Le alghe, una risorsa per il futuro – Intervista al ricercatore Pierluigi Santoro

pierluigi santoro

TARANTO – La storia di Pierluigi Santoro è di quelle che colpiscono e inorgogliscono. Gli inglesi lo definirebbero un self made man (letteralmente un uomo che si è fatto da sé), in Italia è un giovane imprenditore e cervello in fuga. Laureato in Scienze e tecnologie agrarie, oggi 29enne, parte da Grottaglie a 18 anni per frequentare l’università a Firenze.

La città toscana è solo il trampolino di lancio di una carriera universitaria che decolla, nel vero senso della parola, verso l’Olanda. Qui Santoro riceve un assegno di ricerca dall’ateneo di Wageningen che gli permette di continuare a viaggiare, studiare e sperimentare in tutto il mondo, tra cui nella prestigiosa Tsinghua university in Cina.

Lo studioso è affascinato dalle alghe: le analizza per capire lo sviluppo della fitodepurazione delle acque reflue e la realizzazione di prodotti alimentari di larga diffusione. Innamorato della sua terra, lo incontro nella sede ionica dell’Università di Bari mentre segue un convegno. Qui mi parla di un progetto in cantiere: aprire un’azienda nella “sua” Grottaglie poche settimane dopo la realizzazione di un’altra impresa nei Paesi Bassi che sta nascendo grazie al contributo del governo olandese e che si occuperà della commercializzazione e la trasformazione delle alghe.

Santoro, cos’è Wat? 

«E’ l’acronimo di Water Alga Treatment ed è un progetto sviluppato grazie all’aiuto della Regione Puglia con il bando Bollenti Spiriti. Realizzeremo impianti di trattamento delle acque reflue attraverso le alghe e ne produrremo tipi diversi per utilizzo alimentare».

Le piante acquatiche potrebbero dare un contributo alla lotta alla fame nel mondo? 

«Sicuramente. Guardare al Nord Africa è un obiettivo, soprattutto in quelle aree dove c’è penuria di terreni fertili e di acqua».

Perché ha deciso di fare impresa in Sud Italia? 

«Il territorio ha grandi potenzialità inoltre, per questa produzione, è fondamentale il sole e al Sud non manca quasi mai. Questo prodotto è un’innovazione in agricoltura perché in un mondo in cui le proteine animali e quelle vegetali tenderanno a scarseggiare le alghe possono portare un importante apporto nutritivo».

La lentezza della burocrazia quanto influisce sulla nascita di nuove realtà economiche?

 «La differenza tra Italia e Olanda è grande. Imputo al nostro Paese di non essere del tutto trasparente e di avere meno concretezza rispetto alla nazione che mi ospita. Anche se quella che si realizzerà sarà una piccola impresa, voglio importare un modello professionale improntato sulla trasparenza, sull’affidabilità, sul lavoro duro e sugli obiettivi comuni. Credo che questo debba essere un modello da perseguire sia al Sud che al Nord Italia. La nostra non sarà una realtà innovativa solo tecnologicamente ma anche culturalmente».

Spesso si parla male del Sud però in Puglia è riuscito a realizzare un suo obiettivo. 

«Io sono fortemente legato a questa terra. Nonostante abbia viaggiato in tutto il mondo torno sempre a casa. Questa regione spicca tra quelle del Mezzogiorno per le politiche giovanili. Credo che si debba continuare in questa direzione, affinandole maggiormente. Sul territorio ci sono tante e belle realtà come la Blackshape di Monopoli. I ragazzi che l’hanno realizzata sono diventati un simbolo delle startup vincenti».

Il mercato del lavoro sembra stagnante. Secondo lei ci sono opportunità lavorative per i giovani tarantini? 

«Si, ci sono per i ragazzi del Sud. Bisogna, però, anche guardare all’Europa: non solo verso il Nord ma anche a Sud e alle nazioni del Mediterraneo, dalla Turchia al Marocco. I Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum possono essere un grande potenziale bacino di utenza di un mercato nuovo. E’ necessario lavorare sodo, lamentarci di meno e fare di più».

Luca Caretta per InchiostroVerde

 

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