TARANTO – Nella Relazione sullo Stato dell’Ambiente 2010, presentata il 12 dicembre scorso a Lecce, durante gli Stati Generali di Arpa Puglia, c’è anche un capitolo riservato al tema “Industria e rischi antropici”, curato da Barbara Valenzano e Claudio Landinetti, che si sofferma sugli stabilimenti a rischio di incidente rilevante. La distribuzione geografica provinciale degli stabilimenti a rischio, nel 2010, conferma Bari quale provincia caratterizzata dal maggior numero di stabilimenti pari a 17, seguita da Brindisi con 7, da Taranto e Foggia con 6 e infine da Lecce con 5.
“Tuttavia – evidenziano i due esperti – è sicuramente importante precisare che nelle aree industriali di Taranto e di Brindisi insistono importanti industrie di processo. Tali tipologie di impianti hanno una pericolosità intrinseca sicuramente più elevata rispetto ai depositi, peraltro spesso delocalizzati, presenti nelle restanti province della regione. A tal proposito, è necessario precisare che la diminuzione del numero di impianti, soggetti agli adempimenti di cui al D.Lgs. 238/05, relativi al territorio della provincia di Taranto, che da 8, nel 2007, è passato a 6, nel 2009 e 2010, non è dovuta alla cessazione delle attività degli impianti, bensì al passaggio sotto un unico gestore di tre impianti, quali la Raffineria di Taranto, il Deposito di Gas Liquefatti ed il Deposito di Oli Minerali”.
Nella relazione si fa notare che il maggior numero di stabilimenti RIR (Rischio di Incidente Rilevante) presenti nel territorio regionale sono depositi, in particolare quelli di gas liquefatti e di oli minerali, dislocati prevalentemente nella provincia di Bari, seguono gli stabilimenti per la produzione e/o deposito di esplosivi. I depositi di Gpl risultano circa il 34 % del numero complessivo.
Si osserva, inoltre, che nelle due aree ad elevato rischio di crisi ambientale di Brindisi e di Taranto sono dislocati rispettivamente ben 13 stabilimenti. Tali aree costituiscono poli industriali di notevole importanza, in cui si trovano impianti di processo complessi: il Polo Petrolchimico – Energetico a Brindisi ed il polo Siderurgico – Petrolifero – Energetico a Taranto. Pertanto, gli esperti di Arpa Puglia evidenziano che il “numero” di impianti non è un indicatore di pericolosità adeguato se non venisse valutato in relazione alla complessità del processo, alle dimensioni degli impianti ed alle sostanze trattate. O
Ma è nel paragrafo intitolato “Pianificazione dell’Emergenza Esterna” che si evincono importanti criticità. Ecco cosa viene detto: «Nell’ambito delle attività previste dal D.Lgs. 238/05 l’ARPA Puglia partecipa alle riunioni dei Comitati Prefettizi provinciali per la redazione e l’aggiornamento dei Piani di Emergenza Esterni (PEE) degli Stabilimenti soggetti all’art. 8. Attualmente, dalla documentazione pervenuta, è possibile affermare che detta attività risulta, per i territori di Taranto e Foggia, in ritardo rispetto a quanto previsto dal D.Lgs. 238/05».
Diversa la situazione delle altre realtà territoriali, come si legge in seguito: «La Prefettura di Bari ha ultimato le procedure per la redazione ed adozione dei PEE, la Prefettura di Brindisi ha attivato le procedure di aggiornamento del PEE, tenuto conto di quanto introdotto dal D.Lgs. 238/05 e del D.P.R. del 22.02.2005 “Linee guida per la predisposizione dei Piani di EmergenzaEsterna di cui all’art. 20, c. 4 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i.”. La Prefettura di Lecce si è dotata di PEE per i depositi di GPL insistenti sui territori comunali di Lecce e Campi Salentina. Tali strumenti operativi già contemplano le procedure operative indicate dal succitato D.P.R.. del 22.02.2005».
Anche queste sono informazioni su cui i tarantini dovrebbero meditare.
Alessandra Congedo
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