Tarantino o residente di Taranto? Trova le differenze!

Sulla città  dei due mari esistono ataviche speculazioni, di svariata natura. In primis speculazioni di natura economica, nel perpetrarsi di azioni mirate ad erodere un’antica ricchezza, oggi trasformatasi in moderno dissesto. Poi vi sono le speculazioni di natura ambientalistica, anch’esse incentrate sul continuo sfruttamento volto all’incurante distruzione di un territorio dalle naturali e quasi uniche bellezze. Infine, sul capoluogo jonico vi sono speculazioni mediatiche, oggi probabilmente le peggiori: da quando il “caso Taranto” è arrivato alla ribalta nazionale – grazie all’impegno di pochi donne e uomini interessati solo ad avere giustizia – chiunque scrive della città stessa, e la maggior parte di questi senza sapere. Per potersi esprimere in merito è necessario esserci, viverci, e vedere gente come birilli cadere continuamente a causa di chi sa fare molto bene strike coi suoi interessi economici privati. Ed in tutto ciò possiamo distinguere nel novero dei così detti tarantini due macro categorie ben distinte: i residenti a Taranto ed i tarantini veri.

I primi sono senza dubbio coloro che ci vivono nella maniera più semplice: hanno una casa, quasi sempre in affitto o con mutuo. Hanno un lavoro e consumano beni primari e superflui – nella gran parte dei casi maggiormente la seconda categoria -. Tutto ruota intorno ad un semplice calcolo algebrico, fatto dell’incassare uno stipendio e dello spendere lo stesso. Tutto il resto non conta. Non conta chi e come paghi questo stipendio. Non tiene mai conto dell’eventuale danno che può arrecare agli altri con il lavoro che fa sotto ricatto. La logica è sempre la stessa, quella del profitto, sebbene in termini diversi. Nel semplice calcolo algebrico non tiene mai conto di eventuali malattie dei propri familiari, dei propri figli addirittura, o persino di altri concittadini sconosciuti, perché questi sono per l’appunto sconosciuti e non sono nella sfera del proprio interesse. Infine, non tiene conto del costo sociale che tutti, compreso lo stesso soggetto in esame, sopportano per mantenere in piedi un sistema malato (mai termine fu più adatto).

La seconda categoria è quella dei Tarantini. Facile da descrivere. Sono quelli disposti a sacrifici in termini di reddito, precariato, disagevole pendolarismo e  talvolta anche di tempo impiegato per la causa “Taranto Libera”. Sono quei cittadini della città dei due mari che soffrono nel vedere un cielo bicolore da decenni, quelli che vorrebbero un mare fruttuoso come tanto tempo fa, quelli che degli antichi splendori della Magna Grecia vorrebbero ancora vedere i luccichii. Coloro che sono infastiditi dalla miriade di attività commerciali costrette a chiudere –  per svariati motivi non solo connessi alla grave congiuntura locale – svuotando interi isolati del centro cittadino, e qualche volta lasciando il posto ad attività dall’evidente natura moralmente dubbia, quali agenzie per le scommesse, commerci di oro e quant’altro. La seconda categoria include, in ultimo e per brevità di cronaca, coloro che alla salute dei propri cari, dei propri figli e persino di perfetti sconosciuti invece ci tengono! Perché c’è chi come me alla notizia di un altro essere umano precocemente, stranamente ed irrimediabilmente malato – di qualsiasi provenienza esso sia – sente una stretta al cuore e si chiede dove sia la giustizia, prima terrena e poi divina per chi ci crede.

Il risveglio delle coscienze narcotizzate da un decennale eccesso di presenze tossiche sta lentamente avvenendo, ma nostro malgrado troppo lentamente. Assistiamo ancora ad eventi quali un referendum disertato per condizioni meteo più adatte a conciliare un giro al mare, o peggio perché  la questione, in fondo, non è mai la propria ma sempre degli altri. Il solito scarico di responsabilità. Probabilmente saremo tutti svegli quando i malfattori saranno già altrove in spiaggia a prendere il sole a noi privato. E quel giorno qualcuno sarà autorizzato ad esclamare: io l’avevo detto.

Aldo Boccuni (un Tarantino)

 

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