Mar Piccolo e fonti inquinanti, Arsenale Militare e non solo. I dettagli di una relazione “scottante”

TARANTO – Arsenale Militare e non solo. Nelle 24 pagine della relazione tecnica messa a punto dal Servizio Ciclo dei Rifiuti e Bonifica dell’assessorato regionale all’Ambiente emergono anche altre possibili responsabilità rispetto alla contaminazione da policlorobifenili nel Mar Piccolo. Si parla, infatti, anche dell’area industriale occupata dall’azienda San Marco Metalmeccanica, operante nell’indotto Ilva.

Ma andiamo con ordine perchè la relazione ci offre una serie di informazioni estremamente interessanti, specchio di una situazione gravissima. Come si legge nel documento, “allo stato attuale delle conoscenze, la presenza di PCB è stata accertata nelle aree di seguito elencate che possono fungere da fonti primarie e secondarie di contaminazione”:

1. Possibile fonte primaria: Area degli insediamenti produttivi nel Comune di Statte, nei pressi del km 5 della S.P. n. 48 Taranto-Statte. In questi luoghi, in un’area occupata dall’azienda San Marco Metalmeccanica, è stata accertata la presenza di una cava colmata, tra l’altro, da materiale contenente PCB; la diffusione della contaminazione verso il Mar Piccolo non è stata accertata, ma l’ipotesi di un rischio non nullo appare verosimile in considerazione del fatto che il moto delle acque della falda carsica profonda avviene verso il Mar Piccolo.

2. Fonte primaria: Aree a terra gestite dalla Marina Militare (Arsenale), in cui la presenza di PCB è stata accertata nei terreni e nella falda superficiale; la contaminazione è veicolata dalla falda superficiale, che in quei luoghi ha come recapito le sponde del Mar Piccolo a nord di via del Pizzone.

3. Fonte secondaria: Sedimenti del Mar Piccolo, dove sono state individuate due distinte zone interessate dalla presenza di PCB; una si trova in corrispondenza dell’arsenale militare, nell’area di caratterizzazione denominata “area 170 ha”, l’altra posta a nord del primo seno, a circa 200 m ad ovest della penisola di Punta Penna; in entrambi i casi la diffusione dell’inquinante avviene verosimilmente attraverso la ripetuta sospensione di sedimenti contaminati presenti sul fondo.

La relazione entra poi nei dettagli sviscerando le informazioni sui vari siti a cominciare da quello riguardante la San Marco Metalmeccanica Srl, che si trova all’interno del Sito di Interesse Nazionale ed è localizzata nel Comune di Statte.

L’attività del sito è dedicata a lavori di preparazione, saldatura ed assemblaggio di profilati in carpenteria metallica, oltre che a lavori di lattoneria e piccoli lavori di meccanica complementari ai lavori di carpenteria metallica. La San Marco Metalmeccanica si colloca in un’area morfologicamente pianeggiante e geologicamente caratterizzata dalla sovrapposizione, per trasgressione, di una serie sedimentaria clastica pleistocenica (Calcareniti di Gravina) sul substrato mesozoico carbonatico (Calcare di Altamura).

In zona è presente solo la falda profonda che ha sede nella successione del Calcare di Altamura. Gli elaborati del Piano regionale di Tutela delle Acque mostrano che lo scorrimento della falda carsica avviene prevalentemente lungo la direttrice NO-SE, cioè verso il Mar Piccolo.

Si legge tra le altre cose: “Numerosi sono i composti per i quali si è verificato il superamento dei valori limite (Tab. 2, All. 5 del DLgs 152/06); in particolare, spiccano superamenti elevatissimi dei valori limite previsti per alcuni metalli, IPA, idrocarburi pesanti, diossine e PCB in corrispondenza del piezometro S3.

Le analisi hanno evidenziato che il prodotto libero in corrispondenza di questo piezometro è caratterizzato da una elevata presenza di PCB. I superamenti riscontrati in corrispondenza del piezometro PS1 per i composti benzo(b)fluorantene e benzo(k)fluorantene si suppone possano derivare dalla percolazione del contaminante dal terreno/fango sovrastante. Data l’entità della contaminazione rilevata in falda, è evidente la necessità di attuare una messa in sicurezza di emergenza per rimuovere il prodotto libero”.

In esito alla conferenza dei servizi ministeriale del 13/12/2010, la Direzione Generale TRI (tutela delle risorse idriche), ha preso atto dei risultati della caratterizzazione trasmessa e prescrive:
1. stante la grave contaminazione del suolo e della falda, si chiede di avviare entro i minimi tempi tecnici necessari le necessarie attività di bonifica o di messa in sicurezza permanente dell’area in oggetto;
2. si richiede ad ARPA Puglia la validazione di almeno il 10% delle analisi chimiche di laboratorio condotte dall’Azienda (acque di falda, terreni e top-soil per la ricerca dei parametri Amianto, PCB e PCDD/PCDF).
Infine, stante gli ingiustificati ritardi e l’inerzia dell’Azienda nell’adozione dei necessari, urgenti, interventi di messa in sicurezza della falda e/o dei suoli, la Direzione Generale TRI ribadisce la richiesta all’Azienda di adottare, ad horas, i predetti interventi. In mancanza, si richiede al Comune l’emanazione di apposita ordinanza di diffida per l’adozione dei citati interventi a salvaguardia della salute umana e dell’ambiente.

