L’Ilva e un’AIA inutile – Ecco le violazioni accertate da Ispra nell’ispezione di maggio

TARANTO – E’ arrivata martedì sulle scrivanie del Presidente del Consiglio, dei Ministri dell’Ambiente, della Salute e del Ministero Economico, e del Prefetto di Taranto, la nota del Garante dell’AIA all’Ilva di Taranto, Vitaliano Esposito, contenente il verbale redatto dei tecnici dell’ISPRA al termine della seconda ispezione effettuata all’interno del siderurgico (la prima si svolse il 5-6-7 marzo), per verificare lo stato di attuazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata all’azienda dal ministero dell’Ambiente lo scorso 26 ottobre.

La prima “novità” è che rispetto alla precedente verifica, sono state accertate due nuove violazioni: quella concernente il mancato adeguamento entro il 27 gennaio dei sistemi di movimentazione dei materiali trasportasti via mare, tramite l’utilizzo di sistemi di scarico automatico o scaricatori continui coperti (come previsto dalla prescrizione n.5), perché la tecnica di implementazione proposta dall’Ilva “non rientra tra quelle espressamente previste dall’autorizzazione”; e quella concernente la mancata ultimazione dell’implementazione, entro il 30 aprile 2013, del nuovo sistema software tipo RAMS, contrariamente all’impegno assunto nella nota DIR 232 del 27/11/2012 (in attuazione della prescrizione n.70, secondo punto, nella parte relativa alla eliminazione del fenomeno di slopping tramite interventi di natura gestionale).

A tal proposito, ricordiamo che appena lo scorso 7 giugno ARPA Puglia ha diffuso una nota inerente l’ultimo fenomeno di “slopping” verificatosi lo scorso 27 maggio. Proprio durante la tre giorni di ispezione compiuta insieme ai tecnici dell’ISPRA (28-29-30 maggio), è stato appurato che l’evento di “diffusione di emissioni anomale” si è verificato al convertitore n.3 dell’acciaieria 2. Il bello è che l’Ilva ha dichiarato che l’acciaieria 2 è dotata di un sistema “intelligente” chiamato appunto RAMS, finalizzato alla prevenzione dei fenomeni di slopping. Che però, guarda caso, lo scorso 27 maggio sarebbe risultato guasto. A tal proposito, la prescrizione presente nell’AIA recita testualmente: “Si prescrive all’azienda di implementare una specifica procedura operativa per l’analisi affidabilistica di tipo RAMS idonea a definire i criteri e i parametri operativi per l’eliminazione del fenomeno così detto slopping”.

Inoltre, dalla documentazione fornita dalla stessa Ilva, si apprende che dal febbraio al dicembre 2012 si sono verificati ben 240 fenomeni di slopping nelle due acciaierie, che l’ARPA giudica “eccessivo per un fenomeno che dovrebbe essere in via di eliminazione”. E che il procedimento dell’AIA sia l’ennesima presa in giro nei confronti di questo territorio, lo dimostra quanto scritto sempre dall’ARPA nella sua relazione: “Ilva non ha fornito alcune elemento sulla situazione precedente all’implementazione di tali sistemi di controllo, che consenta una verifica della loro efficienza”. Ora, dall’ultima relazione dell’ISPRA, si apprende che in realtà il sistema RAMS non è stato completato del tutto: ecco perché si verificano ancora oggi i fenomeni di “slopping”.

Inoltre, a distanza di quasi tre mesi, i tecnici ISPRA hanno evidenziato come permangano ancora violazioni su diverse prescrizioni, segnalate già nel marzo scorso. Come il superamento della durata delle emissioni visibili durante il caricamento della miscela nelle batterie 9-10 della cokeria, dal 13/01/2013 al 07/04/2013 (contrariamente a quanto previsto dalla prescrizione n.41): e pensare che sia nella prima relazione trimestrale (del 27 gennaio) che nella seconda (del 27 aprile), l’Ilva sosteneva di aver attuato tale prescrizione. Oppure il superamento del limite di 20 mg/Nm3 di concentrazione di polveri per le batterie 9-10 della cokeria, dal 22/01//2013 al 08/03/2013 (in contrasto alla prescrizione n.42): a gennaio l’Ilva sosteneva di aver adempiuto alla prescrizione, pur sottolineando “l’esistenza della criticità in merito all’utilizzo di gas coke come combustibile durante i transitori. Sono in corso le valutazioni tecniche in merito”; nella relazione di aprile invece, alla casella del documento riservata all’azienda, è presente un semplice “ok”.

Violata anche la prescrizione concernente il superamento del valore di 25 g/t coke nell’emissione di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento 1 asservita alle batterie 3-6 della cokeria non più in esercizio, nei mesi antecedenti le fermate delle batterie prima della chiusura, e nelle torri di spegnimento n.4 e n.6 asservite rispettivamente alle batterie 7- 8 e alle batterie 11-12, attualmente in funzione (contrariamente a quanto previsto dalla prescrizione n.49): a gennaio l’azienda scriveva “attività in corso”; ad aprile che “sono stati trasmessi due progetti elaborati dalle società GIPROKOKS e NSENGI per la realizzazione di impianti Coke Dry Quenching Plant per la fase di spegnimento coke alle batterie”.

