Sversamento in Mar Grande, le reazioni dopo l’ennesimo scempio ambientale

TARANTO – Circa 20 tonnellate di carburante sono state riversate nelle acque del Mar Grande, all’altezza del terzo sporgente del porto. L’incidente ha avuto come protagonista la motonave East Castle (bandiera panamense), ormeggiata nel porto di Taranto, nel bacino controllato dall’Ilva.

“Durante l’attività di svuotamento in mare delle casse di zavorra, contenenti acqua, si è verificata la fuoriuscita anche di carburante – ha commentato il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – nella serata di ieri è stata verificata la presenza di idrocarburi nello specchio acqueo del porto mercantile di Taranto. La Guardia Costiera ha allertato la Società designata per l’attività di antinquinamento portuale che è intervenuta con un battello disinquinante e due rimorchiatori”.

Intorno alla nave sono state posizionate panne assorbenti per un’area totale di circa 500 metri quadri. Tecnici dell’Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) hanno effettuato prelievi e campionamenti dell’idrocarburo su richiesta della Guardia Costiera.

LE REAZIONI

Lorenzo Nicastro (assessore regionale all’Ambiente): “Giunto sul posto ho avuto la possibilità di parlare con il comandante della Capitaneria di Porto Pietro Ruberto e con i tecnici che stanno lavorando al contenimento del carburante all’interno del terzo sporgente del porto mercantile di Taranto. Ho avuto modo di verificare la tempestività con cui il sistema di intervento è scattato subito dopo la segnalazione dell’incidente; questo ha permesso di scongiurare gravi conseguenze per l’ambiente”. Così l’assessore Lorenzo Nicastro a seguito del sopralluogo di qualche ora fa nel porto. “Il carburante in mare è stato completamente circoscritto all’interno dei sistemi di contenimento e si sta rapidamente procedendo al recupero. Peraltro – prosegue Nicastro – abbiamo appreso dallo stesso comandante che non vi sono falle e, quindi, nessun rischio di ulteriori perdite. Il tutto parrebbe aver l’origine in un errore tecnico di gestione sul quale sono in fase di svolgimento ulteriori indagini”. “La situazione è sotto controllo – conclude Nicastro – grazie all’opera di coloro che all’interno del porto operano per la sicurezza e questa è la cosa più importante. Per assicurarmi di questo ho voluto raggiungere Taranto per rendermi conto personalmente dei rischi e delle conseguenze”.

Alessandro Marescotti (Peacelink): Taranto, con questo grave incidente, si conferma una città vulnerabile. Il porto non può incrementare ulteriormente la propria esposizione al rischio.Al di là delle cause specifiche dell’incidente su cui si sta ancora indagando, viene spontanea una valutazione generale.L’attuale traffico portuale di petroliere oscilla fra le 100 e le 150 navi all’anno. Con il progetto Tempa Rossa dell’Eni le petroliere salirebbero a 200-220 all’anno con un incremento medio vicino al 100%. Dato che il porto può ospitare tremila navi ogni anno, è chiaro che duecento petroliere sono veramente troppe per Taranto.L’incidente è un campanello di allarme da ascoltare con attenzione. Occorre mettere al primo posto il mare, bene unico e vera ricchezza della città. Non possiamo continuare così, bisogna recuperare saggezza e senso del futuro.Ecco perché ogni incremento del rischio a Taranto è da scongiurare. Questa città definita per legge “città ad alto rischio di crisi ambientale”. Un altro sviluppo è possibile, un altro mare invece no.

Angelo Bonelli (Verdi): “L’incidente alla nave avvenuto nel Mar Grande di Taranto è un fatto gravissimo e che pone con urgenza la necessità di liberare il Golfo di Taranto dal petrolio”. Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: “Chiediamo che su questo incidente sia fatta immediata e piena luce visto che quello di oggi non è il primo incidente in cui quantità rilevanti di idrocarburi sono state sversate in mare: lo scorso 19 gennaio 2012 una chiazza di idrocarburi molto estesa è stata rinvenuta sempre nel Mar Grande nei pressi di Punta Rondinella. Tra l’altro, questi ripetuti incidenti, evidenziano un allarme sicurezza enorme visto che, con l’ampliamento già approvato del Progetto ‘Tempa Rossa’ dell’Eni si avrà un raddoppio del traffico delle petroliere che passeranno dalle attuali 30 a 140. Quella che sta avvenendo a Taranto è una continua aggressione all’economia locale, già fortissimamente danneggiata dalla diossina e dall’inquinamento del Polo siderurgico e della raffineria, ed in particolare alla mitilicoltura – continua il leader ecologista -. E’ francamente inaccettabile che anche il Governo Monti dopo quello Berlusconi, nel Decreto Semplificazioni, abbia commesso un’ulteriore ingiustizia consentendo alle compagnie petrolifere di trivellare non a 12 miglia dalla costa come avviene in tutta Italia ma a 5 miglia dalla costa. Chiediamo che si metta uno stop alla concentrazione di attività inquinanti nell’area di Taranto che già sta pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane e di malattie all’inquinamento – conclude Bonelli -. A questo punto è necessario che il governo finanzi un piano straordinario per la riconversione di Taranto che è, ormai, un’emergenza nazionale”.

MoVimento 5 Stelle: Il Movimento 5 Stelle ritiene che l’incidente che alle 15.00 del 12 Aprile sta
sversando 20 tonnellate di carburante nel Mar grande di Taranto, per una chiazza di 800mq sia solo l’inizio di una serie di ulteriori e disastrosi incidenti derivanti dall’ aumento del traffico di navi, nello specifico di petroliere (90navi/anno), previsto dal progetto Eni ”Tempa Rossa” per la movimentazione di greggio proveniente dalla Basilicata. Come già denunciato dal comitato Legamjonici, è possibile prevedere in futuro incidenti simili che esporranno la popolazione a rischio di incidente rilevante, nonostante l’esistenza di una precisa e severa disciplina emanata dalla comunità internazionale per regolamentare e rendere il più possibile sicura la navigazione di tali navi. La falla alle 15 del 12 aprile non è stata riparata e quindi lo sversamento continua dall’11 aprile notte. Chiediamo che l’Arpa renda pubbliche le cause e l’entità del danno e che la Magistratura indaghi.

Rosa Rinaldi (Prc): «Quanto accaduto oggi a Taranto è un fatto gravissimo: cominciano ad essere davvero troppe le navi che arrivano nel nostro paese e che per “incidenti” di varia natura riversano in mare rifiuti di ogni tipo – dichiara Rosa Rinaldi della segreteria nazionale di Rifondazione comunista, responsabile Ambiente del Prc – . Da quanto si apprende all’origine dello sversamento in mare di olio combustile misto ad acqua ci sarebbe lo scarico dell’acqua di zavorra “contaminata”: la nave è quindi arrivata in porto con una falla a bordo?  Se la notizia fosse confermata significherebbe che il Mediterraneo viene usato come una vera e propria discarica. Nell’esprimere preoccupazione per la situazione in corso chiediamo che, nell’interesse della salute pubblica, venga fatta piena chiarezza e siano accertate le responsabilità su questo fatto inquietante. Il governo, alla luce della situazione nel porto di Taranto e in considerazione di quanto già accaduto con i bidoni tossici gettati a dicembre 2011 in mare al largo di Livorno, dovrebbe occuparsi seriamente della tutela della salute e di beni come il mare con regole e vincoli precisi. Noi chiediamo leggi e vincoli più stringenti: le navi non devono più transitare così vicino alle coste, non devono essere messe nelle condizioni di inquinare e le compagnie che inquinano vanno sanzionate pesantemente».

 

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