Ilva-sindacati, prove di trattativa

TARANTO – Due incontri al giorno, uno al mattino e un altro al pomeriggio, da ieri e sino a martedì 12, esclusi sabato e domenica (perché anche loro si devono pur “riposare”) per verificare, area per area, impianto per impianto, come predisporre la cassa integrazione straordinaria: è questo il ruolino di marcia che hanno concordato l’Ilva e i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm. Come detto in questi giorni dunque, i sindacati intendono prima effettuare un esame dettagliato, affidandolo ai responsabili di area per l’Ilva e ai rappresentanti delle RSU per i sindacati.

Mercoledì 13, invece, ci sarà l’incontro fra azienda e segreterie di Fim, Fiom e Uilm per un esame finale. Quindi, il giorno seguente, nel pomeriggio di giovedì 14, si tornerà al ministero del Welfare per provare a raggiungere un accordo tra le parti. Lo scorso 19 febbraio l’Ilva ha chiesto il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 6471 dipendenti con avvio dal 3 marzo scorso e conclusione a fine 2015. La cassa è stata motivata dalla fermata degli impianti dell’area a caldo per consentire i lavori di risanamento ambientale previsti dalle prescrizioni dell’AIA. Il picco dei 6417 é previsto nel secondo semestre del 2014, in concomitanza con la fermata degli altiforni 1 e 5 – il primo è stato fermato a dicembre, il secondo si fermerà a metà 2014: l’Ilva, durante il tavolo romano di martedì, ha però lasciato intendere che i numeri della cassa potrebbero essere ridotti e che si potrebbe anche pensare ad un eventuale utilizzo dei contratti di solidarietà.

Ciò detto, come scriviamo da mesi e come ribadito anche ieri su queste colonne, resta da capire che senso ha discutere di tutto questo a fronte del fatto che l’Ilva non ha ancora presentato né il piano industriale né il piano investimenti che certifichi la copertura finanziaria per tutti gli interventi previsti dall’AIA. E visto che siamo in tema di convenevoli e parole al vento, segnaliamo che nella mattinata di ieri il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha incontrato il prefetto di Taranto, Claudio Sammartino, per aggiornarlo della situazione dell’occupazione nello stabilimento e delle questioni legate alla sicurezza sul lavoro dopo gli ultimi incidenti che si sono verificati nell’azienda (l’ultimo proprio ieri nell’acciaieria 2).

“E’ stato un incontro di cortesia istituzionale – ha confermato Ferrante – intanto per informare il prefetto di quanto l’azienda sta facendo e degli incontri avuti a Roma. Abbiamo parlato anche di sicurezza”. “Da parte nostra – ha proseguito Ferrante – c’é ampia disponibilità al dialogo. Questa é una cassa integrazione che apre prospettive per il futuro dell’azienda e dei lavoratori, é una cassa integrazione motivata dalla ristrutturazione dello stabilimento, quindi dell’applicazione dell’AIA. Al termine dei due anni tutti i lavoratori potranno rientrare nei loro posti di lavoro”. In pratica, le stesse parole pronunciate a Roma.

Chissà se almeno il prefetto abbia chiesto al buon Ferrante come e quando presenteranno delle garanzie serie a supporto delle mille favole pronunciate sino ad oggi. Chiosa finale: questo giornale non è stato avvisato dell’incontro di ieri in Prefettura. “Stranamente” altri, invece, erano già pronti con taccuini, microfoni e telecamere all’esterno del portone di Palazzo del Governo, pronti ad intervistare il presidentissimo. Ovviamente, ci si è ben guardati dal porre domande scomode. La più “impertinente” è stata di puro gossip, in merito al presunto caso di minacce di morte arrivate ad un caporeparto dell’area laminazione nella giornata di mercoledì. Insomma, la solita storia di sempre. Come disse ironicamente una volta il politico americano Patrick Joseph Buchanan, “Finalmente sono un giornalista anch’io: ora i fatti non mi interessano più”.

Gianmario Leone (TarantoOggi, 08.03.2013)

 

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