Ilva, motivazioni Cassazione su dissequestro 8,1 miliardi Riva Fire

emilio rivaSono state depositate le motivazioni con cui i giudici della Sesta sezione penale della Cassazione lo scorso 20 dicembre hanno ribaltato il precedente provvedimento del Tribunale del Riesame di Taranto ed annullato il maxi sequestro da 8,1 miliardi di euro per beni, conti e quote societarie della holding Riva Fire spa, che controlla l`Ilva di Taranto, nell`ambito dell`inchiesta della procura ionica su disastro ambientale, inquinamento ed avvelenamento di sostanze alimentari. Per il gip di Taranto Patrizia Todisco, 8,1 miliardi è il profitto del gruppo Riva ottenuto evitando di aggiornare gli impianti nel corso di più di 18 anni di produzione, a spese dell`ambiente e della salute di operai e cittadini. I giudici della Suprema Corte hanno però dato ragione ai legali del gruppo Riva, avvocati Franco Coppi e Carlo Paliero, stabilendo che il denaro risparmiato da Ilva e di conseguenza dalla holding che la controlla (Riva Fire) non può essere ritenuto profitto in quanto non vi fu incremento patrimoniale. I giudici della Cassazione giungono ad un ragionamento inverso a quello del gip: non sono i reati ad aver causato il mancato investimento sugli impianti, ma il contrario: ci sono state nel corso degli anni “plurime omissioni di investimenti” che hanno generato o comunque contribuito a commettere i reati contestati agli indagati. Nel corso dei mesi, la Guardia di finanza aveva messo i sigilli a beni per quasi due miliardi. Dopo i sequestri, lo scorso settembre, il gruppo aveva annunciato la chiusura di diversi stabilimenti e la messa in libertà di circa 1.400 addetti. (Apc)

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