“Nuova” vertenza Taranto

 di Gianmario Leone

Questa città ed i suoi rappresentanti istituzionali, hanno una particolarità in comune: sanno regalarti brevi ma intensi momenti (davvero indimenticabili) in cui si mischiano indissolubilmente satira, ironia e decadente tristezza. Esempio classico di ciò é quanto avvenuto sabato mattina nel Salone degli Specchi a Palazzo di Città, dove si è svolta una conferenza congiunta che ha visto come unici protagonisti il sindaco Ippazio Stefàno e il presidente della Provincia, Gianni Florido. Motivo della convocazione, il voler presentare alla città quella che sarà, o vorrebbe essere nelle intenzioni dei nostri prodi, una nuova “Vertenza Taranto” (dopo la prima e più famosa vertenza degli anni ’80 e la seconda e più triste del 2007 dopo il dissesto provocato dalla giunta Di Bello) che sarà discussa nella Consulta dello Sviluppo che si riunirà questa mattina presso l’Autorità Portuale.

Attorno al tavolo siederanno le “migliori” rappresentanze istituzionali del nostro territorio: Comune, Provincia, Autorità Portuale, Confindustria e sindacati, che dovranno redigere un documento unitario che nella giornata di mercoledì Florido e Stefàno consegneranno personalmente nelle mani del ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera. Le direttrici su cui si dovrà basare questa nuova “Vertenza Taranto” sono essenzialmente tre: il risanamento ambientale e le bonifiche (Mar Piccolo e Tamburi al primo posto); responsabilità sociali delle imprese operanti sul territorio, Marina Militare compresa (per quanto concerne il nodo delle aree demaniali); quantificazione e destinazione di investimenti a supporto di politiche occupazionali.

Florido e Stefàno dunque, sognano l’apertura di un tavolo permanente, che dovrebbe veder coinvolti i ministeri della Difesa, del Lavoro, degli Interni, delle Attività Produttive e dell’Ambiente, oltre alle imprese del territorio, e che abbia come obiettivo finale quello di ottenere non solo e non tanto attenzione da parte del Governo centrale, ma soprattutto quello di capire come sfruttare le ingenti risorse e i tanti investimenti (in tempi brevi bypassando le lungaggini burocratiche italiane) utili a risolvere una volta e per tutte i tanti problemi di Taranto.

Questi, dunque, gli obiettivi e gli intenti. Ma un’occasione del genere, onestamente, non potevamo proprio lasciarcela sfuggire. Anche perché, ancora una volta, le nostre previsioni si sono rivelate (purtroppo) giuste. Saremo infatti certamente limitati noi, ma non riusciamo proprio a comprendere il perché la società civile (ambientalisti, associazioni, movimenti politici e non presenti sul territorio) in queste occasioni marchi puntualmente visita, preferendo continuare a contestare e criticare i nostri politici attraverso innocui comunicati stampa o via etere sui social network, invece di affrontali di persona, dal vivo, per chiedere loro conto di quanto fanno o non fanno per la nostra città. E così, ahinoi, ci è toccato nuovamente il compito di recitare il ruolo di “guastafeste”, visto il clima gioviale della conferenza stampa che scorreva tra sorrisi, saluti e pacche sulle spalle: domande o interventi scomodi, manco a parlarne.

E allora, tanto per cominciare a scaldare un po’ l’ambiente, abbiamo provato a chiedere a Florido e Stefàno un’opinione sulla relazione della perizia dei chimici sull’inquinamento dell’Ilva, nota oramai da oltre una settimana. Apriti cielo! Perché se il Sindaco pareva nelle intenzioni di risponderci, è stato immediatamente bloccato dal Presidente della Provincia, che stizzito dall’irriverente domanda, ha chiuso l’argomento rispondendo che sarebbe stata loro premura esprimere opinioni in merito, rispondendo alla missiva che il Procuratore della Repubblica Franco Sebastio ha inviato alle istituzioni la scorsa settimana, in via ufficiale ma privata. Dunque, un giornalista ed un semplice cittadino non possono conoscere il pensiero di un Sindaco e di un Presidente di Provincia su un argomento di primaria importanza come l’inquinamento provocato da un’industria, perché le istituzioni preferiscono relazionarsi solo per vie ufficiali e assolutamente private, dunque su piani “superiori” rispetto alla quotidiana realtà.

Ma nonostante il maldestro tentativo di chiudere l’argomento, la pentola era stata scoperchiata: pensare di affrontare il problema ambientale a tarallucci e vino, con la scusa che essendo in corso un’inchiesta da parte della Procura sull’argomento deve vigere il silenzio assoluto, non è teoria accettabile. Cambiando strada, abbiamo provato a chiedere di essere illuminati sul perché Comune e Provincia quando si tratta di Ilva, preferiscono sempre affidarsi al parere di Arpa Puglia (quasi quest’ultima fosse una specie di oracolo del nuovo millennio), mentre per altri progetti di altri siti industriali come Eni e Cementir (sui quali l’Arpa ha manifestato nel tempo diversi dubbi e perplessità), preferiscano affidarsi solo ed esclusivamente ai loro periti e consulenti.

Che dovranno essere dei veri e propri geni se hanno assicurato a Florido e Stefàno che i progetti “Tempa Rossa”, centrale termoelettrica a turbogas Enipower e “Nuova Italia Cementir”, non saranno impattanti da un punto di vista ambientale per Taranto e i suoi cittadini. Ma mentre elencavamo le varie criticità dei progetti di cui sopra, Florido e Stefàno hanno avuto l’illuminazione, trovando la luce abbagliante che emana la stella polare alla quale aggrapparsi sempre in caso di difficoltà: ovvero l’oramai “risolto” problema dell’inquinamento da diossina. A quel punto, abbiamo alzato le mani anche noi: non prima, però, di aver ricordato loro che quattro campionamenti spalmati nell’arco di 12 mesi sono, molto semplicemente, ridicoli. Come lo è altrettanto il pensare di chiedere soldi allo Stato per le famose bonifiche, quando le fonti inquinanti continuano ad inquinare.

Come lo è il continuare a trattate con la Marina Militare e il Ministero della Difesa sul destino della aree demaniali (che continuano a considerare Taranto alla stregue di una colonia), invece di sbattere loro in faccia l’immane danno (da loro procurato in larghissima parte) in merito al devastante inquinamento in cui verso il Mar Piccolo di Taranto. Infine, in tutto questo, siamo sinceramente rimasti colpiti dall’ingerenza gratuita dell’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Taranto, Alfredo Spalluto, che all’ennesimo nostro intervento ha provato a contrastarci intervenendo con un simpatico monito: “Ma qual è la domanda?”. Dimenticando che una conferenza stampa è fatta per fare domande, la cui lunghezza però, spetta unicamente alla libertà del singolo giornalista. E la libertà di pensiero, fatevene una ragione, è la nostra stella polare.

g.leone@tarantooggi.it

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