Il 14/12/2010, in esito alla conferenza dei servizi istruttoria del 13/12/2010, la Direzione Generale TRI ha chiesto agli Organi di controllo (Polizia provinciale, ARPA Puglia ed ASL), ognuno per la propria competenza, di effettuare sopralluoghi per accertare lo stato delle aree, al fine di individuare le consequenziali azioni precauzionali e di prevenzione. Inoltre, ha chiesto al Comune di Taranto di emanare apposita ordinanza di diffida per l’adozione dei necessari ed urgenti interventi di messa in sicurezza ed all’ISPRA ed ISS di fornire il necessario supporto tecnicoscientifico.
La conferenza dei servizi ministeriale del 24/02/11:
ribadisce all’Azienda la richiesta di adottare, ad horas, i necessari, urgenti, interventi di messa in sicurezza della falda e/o dei suoli. In mancanza, chiede al Comune di Taranto l’emanazione di apposita ordinanza di diffida per l’adozione dei citati interventi a salvaguardia della salute umana e dell’ambiente;
– richiede agli organi di controllo (Polizia Provinciale, ARPA e ASL), ognuno per Ia parte di competenza, di provvedere ad idonei sopralluoghi, a cadenza ravvicinata, al fine di rendere edotti i soggetti interessati sullo stato attuale del sito, in relazione alle contaminazioni dei suoli e delle acque di falda;
– prende atto che Ia Direzione Generale TRI (tutela delle risorse idriche), in esito alla conferenza dei servizi istruttoria del 13/12/2010, ha chiesto agli organi di controllo (Polizia provinciale, ARPA Puglia ed ASL), ognuno per la propria competenza, di effettuare sopralluoghi per accertare lo stato delle aree, al fine di individuare le consequenziali azioni precauzionali e di prevenzione. Inoltre, ha chiesto al Comune di Taranto di emanare apposita Ordinanza di diffida per l’adozione dei necessari ed urgenti interventi di messa in sicurezza ed all’ISPRA ed ISS di fornire il necessario supporto tecnico-scientifico.

C’è poi il capitolo riservato all’Arsenale Militare, anche questo estremamente interessante. La caratterizzazione del sito ha evidenziato nei terreni una contaminazione da metalli pesanti (antimonio, arsenico, mercurio, piombo, rame, selenio, vanadio e zinco), da policlorobifenili (figura 2.4) e da idrocarburi leggeri e pesanti. Sul punto di indagine Pz 6, è stato riscontrato un hot spot di contaminazione superficiale da idrocarburi pesanti.
Le analisi delle acque dei piezometri hanno evidenziato una contaminazione da composti alifatici clorurati cancerogeni (1,1-dicloroetilene, triclorometano, tricloroetilene, tetracloroetilene), PCB, sostanze inorganiche (boro, fluoruri, solfati) e metalli pesanti (nichel, arsenico e manganese).

Esiti delle conferenze dei servizi e tavoli tecnici.
Nel verbale della conferenza dei servizi regionale del febbraio 2010 è stata messa in evidenza, tra l’altro, la necessità di procedere con una integrazione alla caratterizzazione ambientale già effettuata, a causa delle concentrazioni elevate del parametro PCB in un punto non distante dal limite dell’area investigata, per il quale non erano state messe in luce correlazioni tra potenziali fonti di contaminazione e superamento dei limiti tabellari. Per tale motivo si richiedeva di estendere l’indagine ambientale a sud, fino alla scarpata, ad est fino al piazzale rottami e a nord, fino alla banchina.

Il 14 ottobre 2010 si è svolta la conferenza dei servizi regionale per l’esame dei documenti “Piano di integrazione alla caratterizzazione ambientale” e “Progetto preliminare di messa in sicurezza di emergenza delle acque di falda” del sito in esame. Per quanto riguarda le attività di caratterizzazione integrativa previste nel Piano in esame, ARPA Puglia riteneva necessario procedere immediatamente alla rimozione dei rifiuti nelle aree descritte nel documento di caratterizzazione.

Nel verbale relativo alla conferenza dei servizi è specificato che, secondo ARPA e Regione, il progetto di MISE necessitava di una rielaborazione, tenendo conto del fatto che:
– era necessario effettuare una stima delle portate da emungere, ipotizzando l’accoppiamento di una barriera idraulica con una barriera fisica a monte idrogeologico delle aree contaminate;
– era necessario presentare un progetto di un impianto trattamento acque di falda da installare sul sito, a servizio dell’intervento di emungimento previsto nella MISE.

