Taranto, ma i soldi per le bonifiche ci sono?

TARANTO – La sede è sempre la stessa: Roma, via Cristoforo Colombo 44. Lì si trovano gli uffici del Ministero dell’Ambiente, dove ieri ha avuto luogo la Conferenza di Servizi decisoria per deliberare il progetto esecutivo del “Piano di caratterizzazione della falda profonda della zona PIP di Statte”. Che gli uffici del comune ionico avevano presentato nell’ultima riunione della Cabina di regia per le bonifiche dell’area del SIN di Taranto-Statte, che tornerà a riunirsi quest’oggi.

Il piano prevede la messa in sicurezza e la bonifica di diversi terreni ed aree della zona industriale di Statte, tra cui quelli dove sorgono la San Marco Metalmeccanica e l’ex Cemerad (di cui parliamo a parte in questa pagina, ndr). Come si ricorderà, più volte su queste colonne abbiamo affrontato il problema dell’azienda San Marco, denunciato per la prima volta nella “Relazione tecnica sullo stato di inquinamento da PCB nel SIN Taranto ed in aree limitrofe”, effettuata dal Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica della Regione Puglia e presentata durante la giunta regionale del 2 novembre 2011. Una relazione molto dettagliata di 28 pagine, nella quale venivano messe in evidenza le fonti primarie di contaminazione (sorgenti attive che incrementano il flusso massico di PCB nel Mar Piccolo) e le fonti secondarie (sedimenti inquinati che generano la propagazione della contaminazione anche attraverso la risospensione naturale o indotta antropicamente).

Relazione che vedeva sul banco degli imputati la Marina Militare ed appunto la “San Marco Metalmeccanica”. In quelle pagine si denunciava come dal 1972 al 1995 venne riempita con materiale di risulta e scarti provenienti da lavorazioni di tipo industriale, una cava presente nel suolo occupato dalla San Marco che acquistò il terreno nel 2003. L’area in cui si colloca la cava, possiede una sovrapposizione di una serie sedimentaria clastica pleistocenica (Calcareniti di Gravina) e del substrato mesozoico carbonatico (Calcare di Altamura). In quella zona è presente solo la falda profonda che ha sede nella successione del Calcare di Altamura. Gli elaborati del Piano regionale di Tutela delle Acque mostrarono come lo scorrimento della falda carsica avviene prevalentemente lungo la direttrice NO-SE, cioè proprio verso il Mar Piccolo. Il che spiegava il perché nella mappa “Distribuzione dei PCB nei sedimenti dei Mari di Taranto” redatta dal CNR e fornita nel corso di una riunione tecnica che si svolse a Taranto giovedì 11 agosto 2011 (si era nel pieno della prima emergenza mitili) veniva segnalato come area altamente inquinata da PCB, lo specchio d’acqua prospiciente i Tamburi e il Galeso.

E proprio sulla caratterizzazione della falda si è discusso ieri a Roma durante la  Conferenza di Servizi, che ha visto la partecipazione di tecnici della Regione e del ministero dello Sviluppo Economico. Ma quando tutto sembrava procedere per il verso giusto, con l’ok al piano redatto dal Comune di Statte, è venuto fuori il problema su quello che è un passaggio fondamentale dell’intero iter. La cui risoluzione spetta alla Cabina di regia per le bonifiche: ovvero la relativa copertura economica dell’intera operazione. Perché oltre ai soliti problemi della burocrazia italiana, pare che ci sia il muro dello sforamento del patto di stabilità della Regione. Facciamo un piccolo passo indietro.

Quando lo scorso 26 luglio a Roma fu firmato il famoso “Protocollo d’intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto”, per la sola messa in sicurezza delle aree PIP di Statte, furono stanziati 40 milioni di euro. Nel protocollo si disponeva che i fondi dovessero arrivare dalla “prossima delibera CIPE Fondo Sviluppo e Coesione – Regione Puglia in corso di istruttoria per la presentazione al prossimo CIPE” che avrebbe dovuto stanziare 37 milioni di euro, mentre i restanti 3 milioni portavano la dicitura “copertura da definirsi a carico dello Stato”. Ieri però, è venuto fuori un problema di non poco conto.

Perché pare che la Regione Puglia, che già dovrà avanzare i finanziamenti per il problema dei depuratori, non disponga delle risorse finanziarie per rispettare quanto sottoscritto in quel protocollo. Che stanziava altri 21 milioni di euro per la “Bonifica e messa in sicurezza permanente dei sedimenti contaminati da PCB nel Mar Piccolo” (da stanziare sempre nella “delibera CIPE Fondo Sviluppo e Coesione – Regione Puglia”), altri 50 per la “Messa in sicurezza e bonifica falda superficiale” (anche in questo caso con la dicitura “copertura da definirsi a carico dello Stato”), ed altri 8 per la “Messa in sicurezza e bonifica dei suoli contaminati del quartiere Tamburi”, stanziati dalle “Risorse MATTM presenti nel bilancio 2012”. Appare dunque chiaro che soltanto a fronte di precise garanzie finanziarie da reperire nell’immediato, il Comune di Statte potrà predisporre, sin dai primi giorni di maggio, il relativo bando di gara. Lo stesso vale per le future operazioni che riguarderanno il Mar Piccolo e la falda superficiale. La speranza è che l’allarme segnalato ieri nella Conferenza di Servizi, sia soltanto un modo per accelerare l’intero iter burocratico. Perché se così non fosse, saremmo davvero alle comiche finali.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 24.04.2013)

 

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