TARANTO – Il dottor Patrizio Mazza, consigliere regionale dell’Idv, esprime in un comunicato stampa le sue impressioni sul Rapporto Ambiente Sicurezza 2011 dell’Ilva presentato ieri mattina. Riportiamo di seguito il testo integrale.
“Avendo assistito in Ilva Fire di Taranto alla presentazione del Rapporto Ambiente Sicurezza 2011 faccio le seguenti considerazioni, soprattutto in virtù del fatto che non era possibile esternarle la stesso. Assistendo alla lunga passerella di personalità accreditate a relazionare ho seguito con vivo interesse l’intervento iniziale del rag. Fabio Riva che ha decantato il raggiungimento di risultati ‘di provata eccellenza’ dell’industria, specie in sicurezza sul lavoro e sostenibilità, dichiarando inoltre che la prossima vittoria Ilva sarà rappresentata dall’ottenimento della certificazione Emas, che comproverebbe il considerevole impegno aziendale a mantenere alto il livello della tutela ambientale, e ha terminato dicendo che mai e poi mai cederanno di un centimetro nel diminuire la produzione in virtù di regole economiche e di mercato dettate dal socio azionario, fermo restando che non perduri la rincorsa al sensazionalismo mediatico effettuato da interventi polemici sullo stato di salute della popolazione e degli operai, mentre ha considerato positivamente il confronto “duro e serio” con le istituzioni locali.
Ed infatti le istituzioni locali rappresentate dall’arcivescovo Mons. B.L. Papa, da Gianni Cataldino, in rappresentanza del sindaco di Taranto, da Gianni Florido presidente della provincia, gli hanno fatto da eco nel riconoscere i benefici della presenza industriale sul territorio ionico così anche Pentassuglia nel suo perseverante equilibrismo politico, ed ugualmente remissivi alle ragioni del dio ‘profitto e competitività’ sono stati gli interni all’ILVA come l’ing. Buffo, relatore del Rapporto Ambiente e Sicurezza 2011, la rappresentante delle OO.SS. sig.ra DE Virgiliis e l’ing. Capogrosso. Criticità sono state insinuate dall’assessore all’Ambiente Nicastro, mentre Assennato, Direttore Arpa Puglia, ha avuto un piglio di dissintonia tecnica riportando, durante la sua dissertazione, relativa ad una statistica mondiale delle industrie di settore, valori per i quali l’Ilva figura al 52° posto per il canone economico in termini ambientali e di salute dei cittadini etc.
Io commento dicendo che ho sempre ritenuto che l’Ilva ha una funzione sociale di esclusivo sostentamento economico per la popolazione e ciò è dimostrato proprio delle tabelle recepite dall’EEA cui si è riferito Assennato, ma anche stando ai dati in pil e ricchezza forniti nel corso del tempo dal prof. Pirro, componente del CSI Ilva, nei suoi svariati editoriali. Mi rammarico però del fatto che ‘nessuno’ dei presenti ha riferito che sono emersi nel corso del tempo dati probanti l’esistenza di un danno reiterato provocato nei terreni, nel mare ed in tutti i luoghi ove l’industria produce e nessuno ad oggi è disposto a sostenere che considerato il nesso di causalità tra attore e danno provocato bisogna immediatamente valutare l’ammontare di un ristoro, di un risarcimento, da riversare sui danneggiati, sulla comunità ed il territorio compromesso. Nessuno ha detto che se ipotizzassimo alternative economico-lavorative per coloro che sono all’interno dell’apparato industriale ci possa essere uno sviluppo economico maggiore di quello che l’Ilva determina.
Pur riconoscendo che l’Ilva è nata in tempi in cui si considerava il miraggio industriale come il non plus ultra per progredire, non si può rinnegare che il territorio dove è nata poteva avere ben altre prospettive e verosimilmente di grande e migliore impatto economico. L’area in cui sorge si sarebbe prestata a miriadi di attività e oggi dobbiamo fare i conti anche con i danni prodotti e la mancata possibilità di far decollare alternative economiche. La sussistenza sociale che la grande industria mantiene è sufficiente a controbilanciare il danno economico che la stessa può provocare in termini di inquinamento e danno alla salute dei cittadini? Secondo il rapporto del prof. Assennato relativo alle tabelle dell’agenzia europea dell’ambiente che prendono in considerazione alcuni indicatori di economia sanitaria relativi all’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute, nell’esame di 622 impianti europei tra i quali l’Ilva, non mi sembra di ravvisare ciò”.
Be the first to comment on "Rapporto Ambiente Sicurezza Ilva, le impressioni del dottor Mazza"