Il tavolo tecnico del 04 ottobre 2011, a cui hanno partecipato anche i rappresentanti di ARPA e Comune di Taranto, si è tenuto presso il Servizio Ciclo dei rifiuti e Bonifica della Regione Puglia; gli esiti possono essere così riassunti:
– sono in corso le procedure di affidamento delle attività previste dal piano di caratterizzazione integrativa e la stipula della convenzione con ARPA per le attività connesse alla validazione delle analisi; i lavori potranno essere completati entro il mese di giugno 2012;
– per quanto riguarda la rimozione dei rifiuti presenti nell’area da investigare, l’Ente è in procinto di avviare le procedure per l’affidamento dei lavori e prevede di partire con la rimozione entro circa 60 giorni;
– per la messa in sicurezza di emergenza della falda, sono in corso i rilievi idrogeologici che costituiranno la base di partenza per la progettazione del sistema di emungimento/trattamento accoppiato ad una barriera fisica posta a monte idrogeologico; il progetto preliminare di messa in sicurezza di emergenza della falda potrà essere pronto entro la prima metà di novembre.

Nella relazione si parla anche della Zona Gittata, situata nel comune di Taranto e ricadente nella porzione est del Comprensorio Arsenalizio della Marina Militare. Ecco cosa si dice in proposito: “L’investigazione preliminare ha evidenziato il superamento, nel suolo, delle concentrazioni soglia di contaminazione per siti commerciali e industriali per i parametri piombo, rame, zinco, arsenico e PCB. Le quote del terreno risultate contaminate, sono a profondità maggiori di 10 cm, per cui si esclude la non tenuta dell’impermeabilizzazione della vasca”.

Per quanto concerne il Bacino del Mar Piccolo, si legge che la contaminazione di PCB è più evidente lungo la fascia immediatamente a nord dell’Arsenale militare e in un’area, meno estesa, a nord del primo seno, a circa 200 m ad ovest della penisola di Punta Penna.

C’è poi l’Area 170 ha, che occupa la fascia a sud del primo seno di Mar Piccolo, tra il Ponte Punta Penna ed il canale navigabile, prospiciente all’Arsenale della Marina Militare, estesa verso il largo per circa 900 metri. Anche qui i dati hanno evidenziato uno stato di contaminazione diffusa da PCB, con superamento del valore di intervento (190 μg/kg) per tutta l’area indagata e per tutto lo spessore analizzato. L’intervallo di concentrazione determinato va da 0,3 a 203,0 mg/kg, con un valore mediano pari a 2,1 mg/kg. Circa il 12% dei valori supera anche il 90% del limite riportato nella colonna B della tabella 1 dell’allegato 1 del D.M. 471/99.

Per quanto riguarda i metalli e gli elementi in tracce, in tutta l’area è stata rilevata una contaminazione diffusa da piombo. Estesa è anche la contaminazione di rame e zinco. In un numero relativamente ridotto di stazioni sono state rilevate concentrazioni elevate di mercurio, arsenico e cadmio. Solo alcuni sono i superamenti dovuti agli idrocarburi policiclici aromatici. Per quanto riguarda i pesticidi organoclorurati, tutti i congeneri sono risultati inferiori al limite di rilevabilità per la totalità dei campioni. Infine, riguardo ai parametri microbiologici, sono state determinate concentrazioni elevate di Salmonella in due sole stazioni.

I risultati della caratterizzazione relativi al mar Piccolo (esclusa l’area denominata “170 ha”) evidenziano uno stato di qualità ambientale caratterizzato principalmente dalla presenza di inquinanti inorganici che interessa tutta l’area del I Seno e buona parte dell’area del II Seno. La contaminazione dovuta a metalli ed elementi in tracce quali mercurio, zinco, rame e piombo, è stata riscontrata nei sedimenti superficiali in maniera diffusa; limitatamente al mercurio, la contaminazione si estende sino ad interessare tutto lo spessore indagato (2 m). La presenza di composti organici, molto meno evidente, sia in termini di estensione delle aree interessate che in termini di concentrazioni, ed è correlata alla presenza di idrocarburi totali, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), composti organostannici e di policlorobifenili (PCB).

Quella riportata finora è soltanto una sintesi della relazione, più che sufficiente per offrire al lettore spunti di riflessione su eventuali omissioni, lentezze ed incertezze nell’azione di istituzioni e organi competenti. Vi invitiamo, infine, a leggere quanto pubblicato giovedì scorso: http://www.inchiostroverde.it/news/emergenza-cozze-e-il-passo-lento-delle-istituzioni-nicastro-propone-di-istituire-un-tavolo-di-concertazione.html.

Alessandra Congedo

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