Ciò nonostante, per l’Ilva la prescrizione risultava attuata. Pertanto risulta quasi una banalità il non rispetto della prescrizione sulle “omesse comunicazioni, con dettagliate informative all’Autorità Competente ed agli enti di controllo, secondo le modalità previste dalla prescrizione n.89 del PICI, in ordine alle non conformità ai limiti emissivi di cui ai precedenti punti per la inosservanza delle prescrizioni 41, 42 e 49”. Prescrizione n.89 che imponeva all’azienda di “di implementare, nei tempi tecnici strettamente necessari da comunicare all’Ente di controllo, un sistema di monitoraggio in continuo di IPA e BTEX e campionamento polveri sulle macchine caricatrici e sfornatrici delle cokerie, il quale consenta un prelievo mediato lungo l’intero sviluppo delle batterie, e di adottare un sistema di monitoraggio ad alta risoluzione temporale lungo tutto il perimetro dello stabilimento (Fence monitoring)”.

A tal riguardo, mentre a gennaio l’Ilva sosteneva di aver interessato le ditte Project Automation, Loccioni, Environnement, Prisma, ad aprile ha relazionato che “tutte e quattro le ditte interessate hanno ritenuto impraticabile la realizzazione del sistema di monitoraggio in continuo IPA, BTEX e polveri sulle macchine caricatrici e sfornatrici coke”. Comunque è stato assegnato l’ordine per l’avvio di “una attività sperimentale della durata di due mesi con sistema di monitoraggio ambientale, su di una macchina caricatrice”. La società Project Automation ha previsto la consegna della strumentazione sperimentale per il 30 settembre con attivazione della successiva fase sperimentale.

Tempo al tempo, dunque. In ultimo, i tecnici dell’ISPRA ricordano la mancata attuazione della prescrizione che prevedeva la copertura dei 90 km dei nastri trasportatori entro lo scorso gennaio (la n.6), e il mancato rispetto dei tempi di attuazione della depolverizzazione stock house dell’AFO 2 di cui abbiamo parlato nell’edizione di ieri (n.16). Per entrambe, è bene ricordarlo, l’Ilva ha chiesto la “modifica non sostanziale” (ovvero il procrastinare nel tempo il rispetto delle stesse). Inoltre l’ISPRA ha imposto ulteriori accertamenti in merito all’osservanza della prescrizione n.85 (concernente il monitoraggio in continuo della qualità dell’aria attraverso l’adozione di sei centraline di monitoraggio), che risulta scaduta al 27 aprile 2013, e che l’Ilva nella relazione di aprile ha garantito di poter rispettare entro il prossimo 31 luglio.

Ciò nonostante, nella lettera di cui sopra, il Garante ritiene “che le misure interdittive, formulate nell’indicata nota dall’ISPRA e dirette all’Autorità competente per l’attuazione dell’AIA, esauriscono allo stato – tenuto ovviamente anche conto della misura del commissariamento proposta con nota del 30 maggio u.s. – ogni ulteriore possibilità di intervento, apparendo le suggerite diffide idonee e proporzionate in relazione alle finalità perseguite dalla legge”. Del resto, come già ampiamente riportato su queste colonne, l’iter per arrivare alla sanzione economica è stato già definito dal Prefetto “molto complesso”. E come denunciato nel silenzio generale nei giorni scorsi, il comma 7 dell’art. 1 del decreto varato lo scorso 4 giugno, prevede che “il rappresentante dell’impresa può proporre osservazioni al piano di cui al comma 5 (quello che sarà redatto dai tre esperti del ministero, ndr) entro dieci giorni dalla sua pubblicazione; le stesse sono valutate dal comitato.

L’approvazione del piano di cui al equivale a modifica dell’AIA”. In pratica, sia Bondi in qualità di commissario dell’azienda, sia il rappresentante della stessa che a breve sarà nominato dal Cda dell’Ilva, potranno dire la loro sul piano che sarà redatto dagli esperti del ministero dell’Ambiente, sino ad arrivare ad una modifica dell’AIA. Che dovrà essere attuata unicamente con i soldi dell’Ilva, attualmente non in grado di espletare tali funzioni. Ammesso e non concesso che ciò potrà mai accadere. Dunque, a cosa serve il lavoro dei tecnici dell’ISPRA? Chi è il Garante di chi e chi controlla il controllore? Intanto, a scanso di equivoci ed in attesa che il decreto sia convertito in legge, l’Ilva inizia a fermare gli impianti. E con quelli rimasti in funzione continua a produrre e ad inquinare. Amen.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 14.06.2013)

 

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