghezza di oltre 62 metri, comprensiva delle casse di galleggiamento aggiunte sulle fiancate dello scafo. Il progetto prende anche in considerazione il fatto che lo sporgente in questione è dato in concessione demaniale allo stabilimento Ilva.

A tal proposito nello studio di fattibilità si legge che “il suo strategico utilizzo consentirebbe di sortire notevoli vantaggi sia di natura economica allo svolgimento dell’operazione, che di natura logistica perchè le oltre 40.000 tonnellate di rottame d’acciaio ricavabili dalla demolizione possono essere facilmente veicolate al recupero siderurgico mediante i collegamenti ordinari che lo stabilimento Ilva possiede con il porto”. Inoltre, si legge ancora nello studio, nelle vicinanze del quarto sporgente, è insediato un impianto polivalente per il trattamento di rifiuti liquidi speciali e pericolosi provenienti da attività marittime e portuali. Una circostanza che esclude l’aggravio di costi, necessari invece in altri porti per la realizzazione di impianti ad hoc e rende immediatamente eseguibile, “e con grande affidabilità ambientale”, l’operazione di disarmo e bonifica preliminare. A completamento dell’analisi di fattibilità si legge che le imprese navalmeccaniche tarantine sono addestrate ad operare a bordo di navi simili alla “Concordia” e quindi sono in grado di effettuare le bonifiche e la “preparazione” preliminare allo smantellamento. Infine, a ridosso dell’area di cantiere sono disponibili aree adeguate ad ospitare le esigenze logistiche. Da parte dell’Ilva, che dovrebbe mettere a disposizione i suoi sporgenti per l’operazione Costa Concordia, al momento non ci sono valutazioni di merito. A quanto pare l’azienda, attualmente affidata ai commissari di governo, prima di pronunciarsi vorrebbe attendere il responso che gli organi tecnici, incaricati di vagliare le diverse candidature, per la demolizione della “Concordia” faranno sul porto di Taranto e sul quarto sporgente del siderurgico. Se questo giudizio sarà positivo, allora l’Ilva farà conoscere il suo parere che comunque non potrà prescindere da un elemento: la salvaguardia delle necessità operative dello stabilimento. (Agi)

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